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Il presepe: il dono dei ragazzi de Le Forna

di Martina Carannante

 

Tutti ricordano il famoso dipinto di Edvard Munch, “l’Urlo” o “il Grido” realizzato nel 1893 su cartone, con olio, tempere e pastello. L’ opera è un simbolo dell’angoscia e dello smarrimento che caratterizzeranno tutta la vita del pittore norvegese. Molti artisti, tra i quali anche Van Gogh, seguiranno questa scia dando vita all’Espressionismo.

I secoli trascorrono, le pagine di storia si scrivono e moltissime ancora se ne scriveranno, ma l’animo degli artisti non cambia. Sono sempre loro i più sensibili, coloro che assaporano per primi il cambiamento e soffrono maggiormente per le scelte sbagliate di altri.

Ponza non fa eccezione. Anche noi abbiamo i nostri artisti: inventori e maestri d’ascia, per diletto, per lavoro o per passione. Uno di questi è Silverio Avellino. Silverio è un ragazzo poco più grande di me, appassionato di storia e con grande spirito creativo; ogni anno, fin da quando frequentava le superiori, tra una materia e l’altra progettava e disegnava il presepe nella chiesa della S. Assunta in Cielo. Quest’anno, a suo modo, ha voluto “rappresentare” il suo grido. Molti sicuramente non approveranno questo paragone definendolo assurdo e anacronistico; a me piace vederlo così anche perché parlando direttamente con l’ideatore è stata proprio questa la sensazione.

Il presepe è stato allestito da tutti ragazzi, fatto alquanto strano visto che spesso si sottolinea la scarsa volontà e il poco interesse dei giovani per la cultura: Silverio Avellino (“capomastro”), Dino Romano, Luigi Balzano, Francesco Vitiello, Olimpia Brunori e Lorenzo Scarogni, il più piccolo della compagnia; per la parte elettrica Geppo e Massimino; in molti hanno collaborato, apportato le loro idee e dato un aiuto pratico sempre sotto lo sguardo vigile e la mano operativa di Silverio.

Il tema del presepe è la descrizione della realtà isolana senza eccedere troppo nella politica. Occupa un’intera navata della chiesa, è dislocato in due parti ed è stato costruito in un mese, nell’ultima settimana si lavorava fino alle 5:30 del mattino per  completare l’opera per la Messa di mezzanotte del 24.

L’ambientazione è data dalla prima parte che raffigura la zona di Le Forna: le case, lo Scoglio della Tartaruga, la fogna che sfocia tranquillamente a mare come fosse una “cascata di acqua sorgiva”, una porta e tanti calcinacci pronti a cadere in acqua, i cartelli di pericolo caduta massi, le zone rosse del Pai, le case con i cartelli vendesi… Tranne alcune, quelle dei forestieri, perchè come sottolinea Silverio: – “Loro sono sono ben accetti! Siamo noi ponzesi costretti ad andare via”.


 

La sacra famiglia, rappresenta la comunità ponzese; il Bambin Gesù nasce all’ombra di un gozzo capovolto, perché la grotta è inagibile.

L’altra zona rappresentata è Palmarola: l’isola magica, pura e spettacolare, l’isola di San Silverio. Sì, perché i ponzesi a lui si rivolgono da sempre nel momento del bisogno!

Continuando a parlare con Silverio, mi racconta della grande responsabilità che si è assunta per portare avanti quest’opera. Una responsabilità, più che per i sacrifici fisici e le notti insonni, perché a molti non è andato giù questo presepe così attuale.

Silverio e gli altri ragazzi sono fieri del loro lavoro, della loro opera d’arte; a termine della messa di mezzanotte, Padre Salvatore li invita a salire sull’altare, la chiesa è gremita e li acclama. È quella l’emozione più grande… il loro ‘grido’ è stato percepito ed è condiviso dai fedeli….

Il presepe rimarrà in esposizione per un bel po’ di tempo, si prospetta per tutta la stagione estiva. Le opere d’arte devono stare nei musei, ma non essendoci qui, il presepe rimarrà al suo tempio.

Volevo ringraziare ulteriormente, anche a costo di sembrare un po’ retorica, questi ragazzi che veramente si sono impegnati e ci hanno messo l’anima. Quando un po’ di tempo fa scrissi “La bella addormentata” – leggi qui [1] – pensavo anche a questo, ad un modo per aggregarsi e star bene non solo nei bar o sul muretto. Il mio appello è stato in parte percepito e mi fa piacere perché è segno, che soprattutto i giovani sono pronti a mettersi in gioco.

Foto (fare click sull’immagine per ingrandirla)

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