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Ponza, 7 gennaio 1920

[1]

di Silverio Lamonica

 

Mesi fa, al mercatino dell’antiquariato di Formia, una cartolina illustrata di Ponza risalente ai primi anni del secolo scorso, ha destato la mia curiosità, sia per l’immagine, ma soprattutto per ciò che era scritto sul retro, col mitico pennino intinto nell’inchiostro:

[2]                   

Ponza, 7 gennaio

              1920 –

 

Gradisca i sen=                        All’Ottima Madre

si della più al =                        Superiora Ospedale

ta stima e della                        civile

mia profonda ve=                   Civitavecchia

nerazione.                                 (Roma)

Sac. Giovanni Bal=

zano 

 

 

Non esitai ad acquistarla.

 

La cartolina, priva del francobollo e di una traccia, sia pur minima, di timbro postale, lascia intendere che sia stata recapitata a mano alla Madre Superiora in indirizzo, da un conoscente  di Don Giovanni, noto come ‘U Preut’ ‘i Balzane, di cui i più anziani ricordano ancora l’attenzione, quasi maniacale, per l’igiene (…solo a titolo di cronaca, non ho avuto il piacere di conoscere quel religioso).

Probabilmente quel nostro concittadino – latore della cartolina – aveva qualche familiare ricoverato in quell’ospedale, per cui il buon sacerdote, con molta discrezione, segnalava all’attenzione della suora, di sua conoscenza, il degente o la degente isolana.

 

Di questo sacerdote, tranne il particolare di cui sopra, si conosce ben poco, purtroppo.

Un giorno, sul finire degli anni ’30 del secolo scorso, Don Giovanni Balzano si recò a casa dei miei genitori (non ricordo lo scopo della visita). Si sedette e ad un tratto, alla vista di una foto appiccicata al muro, spalancò gli occhi in preda ad un sacro terrore. La foto ritraeva un caro amico di mio padre, appena deceduto: Vincenzo De Luca, cui piaceva incontrarsi con gli amici, bere con loro un buon bicchiere di vino nelle varie osterie (uno dei rari svaghi di allora) e disertare puntualmente la chiesa e le relative funzioni religiose. Riporto, qui di seguito, il tenore di quel colloquio:

–       Fausto! Fausto! … Ma quello lì è proprio Vincenzo De Luca?

–       Si è proprio lui, il mio caro amico Vincenzo, che ci ha appena lasciato!

–       Togli! Togli!  La scomunica è in questa casa! (e agitava vistosamente il braccio)

–       Perché mai? (chiese incredulo mio padre)

–       Perché sta all’inferno!

–       Don Giovanni, voi che dite! Ma vi scongiuro, svelatemi: da quanto tempo mancate dall’inferno? Per carità, fatemi sapere: in quale bolgia, in quale girone è finito quel mio carissimo amico?

 

Il colloquio a quel punto finì. Don Giovanni guadagnò frettolosamente l’uscita e non si vide più.

Dopo qualche giorno,  la foto dell’amico Vincenzo sparì dal muro: mia madre la infilò in un cassetto.

 

Vincenzo De Luca era il suocero di Rinaldo Graziosi, la cui abitazione è sita in Corso Pisacane, località “Punta Bianca”.

 

Aneddoti a parte, sarebbe più che opportuno apprendere ulteriori notizie e più approfondite, riguardanti questi nostri concittadini del passato. Questa esigenza l’ho già sottolineata, presentando gli avvenimenti del calendario storico: chi ha notizie, si faccia avanti!