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Centrale Elettrica: allarmismi, schiocchezze, verità

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di Piero Vigorelli

 

Nei giorni scorsi ho verificato che sulla questione della centrale elettrica a Le Forna si è diffuso un certo allarmismo tra la gente, alimentato soprattutto dal diffondersi di tante sciocchezze. Cerchiamo quindi di ristabilire la verità.

La centrale elettrica SEP di Giancos è dichiarata industria insalubre di 1° classe dal lontano 1985. E tuttavia ha continuato a lavorare a pieno ritmo per produrre energia per tutta l’isola per altri 26 anni.

Il 14 dicembre 2011 la Provincia di Latina ha revocato alla Sep la concessione. Ha quindi chiuso la centrale di Giancos.

Il 22 dicembre 2011 l’ordinanza n. 112 del Commissario Prefettizio ha stabilito la cessazione dell’attività della centrale di Giancos. Un paio di giorni più tardi,  l’ordinanza n. 114 ha sospeso la n. 112 perché si era evidenziato un problema.

E’ un problema non da poco: come garantire l’energia elettrica a tutta l’isola soprattutto d’estate, quando il fabbisogno si moltiplica?

I due gruppi a Le Forna producono 1500 Kw e il cavo che porta la corrente da Le Forna a Ponza/Santa Maria può portare fino a 1500 Kw. D’inverno ciò basta per illuminare tutta l’isola. Ma d’estate occorrono invece anche 5000 Kw di energia elettrica.

Il Commissario Prefettizio con l’ordinanza n. 20 dell’8/3/2012 ha risolto il problema in questo modo:

In attesa della costruzione e messa in funzione della nuova centrale in località Monte Pagliaro, quella di Le Forna diventa la centrale principale e quella di Giancos diventa d’emergenza e può essere messa in funzione solo in caso di avaria dei gruppi a Le Forna o in caso di documentati “picchi estivi”.

Sempre in attesa della nuova centrale, occorre collocare due nuovi gruppi elettrogeni a Le Forna per impedire al massimo l’accensione di Giancos.

A Le Forna e a Giancos le emissioni di gas nocivi devono essere limitate secondo i rigorosi parametri stabiliti dalla Regione Lazio e a Le Forna devono essere predisposte le prescrizioni di legge per la sicurezza e la salute dei dipendenti della SEP (bagni, locale spogliatoio…).

Situazione attuale:

La SEP ho già predisposto i piani per la riduzione dei gas nocivi a Le Forna e a Giancos, che sono ora all’esame dell’Arpa Lazio

Sono in corso a Le Forna i lavori per assolvere alle prescrizioni Asl per i dipendenti (bagni, spogliatoio…)

La SEP ha presentato il progetto per collocare a Le Forna due nuovi gruppi elettrogeni e lo ha inviato a tutti gli Enti che devono dare l’autorizzazione (Regione, Provincia, Comune, Arpa, Autorità di Bacino…).

Le cose stanno in questo modo e allora cerchiamo di capire bene, invece di rincorrere voci e sciocchezze:

A Le Forna lavoreranno solo due gruppi elettrogeni, anche se ce ne saranno quattro.

Non possono lavorare tutti e quattro e neppure tre su quattro per il semplice motivo che il cavo che trasporta l’energia è e resta di 1500 Kw.

L’utilità di avere due coppie di due gruppi a Le Forna si spiega perché, se un gruppo va in avaria o necessita di manutenzione, il gruppo gemello deve essere spento per effettuare i lavori.

Oggi come oggi, se questo accade, o l’isola resta senza corrente per giorni o settimane, oppure si accende Giancos. Ma con l’entrata in funzione dei due nuovi gruppi, non ci sarà più bisogno di accendere Giancos (come è avvenuto, in vari periodi di tempo, da fine maggio dell’anno scorso).

Prima domanda legittima: chi ci assicura che l’arrivo di due nuovi gruppi a Le Forna sia effettivamente provvisorio, in attesa della nuova centrale sul Monte Pagliaro? Chi ci assicura che questo non sia un trucchetto per non fare più la nuova centrale?

Ve lo assicura l’Amministrazione.

Seconda domanda legittima: e chi ci assicura che l’Amministrazione non farà come le precedenti, visto che della nuova centrale sul monte Pagliaro se ne parla da anni e non è mai stata fatta?

La certezza che questa Amministrazione, se e quando tutti gli altri Enti approveranno il progetto per collocare a Le Forna i due nuovi gruppi elettrogeni, darà il suo consenso a farlo soltanto quando sarà partita la gara per la costruzione della nuova centrale. Provvisorie sono quindi le due centrali di Giancos e di Le Forna.

Terza domanda legittima: a che punto stanno le cose per la nuova centrale?

L’Amministrazione vuole la nuova centrale per due sacrosanti motivi: chiudere le due attuali per una nuova e  più ecosostenibile, e incassare soldi per le esangui casse comunali.

Ma l’Amministrazione ha dovuto prima risolvere alcuni pasticci.

– In primo luogo l’ordinanza del Commissario Prefettizio n. 24 del 26 aprile 2012 (undici giorni prima delle elezioni comunali) prevedeva il metodo di gara dell’appalto concorso. Orbene, questo metodo è stato abolito per legge nel 2006.

– In secondo luogo, la prolungata assenza di un Segretario Comunale e l’assenza forzata nell’autunno 2012 del responsabile dei Lavori Pubblici (sospeso dal lavoro dalla magistratura, e da gennaio andato in pensione), ha impedito all’Amministrazione di agire nella pienezza dei poteri.

– In terzo luogo, l’Amministrazione ha richiesto e atteso il parere autorevole dell’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici sulla corretta modalità di vendita e/o locazione del terreno comunale del Monte Pagliaro destinato ad ospitare la nuova Centrale.

– In quarto luogo perché, avendo due ordinanze del Commissario Prefettizio fissato a circa 650.000 euro prima e successivamente a un milione di euro il valore economico di quel terreno, abbiamo richiesto e speriamo arrivi in fretta una perizia asseverata che certifichi il valore del terreno, anche per non incorrere in procedimenti di danno erariale.

Non appena conosceremo il valore certo del terreno del Monte Pagliaro, partirà la gara.

Chi vincerà la gara, dovrà presentare il progetto esecutivo della nuova centrale, che non dovrà essere alimentata soltanto a gasolio ma anche con energia solare e olii combustibili, per essere più ecosostenibile.

Una volta che in Conferenza dei Servizi tutti gli Enti avranno approvato il progetto esecutivo, si stima che occorreranno circa 16-24 mesi per costruire la nuova centrale e la sua messa in funzione.

Quindi: anno 2013 la gara, anni 2014-15 pareri sul progetto esecutivo, anni 2015-17 costruzione e messa in funzione.

Quarta domanda legittima: ma tutto questo non poteva esser fatto prima? Perché noi fornesi e noi ponzesi dobbiamo aspettare ancora la nuova centrale?

La risposta fatevela dare dall’ex sindaco Antonio Balzano.

Qui si ricorda soltanto che il 17 novembre 1995 il Ministero dell’Industria aveva emanato un decreto per autorizzare (e finanziare) la SEP per la costruzione della nuova centrale. Era sindaco Balzano. Che però aveva altre idee, tipo quella che la nuova centrale doveva costruirla il Comune.

E così è stato fatto un mutuo di un milione con la Cassa Depositi e Prestiti, è stato affidato alla ditta Marzano lo sbancamento del terreno sul monte Pagliaro, sono stati fatti tanti pasticci con gli espropri e i proprietari dei terreni sui quali erano iniziati i lavori. Poi la bella idea è fallita.

Morale: niente nuova centrale e l’Amministrazione, quella ora in carica, è costretta a pagare gli interessi del mutuo della Cassa Depositi e Prestiti, e a pagare la ditta Marzano che ha vinto in tutti i gradi di giudizio contro il Comune. Ah, dimenticavo: altri 600.000 euro al Sig. Tagliamonte per ripagarlo di un esproprio illegittimo.

In conclusione, il percorso della nuova centrale mi sembra quindi molto chiaro e lineare. Aggiungo che è costantemente monitorato dalla magistratura, che è sempre tenuta al corrente dall’Amministrazione. Tutto procede alla luce del sole.

Ma vorrei anche sottolineare che la SEP, consapevole di alcuni disagi, ha proposto all’Amministrazione due iniziative importanti, con spese a suo carico, che hanno un impatto positivo sulla popolazione tutta.

In primo luogo la SEP intende pavimentare e mettere in sicurezza la strada comunale che porta, dall’incrocio con quella provinciale, alla banchina di Cala dell’Acqua e alla vecchia miniera dove è ora collocata la centrale.

In secondo luogo la SEP propone di utilizzare le fonti di calore della centrale di Le Forna in modo produttivo, portandole per riscaldare la scuola della Cavatella e anche il “pallone” (e sarebbe un bel risparmio di euro per il gasolio che il Comune acquista).

Ultima cosa: il dissalatore.

‘Acqualatina’ propone che sia costruito alla ex miniera di perlite. Quindi in località monte Pagliaro e non alla ex Samip.

Alla prima, e finora unica, Conferenza dei Servizi tenutasi a Latina, il sindaco di Ponza ha contestato il progetto perché prevede che il dissalatore sia alimentato da una minicentrale elettrica a gasolio. Ha detto che il comune approverà solo un progetto che preveda l’alimentazione con energia solare e/o del moto ondoso, come oggi lo sono tutti i nuovi dissalatori che si costruiscono nel mondo.

I principali vantaggi del dissalatore sono comunque due: produrrà 600.000 tonnellate d’acqua (invece delle 450.000 che oggi arrivano via mare) e impedirà che Ponza possa soffrire di mancanza d’acqua a causa di condizioni meteo marine avverse o di picchi estivi.

Tutto questo ho cercato di dirlo alla bella riunione a Cala Caparra di giovedì 14 marzo. Magari non tutto sarà stato compreso alla perfezione perché un paio di persone e specie una signora, continuavano a interrompere e a gridare sciocchezze. Per questo ho preferito metterlo per iscritto sul sito del dialogo “Ponza Racconta”.

Poi ho saputo che l’ex sindaco Balzano ne ha dette delle sue contro l’Amministrazione in una successiva riunione. E che ne farà un’altra il 25 marzo.  Non replico, perché non pratico il regolamento dei conti, e perché non ho conti da regolare.

 

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