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Letterina

[1]

di Martina Carannante

 

Caro Antonio e caro Franco,

indirizzo qui qualche pensiero e voglio aprire un colloquio proprio con voi.
Vi anticipo dicendo che non vi darò del ‘lei’, mi avete visto nascere e crescere e questo mio atto vuole essere qualcosa che va al di là della formalità.

Franco, sei stato mio professore, veramente mi hai visto crescere, ci facevi fare i lavoretti di tecnica, muniti di colla e seghetto; in classe arrivavi sempre con il giornale sotto braccio, ti sedevi alla cattedra e tra un lavoro e un altro gli davi un’occhiata, ci stimolavi al dibattito, sempre; hai assistito al secondo grande esame: quello di terza media. Sicuro e con l’aria severa, eri lì dietro la cattedra, pronto ad intervenire per salvare uno di noi…

Antonio, amico di famiglia, sono vissuta nella tua era, quella gloriosa della Ponza bella, vivibile e ricca di gente, dove non ci mancava niente, dai beni di prima necessità al tempo libero… Ricordo ancora il periodo delle elezioni in piazza: “Vota Antonio, vota Antonio!” 
Tutto ciò appartiene ad un altro tempo, ormai passato, ma nitido nel ricordo.

Vi chiederete il perché di questo scritto e poi perché a Voi? …Sviolinata in pubblico? …Sfida?
Niente di tutto ciò.
Solitamente le lamentele si rivolgono al Sindaco, i problemi li deve risolvere lui… Io invece scelgo di rivolgermi proprio a voi, perchè siete molto più vicini a me e perchè – vi potrà sembrare strano – siete in una posizione d’oro!

Vincere e saper di poter cadere in qualsiasi momento è una posizione scomoda; aver perso e cercare in tutti i modi per risalire è la posizione migliore. Sarà che a me piace disturbare e non essere disturbata.

Ritornando a noi, bisogna fare qualcosa. Ponza non può continuare a morire così, non possiamo continuare a perdere, dobbiamo ricominciare a vincere e dobbiamo farlo tutti insieme.

Ho visto un vostro primo impegno, insieme e congiunti, poi più nulla. Non bisogna abbassare la guardia. Ponza e i ponzesi sono sofferenti, stiamo morendo, anzi “si stanno ammazzando corpi già morti”, e il miracolo di rivivere non è ovvio.
Carissimi, mi rivolgo a voi e vi ricordo che volere è potere!
Non deludetemi e non deludiamoci…
Con affetto
Martina