Ambrosino Vincenzo

Quanto costa la responsabilità?

di Vincenzo Ambrosino

 

Nella civiltà dei consumi, del libero mercato, della competizione, del più ampio movimento di merci e persone – dove si incentivano gli sprechi grattando gli ultimi barili di petrolio, producendo montagne di rifiuti; nella civiltà fondata sul monetarismo, dove tutto è in vendita, per cui tutto si può acquistare nel mercato globale – parlare di problemi di una isola che non ha traghetti per muoversi, non ha nafta per gli autobus, gasolio per riscaldarsi e cucinare sembra parlare di un altro mondo.

E invece questa è la realtà! Noi umani, ex scimmie, viaggiamo su questo pianeta incuranti, presuntuosi per cui incoscienti che tutto questo sta accadendo dovunque.

Ma parliamo del nostro microcosmo e chiediamoci che cosa sta succedendo in questa isola di reale e non di immaginato.

La gente continua a sorridere, va a Formia, con questi traghetti sapendo quando partirà e non quando ritornerà e va ancora nei negozi a fare scorte di prodotti. La gente continua a consumare.

Per vivere bisogna lavorare, così ci hanno insegnato e per farlo ci vuole un lavoro.

Bene noi stiamo perdendo il lavoro e parlo di quello che facevamo per vivere.
I muratori per vivere costruivano case; i pescatori per vivere andavano a pesca; i professori per vivere andavano a scuola. Gli operatori turistici per vivere aprivano i loro negozi. Tutto questo si potrà ancora fare a Ponza?

Ma che cosa fa preoccupare di più i cittadini di questa situazione?: “Non poter tenere il passo in una società basata sulla visibilità.” Il terrore di non poter cambiare automobili, di non poter viaggiare, di non poter fare il regalo ai propri figli.

L’assurdo è tutto qui, ecco perché ci sono politici che affermano senza vergogna: “Ma dove sta la crisi se i ristoranti sono pieni e ci sono file chilometriche per comprare l’ultimo telefonino?”.

Quante persone fanno i mutui in banca per comprarsi il motorino, la macchina, la lavastoviglie e tutto questo per diventare visibili!

Voi pensavate mai che nel 2013, con tutte le conoscenze tecnologiche che la scienza ha messo a disposizione dell’umanità, potessimo avere paura del futuro?

Quarant’anni fa la gente era forse più serena. Mio padre si poneva il problema e mi dicev: “Uagliò ma se tutti vanno a studiare chi zapperà la terra?”.
Ma mio padre non sapeva che una macchina produce molto di più di tanti operai, che può lavorare per 24 ore consecutive e lo fa con molta più precisione ed efficacia. Che non ha bisogno di assistenza sanitaria, e pensionistica.

Infatti nel mondo occidentale solo il 2% della manodopera è occupata nel settore primario (agricoltura e altro); il 20-30%  nel settore secondario, (l’industria) e il resto 70%, ad occupare il tempo per un salario nelle banche, nei trasporti, nelle scuole, nei servizi.
Abbiamo tecnologie che potrebbero liberare l’uomo dalla schiavitù e dal ricatto di un lavoro inutile eppure siamo a miliardi incatenati ad un sistema che sta implodendo.

Ma scusate la  divagazione, tornando alla nostra isola del 2013, io noto uno scollamento, mai visto prima, tra l’amministrazione da una parte e i cittadini dall’altra.
Sembrano due coniugi, che vivono separati nella stessa casa.

La realtà amministrativa incapace a guidare!
La nostra amministrazione Comunale è passata dagli annunci trionfalistici, agli appelli disperati.

Ieri:  “Abbiamo progetti per milioni di euro, cambieremo la faccia di questa isola, ecc.” oppure: “Siamo alla BIT di Milano, andremo in Europa a pubblicizzare la nostra isola ”

Oggi: “Caro Presidente della Giunta Regionale, io non so chi sarai ma ricordati di noi perché a Ponza non funziona niente (navi, gasolio, benzina, PAI ecc.).

La realtà sociale incapace ad auto organizzarsi!
Gli isolani sono passati dalla certezza di vivere in un’isola invulnerabile, allo smarrimento più  totale.

Ieri: “Ponza è sempre Ponza qualcosa succederà, non potrà andare sempre peggio”.

Oggi: “Ma che vuoi che facciamo? Scendiamo in piazza? A che servono le manifestazioni e poi chi si mette alla testa per fare lo sciopero? Io so fare solo  l’imprenditore! Io so fare solo il muratore! Io so fare solo il pescatore! Io ho votato Vigorelli; io ho votato Ferraiuolo; io ho votato Balzano; noi tutti abbiamo creduto nei loro programmi, ma ora dove sono?

Forse arriverà il gasolio, qualcuno ha detto oggi, se non sarà oggi sarà domani, ma dovrà pure arrivare.
Stiamo in attesa, che arrivi la “manna dal cielo”, che traducendo significa denaro.
Ponza qualcuno venderà, ma dove c’è crisi c’è facile speculazione e c’è anche chi comprerà.

Di che cosa hanno bisogno quelli della SNIP e SNAP? Dei soldi, con i quali si pagheranno gli stipendi, si comprerà il gasolio e si riprenderanno le corse e tutto tornerà in una precaria normalità.
Perché non funziona la Laziomar?: è una questione di soldi, con i quali si possono comprare nuove navi e pagare amministratori più efficienti.
Il PAI è un problema perché non ci sono i soldi per “imbracare” tutta l’isola.
L’edilizia è ferma perché mancano i soldi per fare un grande piano di sviluppo urbanistico.
Mio figlio non va bene a scuola? È un problema di soldi altrimenti potremmo fare il regalino alla maestra.

Abbiamo impostato le nostre società su Istituzioni che sono come un “Jukebox non suonano se non metti il gettone”; dopotutto si dice, che “senza soldi non si cantano messe”.

Ma ogni tanto qualcuno parla di Responsabilità Istituzionale. Soprattutto il nostro Presidente Napolitano.

Ma mentre qualcuno parla di Responsabilità quindi parla all’uomo ex scimmia, per televisione ci confondono con  grafici delle Borse, dello spread, ci fanno addormentare con Mario Draghi che parla dell’importanza dalla BCE, del sistema bancario. Poi altre immagini di montagne di immondizia, di morti sul lavoro nell’ILVA di Taranto e di umani che sempre più numerosi salgono sulle “torri” perchè non hanno più un lavoro.

 

E i bambini stanno a guardare, respirano questa aria avvelenata, mangiano cibo contaminato, imparano giorno per giorno questa cultura della compravendita e sembrano divertirsi con i loro videogiochi; tranquilli, fino al prossimo black out.

5 Comments

5 Comments

  1. polina ambrosino

    1 Marzo 2013 at 23:39

    La responsabilità è in via di estinzione, non solo nelle istituzioni, ma ovunque, basti pensare come nelle famiglie si deleghi alla tv la conoscenza, invece che al dialogo, alle esperienze condivise e alla lettura di buoni libri. Quindi ogni epoca ha i suoi rappresentanti, che “rappresentano” appunto la società da cui vengono, e non potrebbe essere altrimenti. Ma una cosa in particolare mi dà molto fastidio, detta poi da un insegnante: i figli non vanno bene a scuola per molti motivi, ma quello del regalino alla maestra mi sembra molto offensivo anzi sa molto di dente avvelenato. Se a te dicessero che tratti male un tuo alunno o non gli dai i voti che merita perchè il tuo lavoro perchè non ti fanno il regalino, non credo ti farebbe piacere. Io difendo la categoria, non le eccezioni che pure ci possono stare, ma se i figli di chiunque vanno male a scuola, il 99% delle volte è perchè,ciò che disimparano a casa, continuano a non volerlo imparare a scuola.

  2. vincenzo

    2 Marzo 2013 at 12:50

    Cara Polina, tu continui a personalizzare e sbagli! Tu hai mai preso regalini? Sicuramente no e hai fatto bene!
    Potevo parlare degli avvocati, dei medici, del geometra.
    Chi conosci in quell’ufficio? Mi puoi presentare il tuo amico?
    Che cosa fa la scuola al di là dei buoni propositi delle eroiche maestre?
    La scuola è un’istituzione di questo sistema e come tale deve funzionare.
    La scuola è diventata uno strumento di selezione, competizione posizionale. Si compete per arrivare alla posizione più alta. Che significa quando dici che la colpa è di ciò che disimparano a casa? E la cultura della casa, come quella della scuola, come quella della strada chi l’ha impartita? Niente “denti avvelenati” ripeto ancora una volta: è solo consapevolezza dell’enorme guaio in cui viviamo e ho deciso di metterlo quotidianamente in luce.

  3. polina ambrosino

    2 Marzo 2013 at 15:27

    Infatti non ho personalizzato affatto, ho difeso la categoria, dicendo però che la responsabilità, in generale ,è in via d’estinzione, OVUNQUE. A cominciare dalla famiglia, base e ossatura della società, che, sempre salvo eccezioni, è in crisi, come in crisi è tutto il resto. Solo che il paragone che hai fatto non era proprio il più adatto: avresti potuto dire: mio figlio va male a scuola? è colpa della mancata responsabilità di chi lo educa (genitori e insegnanti insieme) che, spesso ma non sempre, SPENDONO SOLDI (argomento che tu sottolineavi come causa scatenante di ogni problema) non per investire in modo giusto sulle capacità dei giovani, ma per fare cose molto evidenti, piene di clamore, ma con poca, pochissima sostanza.

  4. vincenzo

    2 Marzo 2013 at 18:11

    Polina che significa difendere la categoria? Hai letto il titolo del mio articolo: “Quanto costa la responsabilità?”. Ho parlato di costo e quindi di denaro. Sto indicando il male assoluto! I genitori, gli insegnanti, i cittadini, i politici sono tutte vittime.
    C’era una volta un potere visibile. Il fascismo per esempio, Mussolini per esempio e ci fu poi la resistenza che insieme ad eserciti e armi lo buttarono giù. Quel potere, che aveva tolto la libertà era evidente, reale per cui fu combattuto e sconfitto. Oggi cara Polina il reale Potere non è visibile e noi che pensiamo di essere liberi, ci accusiamo l’un l’altro ma siamo semplicemente delle vittime. Continuerò questo discorso in altre forme.

  5. polina ambrosino

    2 Marzo 2013 at 19:57

    Il denaro è male assoluto proprio per la mancanza di valori e di responsabilità di singoli e di popoli. Altrimenti sarebbe solo un mezzo, come un altro, come lo era il baratto, per poter vivere degnamente. Ogni cosa al mondo può diventare male assoluto, dipende da come la si vive, la si intende e dell’uso che se ne fa. Non sono in antitesi con te, ma , ti ripeto, non sempre per dare l’idea di una cosa si può dire di tutto…

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