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Il PUA legale e quello illegale

Riceviamo in Redazione, da parte di un certo ‘Silverio Vitiello’, l’articolo sul PUA che pubblichiamo qui di seguito; ci è sembrato ad una prima lettura esporre i fatti con chiarezza ed apportare elementi originali alla discussione.

Senonché… Silverio Vitiello firma questo pezzo e Silverio Vitiello invia il commento (che si può leggere a fianco) all’articolo di Vincenzo Ambrosino (leggi qui [1]), in coda al pezzo stesso. Ma il tono e anche l’indirizzo mail del mittente sono differenti.

Anche l’indirizzo mail del ‘Giovanni Conte’ che ha inviato il primo commento a Vincenzo è diverso da quello di  ‘Giovanni Conte (di Silvano)’, che infatti nega di averlo mai scritto e che chiede, da ora in poi, di essere identificato con il patronimico. 

Diffidiamo i nostri collaboratori e commentatori dal perseguire la via – già rivelatasi nefasta nella nostra pur breve esperienza con il sito – dell’anonimato e dell’omonimia e ancora una volta li invitiamo ad esprimere le proprie posizioni in modo aperto e leale. Le idee hanno in sé la loro forza, senza bisogno di mascheramenti. I veleni e le lettere anonime  sono un altro retaggio del passato di Ponza che vorremmo veder scomparire.

La Redazione

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In questi giorni a Ponza ferve il dibattito sul nuovo PUA recentemente presentato dall’amministrazione comunale. Questo nuovo piano sostituisce quello adottato nel giugno del 2011 dalla precedente amministrazione e che fu abrogato – insieme al PUOC e al Regolamento Utilizzo Demanio Marittimo – all’indomani dell’insediamento dell’attuale giunta tacciato di essere “l’origine di tutte le illegalità!”.

Quello che si sta sviluppando è un dibattito complesso che va dalla “liberazione” della spiaggia di Sant’Antonio – con la relativa delocalizzazione delle attività che attualmente la “invadono”, al nuovo braccio che deturpa la bellezze del Porto Borbonico, alle polemiche sul catenario di Cala Feola, lo spazio per i noleggiatori di Le Forna, ecc., a quella più intellettuale innescata forse involontariamente da Franco De Luca con un articolo sulla “Irreversibilità” della situazione isolana, oppure a quella politicamente intrigante dell’Associazione ’A Priezza, che chiede salvaguardia per gli isolani e chiarezza sui tempi dell’eventuale realizzazione delle scogliere. C’è anche chi si è chiesto: era proprio così illegale il PUA adottato dalla precedente amministrazione da dover perdere altro tempo e spendere altri soldi pubblici (visto che ce ne sono pochini) per fare un nuovo progetto?

Bella domanda. Allora forse sarebbe opportuno confrontare i due progetti. Proviamoci:

Campi boa: sono più o meno sistemati come nel precedente piano, anche se risulta evidente una maggiore attenzione nell’escludere l’insediamento dei campi boe nelle zone SIC. Fatto sicuramente positivo sul piano delle buone intenzioni, ma che potrebbe di trasformarsi in negativo se non si accompagna con misure che scoraggino l’ancoraggio libero nelle zone SIC (Siti di Importanza Comunitaria – NdR).

Sono stati eliminati i due atolli sperimentali e alcune piattaforme/passerelle stagionali in legno per ampliare le zone di balneazione in sicurezza dal rischio caduta massi.

Infatti in questo PUA – a differenza di quello precedente – la pianificazione delle aree demaniali concedibili sembra limitarsi strettamente allo stato di fatto sancito dal PAI, senza ipotizzare le zone recuperabili con interventi di mitigazione del rischio – che pure sono in parte programmati.

Le Forna: Cala Feola, più o meno come il precedente PUA, si è cercato un compromesso al ribasso tra la vocazione alla balneazione della baia (piscine e spiaggetta) e la necessità di ricoverare alcune centinaia di natanti a ridosso dell’unica scogliera (peraltro ancora formalmente sotto sequestro) di tutto il versante ovest dell’isola. A Cala Acqua, è stata cancellata l’ipotesi di utilizzazione ormeggi della spiaggetta della Cantina, né è stata considerata l’opportunità data proprio dal PAI di realizzare una piccola scogliera a protezione dell’erosione della costa (con le case a picco sul mare) della Cavatella. Scogliera che in attesa di un eventuale futuro porto – nel quale verrebbe facilmente inglobata – darebbe una speranza ad una intera generazione di giovani fornesi senza prospettive a breve termine. Infine consentirebbe di liberare rapidamente dalle eliche Cala Feola.

A Cala Fonte, invece è stata correttamente inserita in prima battuta la zona di balneazione. Cala Gaetano e Cala Felci sono sparite dalle previsioni, per l’eliminazione delle strutture artificiali ecocompatibili ipotizzate in precedenza. Le restanti zone costiere non sembrano mostrare differenze sostanziali. Per cui per cercare gli asseriti elementi di illegalità del precedente PUA non resta che analizzare la zona portuale oggetto di un apposito “Quadro Programmatico”,che forse poco centra con il PUA, il cui acronimo sta per Piano Utilizzazione degli Arenili. Ma a parte questo dettaglio che non approfondiamo, è qui che troviamo le più forti differenze: la “liberazione” degli specchi d’acqua nella zona di Sant’Antonio che coinvolge più di 10 concessioni – alcune delle quali risalenti agli anni 90 – è la più eclatante. Senza entrare nel merito di questa scelta – salvo qualche perplessità sulla futura balneabilità della spiaggia – non resta che dedurre che in quest’ambito sia da ricercare quella che è stata definita la “madre di tutte le illegalità”.

 

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