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Considerazioni sul Rendiconto 2012

Ferraiuolo. Campagna 2012 [1]

di Francesco Ferraiuolo

 

L’articolo di Vigorelli “Un anno dopo. Il bilancio del Comune è più sano. Cambiate l’IMU e le altre tariffe”, pubblicato su Ponza racconta il 6 maggio scorso (leggi qui [2]), merita qualche approfondimento.

Però, prima di addentrarmi nelle mie considerazioni, devo fare una precisazione per correggere un errore in cui è incorso l’autore.

Nella premessa del citato articolo si legge, tra l’altro, che “La lista Ferraiuolo si è opposta. Quella di Balzano si è astenuta sulle dichiarazioni programmatiche del Sindaco”.

Al riguardo, voglio semplicemente ricordare che, nella seduta di insediamento del Consiglio Comunale del 15 maggio 2012, il mio voto sulle dichiarazioni programmatiche del Sindaco fu di astensione, così testualmente motivato: (…)Ho ascoltato con attenzione l’esposizione delle sue linee programmatiche di governo e mi compiaccio di alcuni suoi spunti interessanti. Alcuni punti del programma, seppure trattati sommariamente, li condividiamo. Però, ci sono delle sensibili differenze con il programma amministrativo da noi presentato. Ad esempio, le sue linee programmatiche non prevedono la costituzione dei comitati di quartiere, che per noi rappresentano un formidabile strumento di partecipazione popolare; non prevedono l’ampliamento del porto di Ponza, che per noi è fondamentale per creare sviluppo economico ed ulteriore occupazione; per le stesse ragioni, non prevedono nulla per la riqualificazione dell’area mineraria dismessa; non prevedono una politica per il turismo; non prevedono una politica per l’agricoltura con un programma di recupero delle coltivazioni tradizionali; non prevedono l’inserimento dei Sindaci in seno al Consiglio di Amministrazione della Laziomar; nulla per la difesa del mare; nulla sulla viabilità; nulla sulla sistemazione dei centri storici, nulla sulla realizzazione di corsi professionali o sulla costituzione di un percorso post diploma ad indirizzo turistico; nulla sul territorio destinato al lavoro; nulla sulla prevenzione sanitaria e sui servizi veterinari; vaghezza sul risanamento del bilancio, ecc. Alla luce di queste considerazioni il mio voto sarà di astensione, ma soltanto per garbo istituzionale, essendo questa la seduta di insediamento” (…).

Orbene, i programmi possono anche essere modificati o integrati nel corso del tempo e se questo avviene da parte del Sindaco, accogliendo alcuni punti sopra cennati, non posso che esserne lieto.

Veniamo ora al “bilancio”, oggetto dell’articolo; si tratta del rendiconto relativo all’anno 2012 ascrivibile per 4/12 alla gestione Commissariale e per 8/12 alla gestione dell’attuale Amministrazione (riferito al Bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2012 approvato dalla Commissaria Prefettizia con delibera n. 33 del 27/04/2012).

Con il tratto giornalistico che gli è proprio, il Sindaco afferma: “oggi il bilancio è più sano”.

Per la verità, anche dalle amministrazioni precedenti ho sempre sentito la stessa cosa e cioè che l’esercizio si era chiuso non con un deficit ma con un avanzo di amministrazione, il che scongiurava la procedura del dissesto finanziario.

Il buon risultato economico d’esercizio e l’avanzo di amministrazione erano, quindi, spie di buona amministrazione.

E, tuttavia, la gente rimaneva disorientata quando, contemporaneamente, si parlava del fatto che il Comune era oberato da debiti spaventosi (nel 2011 si parlava di debiti pregressi accertati pari a circa Euro 2.450.000.00, del debito con la De Vizia, società aggiudicataria del servizio della raccolta e smaltimento dei rifiuti nel Comune di Ponza, pari a circa Euro 2.200.000,00, del debito derivante dalla liquidazione della SE.GE.PO. presunto pari a circa Euro 2.200.000,00, del debito con la SNAP e con la Società Elettrica Ponzese pari a svariate centinaia di migliaia di Euro, ecc.).

Oggi si parla di un bilancio più sano senza che si spieghi come il risanamento dello stesso sia avvenuto; ricordo che il bilancio predisposto e approvato dalla Commissaria Prefettizia veniva definito dal Sindaco Vigorelli, fin dal suo insediamento, come “disastrato”, tanto da ipotizzare catastrofiche derive finanziarie: un anno dopo, quel bilancio risulta più sano senza che siano intervenuti, nelle more, atti amministrativi tali da trasformare ciò che, definito “disastrato”, si è trasformato miracolosamente in quasi virtuoso.

Per quanto a mia conoscenza, nessun atto al riguardo risulterebbe ancora essere stato adottato né risulterebbero effettuati pagamenti meritevoli di attenzione a fronte dei citati importi; nessuna decisione risulterebbe essere stata formalizzata nemmeno a livello giuntale per essere poi sottoposta al Consiglio competente in materia.

Si sa, infatti, che il servizio finanziario quantifica la massa delle richieste di pagamento (fatture, decreti ingiuntivi, sentenze, atti d’obbligo vari quali stati d’avanzamento o spese contrattualmente pattuite) ma poi sarà il Consiglio a deliberare quanta, quale, come e perché di quella massa dovrà essere riconosciuta come debito fuori bilancio sulla scorta di precise normative dettate dall’art. 191 del TUEL 267/2000.

Nel suo annuncio, il Sindaco Vigorelli dichiara che il bilancio è più sano con riferimento a due parametri rispettivamente relativi al risultato economico di esercizio pari a quasi Euro 250.000,00 ed all’avanzo di Amministrazione pari a circa Euro 380.000,00.

A me pare un’affermazione alquanto sbrigativa, dettata, comprensibilmente, più dal tentativo da parte di un Sindaco di dimostrare la bontà della propria azione amministrativa piuttosto che dalla reale situazione gestionale.

A questo punto giova citare un’affermazione del compianto Dr. Salvatore Arcidiacono.

Egli, in vita Capo del Settore Ragioneria presso l’Amministrazione provinciale di Catania e membro dell’Osservatorio per la Finanza Locale presso il Ministero dell’Interno nonché autore di numerose pubblicazioni e altrettanto numerose recensioni sul “Il sole 24 ore”, “Italia oggi”, “Nuova Rassegna” ed altre numerosissime riviste in materia di Finanza Locale, all’atto della presentazione di un suo testo esplicativo del Decreto Legislativo 77/1995 recante disposizione sul Regolamento di Contabilità degli Enti Locali, così si esprimeva: “In Italia non esiste nulla di più obbrobrioso della contabilità imposta oggi agli Enti Locali.

Unico sistema valido, secondo la mia modesta opinione di operatore nel settore, sarebbe stato quello scaturente dalla contabilità finanziaria fin oggi in vigore, certo opportunamente aggiustato dato il decorso del tempo da quanto lo stesso è stato adottato risalente ormai alla fine del 1800.

Il voler rilevare in forma economica e patrimoniale la gestione di un Ente Locale serve solo a far apparire quest’ultimo come un’azienda privata il cui unico interesse è realizzare un utile a fine esercizio.

Difficile, se non impossibile, appare anche la dimostrazione della tesi che una corretta e buona gestione è quella che risponde alla regola delle tre “E”: economicità, efficienza ed efficacia.

 La forsennata ricerca di economicità potrebbe,  forse, produrre un’azione amministrativa valida sotto il profilo formale ma quasi sempre non efficace e quasi sempre non efficiente perché l’efficacia consiste nel risolvere definitivamente il problema e l’efficienza consiste nell’organizzare in modo adeguato uomini e mezzi, formando così una struttura che potrebbe, a volte, rimanere inutilizzata ma comunque produttrice di costi.

Così non sempre un’azione efficiente non potrebbe essere efficace, specie in condizioni contingibili ed urgenti dove l’intervento richiede immediatezza mentre l’attivazione di una struttura efficientemente organizzata comporta una serie di passaggi burocratici-amministrativi che ne potrebbero pregiudicare l’urgente attivazione.

Azioni così normate possono sì essere attivate da un privato il cui fine ultimo è quello di realizzare un  utile per la propria impresa ma non certo da un Ente Locale che attraverso l’impiego, certo oculato, delle risorse disponibili deve offrire servizi alla collettività che valuterà la buona o cattiva gestione dell’Amministrazione esclusivamente attraverso la soddisfazione, indipendentemente dal fatto se a fine esercizio si sia raggiunto un  utile economico o un incremento dello stato patrimoniale attivo”.

Quanta saggezza e quanto insegnamento traspaiono da tali affermazioni.

Si comprende, quindi, facilmente, che il risultato economico di esercizio e lo stesso avanzo di amministrazione anche se positivi (anche di gran lunga più positivi di quelli così enfatizzati dal Sindaco) non rappresentano necessariamente lo stato di salute dell’attività gestionale svolta dall’Amministrazione in termini di servizi e  di soddisfacimento dei bisogni dei cittadini.

L’avanzo è la componente di fattori finanziari del tutto variabili la cui certezza è riscontrabile solo nel fondo di cassa iniziale e finale, per cui il secondo altro non è che la somma algebrica delle operazioni di riscossione e pagamento effettuate nell’esercizio che vanno così a movimentare il fondo di cassa iniziale; nell’avanzo altresì, confluiscono poste più che rilevanti quali i residui attivi e passivi che, una volta definitivamente accertati in più o in meno, potrebbero anche notevolmente modificare il risultato finale.

Per questo, correttezza amministrativa vorrebbe che prima della presentazione del rendiconto venisse attuata una ricognizione dei residui attivi e passivi mediante un provvedimento da allegare agli atti del rendiconto; ciò, ad esempio, è avvenuto all’atto dell’approvazione del rendiconto per l’esercizio 2011 laddove la Commissaria, che ha gestito l’Ente per soli circa 7 mesi, ha prodotto tale documentazione.

L’Amministrazione Vigorelli tale adempimento non lo ha effettuato (va sottolineato che, per 10 mesi, Il Sindaco ha mantenuto in capo a sé la responsabilità del servizio finanziario e non si comprende perché la stessa non sia stata affidata all’Assessore al Bilancio, che pur ha fama di affermato professionista e che nel passato ha rivestito l’incarico di Revisore dei conti del Comune di Ponza; è certamente un caso atipico e, probabilmente, unico in Italia e, forse, questo la dice lunga sull’assenza del citato Assessore alla riunione dell’ultimo Consiglio Comunale in cui è stato approvato il rendiconto dell’anno 2012).

Eppure, tenuto conto che la ricognizione dei residui si può fare solo dopo spirato l’anno di riferimento (nel caso specifico, quindi, solo a partire dal 1° gennaio 2013), egli poteva avvalersi tranquillamente dei due ragionieri comunali, che già precedentemente a quella data erano tornati (e sono) in servizio.

Perché la ricognizione dei residui è importante?

Faccio un esempio: se si raffrontano i quadri riassuntivi della gestione finanziaria per gli anni 2011 e 2012 si rileva che la voce relativa ai residui attivi riportati nel 2012 è superiore di oltre 2.500.000,00 Euro (che non sono bruscolini) alla medesima riportata nel quadro del 2011;

Nel rendiconto 2012 sono previsti, tra gli altri, i seguenti residui attivi:

Al cap. 2.00 – IMU computata al 50% del gettito prodotto dalla seconda casa – EURO 1.068.320,69

Al cap. 2.05 – Introiti previsti per l’attivazione del disposto dell’art. 1 comma 33 della legge 311/2004 destinati al ripiano di parte di debiti fuori bilancio – EURO 350.000,00

Al cap. 8 – Addizionale comunale sul consumo dell’energia elettrica – EURO 270.000,00

Al cap. 32 – Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani – EURO 510.416,01

Al cap. 32.01 – Maggior gettito da iscriversi a ruolo a seguito dell’adeguamento delle tariffe di ulteriori Euro 0,50 per mq. su mq. 212,667 iscritti a ruolo – EURO 460.125,45

Al cap. 33 –  Altre tasse – EURO 427.081,04

Al cap. 100.04 – Altri contributi generali – EURO 294.519,39

Al cap. 168 – Contributo regionale per il servizio smaltimento rifiuti per il potenziamento della raccolta differenziata – nota R.L. n. 79082 del 29/4/2009 – EURO 400.000,00

Al cap. 183 – Contributo per la manutenzione della zona portuale – EURO 325.057,96

Ebbene, se gli incassi delle predette poste, in tutto o in parte, non si realizzassero, l’avanzo di amministrazione, nel quale giocano i 2.500.000 Euro di residui attivi previsti in più rispetto al 2011, verrebbe  neutralizzato; anzi, fatti dei semplici conti, potrebbe trasformarsi addirittura in un disavanzo, pure piuttosto forte.

Ciò, dimostra, quindi, quanto e perché era necessaria la rideterminazione dei residui prima di presentare il rendiconto 2012.

Inoltre, vi è da considerare la presenza di residui attivi, risalenti al lontano passato, divenuti ormai inesigibili, che andrebbero cancellati ma che, in tal caso, comporterebbero una notevole decurtazione dell’avanzo di amministrazione, il che non darebbe la possibilità, però, al Sindaco di fare vittoriosi annunci.

Altri motivi di riflessione li lascio ai lettori e sono costituiti dalle considerazioni finali del Revisore dei Conti inserite nella sua relazione sullo schema di rendiconto per l’anno 2012, che di seguito riporto (per inciso, tale relazione, che è parte integrante del rendiconto in quanto suo allegato, è giunta in Comune il 29/04/2013 e protocollata al n. 3592, cioè solo 24 ore prima della seduta del Consiglio Comunale, per cui non è stata a disposizione dei Consiglieri per almeno 20 giorni a corredo della proposta di deliberazione così come previsto dall’art. 227, comma 2, del TUEL 267/2000 e dal regolamento di  contabilità; ahi, benedetta legalità!):         

“- In relazione all’attività di riscossione delle entrate tributarie resta ancora inadeguata l’attività di recupero della TARSU;

– Non è stato completato il riaccertamento dei residui attivi e passivi alla chiusura dell’esercizio ai sensi dell’art. 228 del TUEL;

– Non è stato predisposto, da parte della società affidataria del servizio, l’inventario generale alla data del 31/12/2012;

– Non è stato posto in essere il piano triennale di contenimento delle spese di cui alla legge 244/07;

– Quanto al processo di realizzazione delle OO.PP. per le quali sono stati già percepiti i finanziamenti e/o accesi i mutui relativi si sollecita l’Amministrazione ad intervenire per accelerare ulteriormente i tempi di completamento delle stesse;

– Si sollecita la definizione dell’istruttoria per la ricognizione degli eventuali debiti fuori bilancio;

Si sollecita l’Amministrazione a provvedere ad un intervento significativo nei confronti del Liquidatore della SE.GE.PO. srl  nonché del Collegio Sindacale della stessa, ancora in carica, ai fini di una definizione della situazione, così come accertata nel corso del commissariamento dell’Ente, stante che l’ultimo bilancio approvato risale all’esercizio 2009 e la situazione debitoria della società non può che peggiorare”.

Quanto alla decurtazione dell’IMU dallo 04 allo 02 per mille sulla prima casa, essa avrebbe avuto la sua validità, quale promessa elettorale mantenuta, se fosse stata applicata lo scorso anno, tempestivamente e subito dopo le elezioni, com’era dato di capire.

L’averla applicata oggi, a distanza di un anno, assume nell’opinione pubblica il sapore di una furbata dal momento che il Governo, all’indomani della sua nomina e proprio per mantenere le promesse elettorali, sta per eliminarla del tutto.

 

L’impressione collettiva che se ne trae é che, alla fine della fiera, si è creato un paravento per far meglio digerire l’aumento dell’IMU sulla seconda casa alla massima aliquota.

Altro raffinato annuncio è quello dell’ulteriore aumento di 50 cents a mq della tariffa TARSU, quasi che quella attualmente in vigore, già ritoccata, fosse cosa irrisoria o di poco conto.

Da rilevazioni effettuate presso altri Comuni della Provincia risulta che la tariffa applicata a Ponza sia la più alta in assoluto; non è con questi interventi, dichiarati dallo stesso Sindaco insufficienti, che si pone rimedio al problema De Vizia, balzato, purtroppo, agli onori della cronaca giudiziaria in questi giorni.

Tale situazione, nata male, come lo stesso Sindaco asserisce in un suo intervento stampa (sembra già segnalata dal Responsabile del servizio e dal Segretario Comunale del tempo), indussero la Commissaria Prefettizia a metter sotto la lente d’ingrandimento il contratto troppo oneroso per l’Ente, incapiente rispetto alla posta iscritta a bilancio, a fronte di un servizio ritenuto inefficiente.

Come si sa, la Commissaria aveva cominciato a metterci mano pensando ad una ricontrattazione, adottando nei confronti della Ditta misure di controllo e misure sanzionatorie, disponendo la pesa dei quantitativi smaltiti in discarica  e decurtando il pagamento delle fatture al 50%.

Da un anno a questa parte, ancora non si riesce a comprendere in concreto l’operato dell’amministrazione in materia, salvo i soliti proclami che il problema verrà affrontato; tanto fra 2 anni il contratto scadrà e chi si è visto si è visto.

Si prosegua con determinazione sulla strada già tracciata e si proceda anche a stanare gli evasori o elusori che ancora ci sono; solo così sarà possibile recuperare nuove risorse, evitando di caricare sui cittadini ulteriori gravami fiscali divenuti, ormai, insopportabili in questi tempi di crisi e a fronte di una stagione turistica che si annuncia certamente non entusiastica per il sollievo dell’economia locale.

Saremo ben lieti di sapere qualcosa di più su questa e su altre questioni come, ad esempio, il trasporto pubblico locale, al cui concessionario, secondo recenti notizie di stampa, sembra non sia stato ancora firmato il rinnovo del contratto di esercizio, ad un anno dalla gara, e che il Sindaco abbia deciso di non versare i contributi per la gestione del  suddetto trasporto alla Società Autolinee Ponza, che rischia di non pagare gli stipendi ai dipendenti al punto che il Sindacato Unitario Lavoratori – Settore Trasporti – ha annunciato, a tutela degli stessi, una giornata di sciopero.

E, per carità, non soffermiamoci soltanto sulla legalità, che sembra essere diventata furiosa e prioritaria panacea.

Lavoriamo, anche e subito, per lo sviluppo socio economico dell’Isola. Il conseguimento e l’affermazione della legalità, quella giusta e imparziale, è cosa sacrosanta ma non serve da sola a sfamare la gente.

Ricordiamoci che la gente ha bisogno della comprensione dei propri problemi, di aiuto e di solidarietà, specie in questi tristi frangenti.

Ribadisco, come ho già avuto modo di dire, che la legalità e la solidarietà possono essere perseguite solo se accompagnate dal buon senso e dalla buona fede.

E questo vale per noi, per la nostra particolare condizione, molto più che per altre realtà.

Le leggi vengono fatte per la generalità dei casi ma, talvolta, come, ad esempio, nella nostra particolare realtà, esse trovano difficoltà di applicazione.

Ed ecco che deve sopperire il buon senso affinché la loro applicazione sia commisurata al caso concreto per far sì che vengano equilibrati gli interessi collettivi in gioco.

Il rigore quale massima applicazione della legge sfocia solitamente nella massima ingiustizia (summum ius, summa iniuria);

Ed è proprio l’ingiustizia che il popolo non è disposto a  sopportare.