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Ricordi di scuola

di Lino Catello Pagano

Alunni scuola avviamento di Ponza anno scolastico 1962-63 [1]

(Alunni scuola avviamento anno scolastico 1962-1963)

La scuola media… che vera scuola di vita è stata!

Sì, era il periodo dell’arrangiarsi. Eravamo negli anni ’60/65; avevo tredici anni e, come tanti, “voglia di studiare saltami addosso”.
Diventando grandi, poi, tutto è cambiato.

Scuola Carlo Pisacane, discesa Musella, piazzale della chiesa: questi erano i luoghi dove ci si assemblava prima di entrare in classe.
Amavo la musica; ce la insegnava il maestro Ansalone. Che Dio lo benedica dove si trova per la sua pazienza.

Discesa_Musella [2]

(strada che dall’Emporio Musella portava all’ingresso della scuola di avviamento)

Per l’ora di musica avevamo preso l’abitudine di approntare ognuno di noi uno strumento musicale artigianale da tenere nascosto; lo avremmo, poi, usato durante l’interrogazione che consisteva nei solfeggi.

Io ero bravo; ricordo che avrei voluto far parte della banda musicale e il Professore Ansalone mi aiutava a migliorare, ma la mia esuberanza lo metteva spesso a disagio.
La classe era mista e la nostra aula dava all’interno dove era situato il campo di palla a volo.
Vi racconto ora questo curioso episodio.

Una mattina venne interrogata un’alunna, non ricordo bene se Rosanna Migliaccio oppure Assunta Scotti. Io avevo portato i miei strumenti artigianali e li avevo sistemati sotto il banco dove abitualmente si posiziona la cartella.

Questi strumenti erano rappresentati da due lamette da barba, “fregate” a mio padre, e sistemate in modo che dessero un suono pulito e differente l’una dall’altra.
Ero seduto al quarto banco e di fianco a me, nel lato femminile, Teresa Parisi.
Quando il professore Ansalone cominciò le interrogazioni, mentre l’allievo di turno dimostrava la sua bravura nel solfeggio, Teresa Parisi con degli elastici tesi a mo’ di corde di chitarra diede il via ed io mi accodai con il suono delle lamette a quello degli elastici provocando una risata generale.
Solo allora il Professore si alzò in piedi, spense la sua sigaretta nazionale esportazione, e urlò: “Chi è stato?”.
Scese un silenzio di tomba, ma aveva  subito capito chi fosse stato.

Ad alta voce e scandendo bene le parole disse che questa volta avrebbe messo in castigo fuori nel corridoio i responsabili.
Il verdetto fu immediato: “Parisi e Pagano fuori in corridoio in ginocchio”.

Passata la settimana, ritornò l’ora di lezione di musica senza che avessimo  pensato  a qualcosa da fare. Ci era bastata la “lezione”.
Il professore entrò in classe, controllò il registro e, senza pensarci su due volte, disse: “Pagano e Parisi fuori nel corridoio
Sembravamo due guardie svizzere sull’attenti davanti la porta,  ma la compostezza durò poco.
Cominciammo a giocare a nascondino tra le colonne dell’istituto facendolo con discrezione e quasi in silenzio, ma presto la galanteria venne meno.
In quella occasione ci mettemmo a giocare a rincorrerci.
Quella volta toccava a me cercare di acchiappare la Parisi che era, però, molto veloce.
Quella mattina era una giornata piovosa, c’erano ombrelli a volontà e di tutti i tipi.
Non riuscendo ad afferrare la mia amica agii di astuzia; mi accorsi che da un portaombrelli ne usciva uno più lungo degli altri, lo agguantai al volo e nello sfilarlo feci cadere tutti gli altri ombrelli.
Presi dalla punta quello che avevo scelto e, non curante del caos creato dalla caduta degli ombrelli, continuammo a correre per il corridoio fin quando non venne il momento di usarlo tenendolo sempre per la punta.
Agganciai per la caviglia Parisi che fece, così, un volo ad angelo.
Immediatamente mollai la presa e corsi a prendere posto davanti alla porta dell’aula; lo stesso fece Teresa Parisi che aveva, intanto, nascosto l’ombrello in una pianta situata vicino alle colonne.
Nessuno si accorse di niente; suonò la campanella dell’ora e il professore Ansalone uscì dicendoci che quella punizione serviva per esempio agli altri.

Ma, nonostante le birichinate da vero pestifero,   per quanto riguarda il voto in musica avevo sempre sette.

Un’altra volta eravamo alle prove per la Piccola Fiammiferaia.
Io dovevo fare la parte di un contadino con nessuna battuta da dire; dovevo stare in scena e basta.
L’antivigilia della rappresentazione mi presi a pugni con un compagno di cui non ricordo il nome. So soltanto che ne uscii con un gran bell’occhio nero, e con un occhio “decisamente” nero ovviamente non potei partecipare alla rappresentazione.

Ricordo ancora che avevo una cartella per i libri fatta di compensato lucidato; era pesante ed era anche “un’ arma”. Con questa cartella una volta mi presi a “cartellate” con il mio amico Tonino Vitiello che oggi vive in Florida con la conseguenza che gli ruppi la testa.
Quel pomeriggio, a casa dei miei nonni, arrivarono i carabinieri e Tonino con suo padre.
Quando mia nonna vide i carabinieri, mi prese per il “cravattino” e mi chiese cosa avessi combinato per far muovere “l’autorità giudiziaria”.
Prendemmo una ramanzina entrambi. Per spaventarci ci dissero che se avessimo combinato altri guai ci avrebbero mandato al riformatorio.
Da quel momento non ho più usato la cartella, acquistai l’elastico con il gancio.

Quanti bei ricordi d’indisciplinatezza!
Ce lo potevamo permettere perchè  non avevamo altro per divertirci.
Grazie Ponza per le belle e le brutte cose che mi hai donato.

 alunni scuola avviamento di Ponza [3]


Nota della Redazione:

preannunciano che Anna Maria Usai e Franco Zecca, entrambi anche nostri collaboratori, ricorrendo alla  loro inossidabile memoria, hanno individuato molti alunni  della foto  dell’anno scolastico 1962-63. Li proporremo prossimamente.
Intanto invitiamo chi  in quegli anni frequentava l’avviamento  a riconoscersi o a riconoscere, per quanto possibile,  i propri compagni.