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Sulla questione dell’anonimato

Banda Bassotti [1]

a cura della Redazione

 

Se Ponza racconta fosse un giornale scandalistico, una pagina Facebook, un programma televisivo o contenesse banner pubblicitari, l’arrivo di un messaggio privo di firma o con firma apocrifa sarebbe accolto con sparate a salve, per le evidenti ricadute sullo share; un commento anonimo è quasi sicuramente pepato nei toni e nei contenuti, pertanto innesca botte e risposte che fanno schizzare verso l’alto il contatore dei visitatori.
Una mail a firma “Mazzella Antonio” dovrebbe far gioire la Redazione, invece… che tristezza!
Tra noi, qualcuno si incarica di ricordare all’anonimo scrivano quali siano le regole del sito e, più in generale, del confronto civile (leggi qui [2] il 2° commento a firma della Redazione); un altro rileva la contraddizione: si lamenta il silenzio dell’opinione pubblica però si reputa “impossibile opporre repliche, se non attraverso l’anonimato”; si lanciano accuse di mancato rispetto delle regole e poi si viene meno alla prima e unica regola che questo sito ha posto ai suoi lettori/commentatori: firma in calce e toni civili nel testo.

Ponza racconta vuole essere agorà virtuale in cui ci si confronta, talvolta duramente ma civilmente: né angolo di Hyde Park dal quale monologare, né balcone di Palazzo Venezia.
Ancora, ha l’ambizione di essere luogo di produzione culturale a partecipazione diffusa: questa è la sua ragion d’essere, questa la sua identità.
Ci rattrista il mancato riconoscimento, l’uso puramente utilitaristico dello strumento di comunicazione, ma continuiamo per la nostra strada.

Perciò, a tutti i “Mazzella Antonio”: benvenuti tra noi, se intendete accettare la condizione prima citata; delle vostre osservazioni e dei vostri consigli faremo tesoro; viceversa, troverete nel web infinite possibilità di pubblicazione, con un nickname qualunque e, magari, la fotina del vostro micio.

Cordialmente
La Redazione