Libri

Due libri su Carlo Pisacane

Riceviamo in Redazione la segnalazione di una pubblicazione su Carlo Pisacane e della ristampa del suo libro più conosciuto, e ne informiamo i Lettori

 

Eliodoro Lombardi

Carlo Pisacane e la spedizione di Sapri

Poema epico-lirico

A cura di Giuseppe Galzerano
Galzerano Editore, Casalvelino Scalo, 2007, pag. 224 con foto

Da Genova al Cilento

Carlo Pisacane e la spedizione di Sapri. Copertina e risvolti

 

Galzerano Editore – 84040 Casalvelino Scalo (Sa)
tel. e fax 0974.62028; e-mail: [email protected]

 

Presentiamo anche la riedizione di un altro libro su Carlo Pisacane (*), “La rivoluzione”, ad opera dalla stessa Casa editrice e una recensione su di esso di Giuseppe Liuccio, da www.positanonews.it

26/02/2012

“LA RIVOLUZIONE” DI CARLO PISACANE RIPROPOSTA DALL´EDITORE GIUSEPPE GALZERANO

La rivoluzione di Carlo Pisacane

Da quando Luigi Mercantini ne rievocò l’impresa in versi semplici ma efficaci,”il bel capitano dagli occhi azzurri e dai capelli d’oro” ha popolato l’immaginario collettivo di tutte le generazioni, che da un secolo e mezzo hanno appreso sui banchi di scuola “La spigolatrice di Sapri”, l’hanno imparata a memoria e recitata sui palcoscenici improvvisati negli spettacoli di fine anno. E Carlo Pisacane è entrato di diritto nel pantheon degli eroi, che hanno fatto il Risorgimento Italiano. Nel corso del 150° dell’Unità  il suo nome e le sue gesta eroiche sono state rievocate in lungo e in largo nelle regioni d’Italia, ma soprattutto nel Cilento, dove in un’ansa bellissima di mare sbarcò con i suoi “trecento giovani e forti” con la speranza/illusione di sollevare le popolazioni, sfruttate ed angariate dai baroni, per una “rivoluzione”, in nome della libertà e della giustizia contro i Borbone, che governavano il Regno di Napoli”. E quel nome è caro e quasi sacro alle coscienze dei cittadini del Cilento, che nel corso dei decenni si sono documentati su vita, scritti ed attività dell’eroe rivoluzionario. E non c’è famiglia cilentana che non conservi gelosamente qualche pubblicazione sul tema; anche perchè vi ha provveduto l’editore Giuseppe Galzerano con una sezione del suo catalogo “Atti e memorie di popolo”. Lo ha fatto per una motivata scelta editoriale tesa a recuperare ed esaltare episodi noti e meno noti del Cilento, che è la terra dove l’editore risiede ed opera, ma anche per una  formazione culturale e politica che va nella direzione  della valorizzazione degli atti in difesa dei sacrosanti ed elementari principi di Giustizia e Libertà. Risponde a questa logica editoriale, culturale e politica la 2^ edizione de “La Rivoluzione”, che riscopre il Pisacane, teorico delle arti militari ma soprattutto pensatore politico convinto assertore dei principi e degli ideali del socialismo. L’edizione è quella curata da Aldo Romano nel 1957. Si avvale, però, di una bella, documentata, lunga introduzione firmata dallo stesso editore Galzerano, che si conferma storico tanto rigoroso quanto appassionato. L’intento è esplicitamente dichiarato”L’opera di Carlo Pisacane La Rivoluzione va letta per scoprirne – ancora oggi – il fascino e l’attualità. Affronta, con una coinvolgente tensione politica e umana, problemi ed aspetti legati al progresso sociale e alla rivoluzione, che per Pisacane come testimoniò con la sua vita è l’unico irrinunciabile strumento per cambiare e migliorare l’Italia e il mondo, per garantire la felicità dei popoli e per rovesciare la società divisa in scorticati e scorticatori. La rivoluzione non significa cambiare un re o un ministro, ma abbattere l’istituto monarchico e modificare profondamente i rapporti sociali, eliminare lo sfruttamento, riconoscere a tutti la libertà e la dignità”, come scrive l’editore/storico.

Ed è proprio la introduzione il meglio di questa II^ edizione di questo interessante testo del noto rivoluzionario. Galzerano indaga con  scrupolo sulla vita dell’eroe da quando, uscito con il grado di tenente dall’Accademia della “Nunziatella” a Napoli, si fece notare, e perseguire , per un tenore di vita piuttosto disordinato sul piano privato e decisamente irregolare e, per la polizia borbonica, pericoloso sul piano pubblico. Si accorse di essere sotto osservazione e per non incorrere nei rigori della giustizia borbonica repressiva lasciò di fretta la città e girovagò in lungo e in largo tra la Lombardia, la Liguria ed il Piemonte. Furono anni di formazione politica e culturale attraverso incontri con ideologi e rivoluzionari, tra cui Cattaneo, Mazzini e lo stesso Garibaldi. Conobbe anche molti esuli cilentani, che avevano partecipato alle rivoluzioni del 1828 e del 1848. E non è da escludere che la decisione della Spedizione di Sapri tragga le motivazioni proprio da quelle discussioni. In un decennio ricco di conoscenze, di incontri e di amicizie fu ripetutamente a Parigi, a Londra, a Lugano e strinse rapporti con intellettuali e rivoluzionari di mezza Europa.
Galzerano rivela avvenimenti e racconta aneddoti in parte sconosciuti per scavare nel profondo della formazione dell’ideologo e rivoluzionario Pisacane.

Altrettanto scrupolosa e rigorosa è la ricostruzione dei giorni della “spedizione” rivoluzionaria, a partire dall’imbarco a Genova sul piroscafo “Cagliari” la sera del 25 giugno del 1857, in cui il “possidente” Pisacane,”l’avvocato” Nicotera, il “signor Giuseppe Capatti”, falso nome del giovanissimo Falcone e molti altri che si imbarcarono alla spicciolata sotto falso nome, fingendosi di non conoscersi, sequestrarono il piroscafo, lo dirottarono verso Ponza, liberarono i detenuti politici rinchiusi nel carcere isolano e fecero rotta verso Sapri, dove  sbarcarono la sera del 28 giugno in località Oliveto a circa 1500 metri fuori dal porto della città. Le tappe successive sono meticolosamente narrate con partecipazione emotiva come in una sequenza da film: la presa di Sapri senza che vi fosse nè resistenza ostile nè adesione entusiastica, il viaggio su per i paesi che arabescavano ed arabescano le colline del  Golfo di Policastro, l’ingresso piuttosto festoso a Torraca, la cena alla taverna del Fortino, dove un oste amico,Vincenzo Cioffi, non si risparmiò in ospitalità, la partenza l’indomani per Casalbuono diretti a Padula, per raggiungere Auletta dove congiungersi con i rivoluzionari provenienti dai paesi del Cilento costiero e insieme raggiungere Eboli e di là marciare su Salerno. Le cose andarono diversamente: a Padula furono fermati e decimati dall’esercito borbonico e furono costretti a ripiegare su Buonabitacolo e di lì stremati ed affamati nei boschi presso Sanza.
Galzerano ricostruisce questa marcia e conseguenti arretramenti attraverso i territori del Cilento interno con dovizia di particolari in cui sono riportati i nomi dei luoghi e dei protagonisti degli avvenimenti, fino all’eccidio di Sanza, dove furono barbaramente trucidati Carlo Pisacane e molti dei suoi compagni. Era il 2 luglio del 1857. Un cippo di pietra ai margini di una strada di campagna ricorda pietosamente il barbaro evento. E, pur nel silenzio assorto delle colline che scivolano con uliveti e vigneti verso la vallata dei Bussento, sembra che l’eco riproponga i versi di un canto nella sonorità del dialetto: “Povero Pisacane/venuto ra luntano/ne vulìa rà na mano/ne vulìa liberà/. ‘Nsiem’a tanta cumpagni/àno alluccato forte/“A li patruni morte/Viva la lbertà”/E mò sò muori accisi/scannati tuttri quanti/ e nui ra oi nnanti/avimo ra penà:/Povero Pisacane…”

Ripeto che questa è la parte migliore della pubblicazione e che un territorio legato alla sua memoria storica potrebbe e dovrebbe farne una teatralizzazione di massa innanzitutto per riscoprire ed esaltare un periodo eroico della propria storia, ma anche per qualificare ed arricchire l’offerta culturale di una zona che ha legittime ambizioni di protagonismo turistico. Lo si è fatto, con ottimi risultati, altrove, non vedo perchè nel Cilento no. Una cosa mi sento di consigliare: un libro del genere non può assolutamente mancare nelle case dei Salernitani e dei Cilentani, soprattutto. E’ sufficiente una email o una telefonata a Galzerano Editore per averlo.

Giuseppe Liuccio

 

(*) – Carlo Pisacane (1818-1857) aveva pubblicato le opere Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49 (1850) e Saggi storici-politici-militari sull’Italia (1854); dello stesso anno è il “Saggio sulla Rivoluzione”. Nel 1856 aveva fondato insieme a Rosolino Pilo il periodico La Parola libera (NdR)

 

 

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