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Istantanee su “l’Appriezz”. (1). Una tradizione ponzese

di Rita Bosso

 

A illustrazione e approfondimento della ricca raccolta di elementi di corredo isolano – messi in mostra nella Chiesa di S. Giuseppe a Santa Maria per l’evento del 9 giugno – presenteremo una serie di brevi articoli (foto e commenti), nell’idea di tener viva l’attenzione e – perché no? – produrre a breve un aggiornamento e un nuovo evento sul tema.
La Redazione

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Nelle foto, i capi esposti nella mostra allestita il 9 giugno nella chiesa a Santa Maria; risalgono in gran parte alla seconda metà dell’Ottocento e sono completamente made in Ponza, essendo stato realizzato in loco l’intero processo produttivo: coltivazione della pianta a Le Forna, macerazione, filatura, tessitura, taglio, cucito & ricamo.
La tela ha la delicatezza della carta vetrata e necessita di parecchi lavaggi per ammansirsi un po’, ma risulta che sia stata il bendaggio ideale per i marinai affetti da scabbia, che prima si ungevano con olio allo zolfo e poi si facevano avvolgere nelle lenzuola, a mo’ di mummie.
I telai in uso a Ponza  consentivano la tessitura di teli di piccole dimensioni; per realizzare un lenzuolo si dovevano ajuntare tre fierzi mediante una cucitura con cera (Rosanna Conte scriverà in merito – leggi qui [7]). L’operazione era svolta con tale abilità che la giunzione è praticamente invisibile: provate ad individuarla, racchiusa tra le due file di punti lenti in verde, se ne siete capaci!

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