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Questa pesca non è “sportiva”!

di Sandro Russo

Un mondo in bilico [1]

 

Non è mia intenzione impegnare la Redazione in una disputa forse di scarso interesse per questo sito, ma intendo comunque esprimere la mia posizione sul tema: quella della pesca o della caccia “sportive”, che di sportivo non hanno un bel niente.

Il comunicato della Manifestazione Swordfish Week che si tiene a Ponza e a Ventotene in questi giorni, è stato pubblicato integralmente sul sito (leggi qui [2]), a conferma della pluralità dell’informazione, ma questo non ci deve impedire di esprimere una diversa opinione.

Indipendentemente dalle ragioni contingenti di ‘fare cassa’ e del richiamo turistico, penso che abbiamo l’obbligo – specie nei riguardi delle generazioni più giovani, dei bambini che ci guardano – di non accreditare come positivi e “sportivi”  dei comportamenti che tengono in nessun conto le sofferenze e la morte inflitte ad altre specie animali, a maggior ragione quando ciò viene fatto per divertimento o ‘per passare il tempo’.

Diverse organizzazioni animaliste – ma potremmo dire ‘umaniste’ – testimoniano con la loro esistenza, e in diverse occasioni hanno sottolineato, la ‘cecità’ della nostra ‘civiltà & cultura’ nei confronti degli animali…

“(…) Non è più tollerabile la pesca sportiva come divertimento o passatempo per gente superficiale e crudele; tanto meno  la pesca di chi si arma con fiocina e bombole d’ossigeno a caccia di esseri senza possibilità di scampo, se non nella fuga: è come se un soldato andasse a caccia di bambini armato di bazuka.  Non è ammissibile che bambini e ragazzi vengono iniziati alla violenza e all’insensibilità verso il dolore di un essere senziente: la pesca sportiva più di ogni altra manifestazione di violenza abitua l’essere umano all’idea della supremazia del più forte sul più debole, a considerare sacrificabile la vita degli altri viventi per il piacere dell’uomo: questo induce inevitabilmente al disprezzo della vita e all’indifferenza verso la condizione dei propri simili. (…)”

Da un editoriale dell’Associazione Vegetariana Animalista:
leggi qui il testo completo in formato .pdf Contro la pesca sportiva. Il più vile e crudele passatempo [3]

 

Il logo del PETA [4]

Il logo del PETA – People for Ethical Treatment of Animals

Lo so, veniamo da una cultura marinara; l’isola è vissuta di pesca e per la pesca, ma erano altri tempi..!
Come ci ha ricordato Ortensia nel suoi anni tardi, a proposito dei 600 uccelli da lei spennati, puliti e cotti  in un sol giorno, c’era una giustificazione di sopravvivenza per ‘apparare le reti’ agli uccelli di passo.

La stessa Ortensia negli ultimi anni ospitava nel suo albergo i gruppi di bird watching e i volontari della Stazione Ornitologica ponzese e conveniva che quei giorni grami, per fortuna, appartevano al passato.
Noi stessi abbiamo numerosi amici cacciatori, segnati senza possibilità di scampo dal ricordo di un padre o uno zio che li portava con sé da bambini… Vogliamo continuare a dare questi imprinting?

ENPA.Lupo [5]

Il logo dell’Ente Nazionale Protezione Animali

Dagli uccelli ai pesci: tutti siamo stati pescatori; dalla ‘cannella’ ai totani; dal fucile alle bombole. Poi le leggi, la sensibilità dei tempi, la maturazione individuale ci hanno cambiati.

Ma ancora leggiamo di queste kermesse organizzate intorno all’uccisione dei pescispada, o di campionati di pesca subacquea (che pure hanno avuto un passato eroico, qui a Ponza), e ci sembra di essere in un altro tempo, o su un altro pianeta.

Ente Nazionale Protezione Animali [6]

Un manifesto dell’Ente Nazionale Protezione Animali

Possibile che sia soppresso quel “riflesso di accudimento” (leggi qui [7]) che la natura ha predisposto per la protezione dei più deboli e degli indifesi?
O meglio: perché si manifesta negli individui in un certo momento del loro ciclo biologico – quando si diventa genitori, per esempio, o quando si diventa nonni – e non riesce a instaurarsi nell’essere umano come specie?

La-stagione-dei-piccoli-ricci.1 [8]

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Su questo sito l’argomento è stato più volte posto e la risposta è stata, tutto sommato, ‘flebile’.
Lo riproponiamo, insieme ad un’antologia di  tutti gli articoli precedenti sul tema:

02. Cernia [9]

Il rispetto per la natura nella cultura occidentale (leggi qui [10])

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Hyppocampus-hyppocampus [11]

Il piccolo popolo. La negazione dell’umanità nel mercato di Canton (leggi qui [12])

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1. Coniglio [13]

Il saggio “Eating animals” e Jonathan Safran Foer (leggi qui [14])

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2. Ponza.-Maiale-copia [15]

L’alimentazione tra religione, cultura e memoria (leggi qui [16])

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3. I-diritti-degli-animali [17]

Sulle varie opzioni ‘vegetariane’ e relative nomenclature (leggi qui [18])

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4. Fenicotteri-rosa.-Flamingos [19]

Il rispetto per gli animali. Riferimenti letterari (leggi qui [20])

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