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Ari ari, ciuco mio, caca denari

di Francesco De Luca (Franco)

Il ciuco caca denari [1]

 

Questa frase è inserita in una favola popolare che racconta di un tale Antonio, buontempone, che per la sua bontà viene premiato da una accorta maga con un somaro. Il quale, alle parole: “ari ari, ciuco mio…”, scarica dall’ano monete d’oro in quantità.
Qualcuno forse la ricorda nella raccolta di Calvino, ‘Favole Italiane’.
Io l’ho presa come schema interpretativo di fatti ponzesi. Ve lo propongo.

Antonio, buono ma un po’ tonto, siamo noi ponzesi. Che abbiamo avuto in dono dalla sorte (Fata buona ) un’isola ricca di bellezze.
Nei decenni passati bastava sistemare l’apparato esterno (equivalente alla tiritera: ari ari…) e l’isola donava per incanto la ricchezza economica ai suoi abitanti.
La società ponzese era rinomata nel Lazio per la sua prosperità.

Come… ‘era’..? Perché adesso non lo è più ?

Come nella favola la tiritera smette di funzionare ed Antonio cade in disgrazia, anche nella realtà odierna la sistemazione approssimata e frettolosa dell’isola non dà frutti sperati in termini di flussi turistici.
Per cui occorre ripensare   insieme il modello di sviluppo economico-sociale dell’isola.
Già la scorsa estate ha dato segnali, ma più evidenti saranno quelli che verranno da questa estate.

Vorrei spronare un comportamento più vigile e più solidale.
Se anche nella favola Antonio dovette rivedere i suoi atti ed essere più guardingo, tanto più dobbiamo esserlo noi. Che non disponiamo di un ciuchino tanto benefico.