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Le Forna, vista da Giuliano Massari

di Silverio Lamonica

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Dopo aver “ritratto” Ponza centro, con S. Silverio che domina tutto lo scenario del porto sul gozzo ligneo, e Santa Maria, l’architetto Giuliano Massari ha ultimato, di recente, un’altra stampa (cm 95 x 95) che riguarda la suggestiva località di Le Forna; con essa si completa la “trilogia” delle opere sulla nostra isola.

Tutte le stampe sono esposte al Ristorante “L’Aragosta” in Piazza Pisacane.

Per meglio esplicitare la tecnica seguita ed il significato dell’opera, Giuliano ha pubblicato, a corredo, un opuscolo dal titolo: “Su una stampa d’i fforne”.

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In poco più di 40 pagine apprendiamo sia la “tecnica” seguita, che rimanda  alle “… moderne scenografie ‘simultanee’ come quelle ideate da Jakulov secondo la tradizione cubista’ e che combinavano ambienti separati e diversissimi…” (in questo lavoro, in particolare, viene “utilizzato l’uso del ‘fuori scala medievale’, soprattutto per quanto riguarda il rapporto figure – ambiente”) sia la “visione panoramica”, che riguarda i cinque nuclei abitativi principali della frazione: Cala Feola, La Chiesa, I Sandolo, La Piana e Cala Caparra.

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Due pagine del piccolo libro (cliccare sulla figura per ingrandirla)

Però Giuliano in questa descrizione sintetica, ma molto particolareggiata, dimostra di conoscere a fondo i vari aspetti della nostra isola, la sua storia, gli stessi ponzesi – sia di nascita che di ‘elezione’ – grazie alla sua assidua frequentazione, ormai ultra cinquantennale, del nostro magico e contraddittorio ambiente; un ponzese “autoctono” non avrebbe fatto meglio.

Così Giuliano passa in rassegna tutti gli “attori” della sua opera, di cui sembra conoscere vita e “miracoli”, dai soprannomi: cazz’i ‘rre, ’a perchia, panzatuosto… al “tifo” per le squadre di calcio, come la fede ‘romanista’ di Ciro – il cui figlio, incavolato per un goal subito da un giocatore della Lazio, sfilò la scheda dal decoder e andò via, o Franco Nocerino che sul suo gozzo issa il vessillo della Lazio, oppure la ‘passione’ per il gioco a carte di alcuni amici giù a Forna Grande, sotto lo sguardo vigile di Guido (’a perchia) o ancora il piacere di “stare insieme”, scambiarsi opinioni e confidenze come avviene su piazzale della chiesa, cui partecipa anche San Silverio “stanco di rimanere” tra le quattro mura del tempio sacro.

Tra questi fornesi “stanziali” notiamo i fornesi di elezione: perfettamente integrati e co-protagonisti della scena come “il Massimo” ex presidente di una nota casa automobilistica, addirittura alla guida del pullman di Agostino Pilato, Sergio Castellani, l’attuale sindaco Vigorelli e tanti altri.

Su tutti, nei vari angoli e ben ‘appartato’, sembra vigilare ’U Munaciello, questa entità misteriosa che suscita ancora, nella fantasia di tanti, timori ancestrali.

Nel suo opuscolo Giuliano non manca di denunciare “le cose  che non vanno”, come la ex zona mineraria SAMIP, “una lunga vicenda dolorosa” e di cui preferisce “non parlare”, oppure “lo scempio… di illecite autorizzazioni a costruire a picco sul mare…” e “lo sfregio dello scolo delle acque nella parete tufacea, dove venne ricavata la storica scala di Cala Inferno, in parte crollata” e ancora “la manomissione” dell’edicola sacra a Calacaparra dove “I proprietari confinanti e da confinare hanno deciso di costruire, in aderenza… un’abitazione” .

Ma il fascino della zona limitrofa sembra avere la meglio, come una piazzola di sosta con grotta annessa della ‘alessandrina’ Graziella Ricciardi, lungo la discesa a mare all’estremità dell’isola: “Vedere questo posto è come avere di fronte una cartolina illustrata di un luogo fantastico, tenuta nel palmo della mano di un braccio che dalla parete rocciosa si protende sul mare quasi per allontanarsi dai legami della terra e liberare da ancestrali ansie mal trattenute, sogni e pulsioni”.

L’opera di Giuliano è un sincero atto d’amore verso questa contrada tanto suggestiva che dai tempi di Pasquale Mattei che la visitò a metà ottocento (tramandandoci alcuni preziosi disegni) e fino ad oggi, nonostante le varie “manomissioni”, non smette di affascinare.