Bosso Rita

Delitto sull’isola. Da “Cammina Cardone”

Frontespizio del'e-book Cammina Cardone

di Rita Bosso

In una non meglio identificata isola, una donna viene strangolata. L’indagine è condotta dal maresciallo Cardone: non è esattamente Montalbano, ma questo passa il convento…

 

La sera Gino ci dà il tavolo nell’angolo più riservato, una bella pianta a riparare dalla strada da un lato e il muretto che affaccia sul porto dall’altro; insomma, se non è appartato poco ci manca e più di quello non si può avere, nel centro dell’isola. Non solo abbiamo la posizione appartata, ma ceniamo pure bene, anzi più che bene, come mai ho mangiato in vita mia. Grazie tante, questo è il ristorante dove cena Carolina e mica è scema, la principessa.
A un certo momento prendo il telefonino che ho appoggiato sopra al muretto; quattro chiamate senza risposta: “AleCasa” è sicuramente una chiamata a denari, tre invece vengono da “Caserma”. Per forza, sta di servizio Nardi che appena si avvicina al computer lo fa bloccare.
«Non richiami?» fa Bianca.
«Non richiamo. Magari dopo mi affaccio, mentre camminiamo un poco. Prima di andarcene nella tua stanza li facciamo due passi, sì?»
«Certo, e che vuoi andare a dormire alle undici?»
«Chi ha parlato di dormire? Che intenzioni tieni per stanotte, piccere’? Non hai dormito già sopra la barca, tutto il pomeriggio?»
Vibrazione. “Caserma.”
«Marescia’, c’è stato un omicidio.»
«Nardi, per piacere!»
Bello e caro Nardi, disponibile, sa i cacchi di tutto il paese, ma il computer e le battute non sono arte sua.
«Via Umberto. Dell’Unto e Minniti stanno già là.»
Cacchio.
«Abbi pazienza Bianca, vattene in stanza e tieni il telefonino acceso, magari più tardi riesco a passare da te.»
Faccio un cenno a Gino, poi di corsa i pochi metri fino al tunnel, le due rampe di scale e arrivo in via Umberto.
La macchina nostra e quella dei vigili, una dietro l’altra spaparanzate al centro della via che in realtà è poco più di un budello; appoggiati alle macchine due vigili urbani, Minniti e, a pochi metri, tre donne.
Minniti sospinge la porta d’ingresso e mi fa strada.
Una specie di studio-salottino ordinato, accogliente; la porta della stanza da letto accostata.
Dell’Unto alla finestra, la donna a terra tra camera e cucina, a pancia in giù, la testa girata di lato, addosso ha un pigiama o forse una tuta. Niente sangue, lo stesso ordine, lo stesso senso accogliente di pulito dell’altra stanza.
Mi inginocchio. No, non l’ho mai vista prima o almeno non me ne ricordo; ma non è il tipo di donna che la incontri in un negozio o alla posta e dopo te ne ricordi. Dell’Unto si mette a spiegarmi che la telefonata è arrivata alle ventuno e trentotto, ha chiamato la vicina di casa che a quell’ora doveva andare a farle un’iniezione contro la sciatica; la donna ha le chiavi, e appena entrata ha trovato la sorpresa. Dell’Unto racconta che hanno chiamato un medico, che hanno fatto il sopralluogo ma sta tutto in ordine; dice che hanno scattato più di duecento fotografie ma il corpo non lo hanno toccato, non sapevano se era il caso.
Invece io lo so, secondo te, se è il caso di spostarlo o no? penso; nello specchio all’angolo mi vedo, la camicia millerighe fuori dei jeans, e tra me e me dico: Mo sei proprio tu Cardone, ti manca solamente la bandana in testa.
Guardo Dell’Unto, Dell’Unto guarda me e ci capiamo. Non abbiamo la più pallida idea di cosa si deve fare.

 

Dall’e-book già presentato su questo sito: leggi qui

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