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Lettera a Monsignor Luigi Dies

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di Lino Catello Pagano

 

Carissimo Monsignore,

da poco è stato il vostro centesimo anniversario, nessuna cerimonia di commemorazione. Sapete, a volte Ponza è ingrata con i suoi figli; voi avete dato tanto in scritture in musica e canti al Signore, e poi non dimentichiamo l’inno a San Silverio.

Carissimo Don Luigi, vi ricordate quando vi sedevate all’organo e noi tutti intorno, con Silvano, Ciccillo, Luigi Ambrosino, Antonio de Luca, Aniello de Luca, Franco De Luca, Mimì ’u barbiere e tanti altri che ora mi sfuggono i nomi… Eravamo lì in circolo a preparare le canzoni per Natale, proprio quella che ho ascoltato pochi giorni fa su la pagina di Facebook di vostro nipote che porta lo stesso vostro nome…

Quanta emozione, dai miei sessantaquattro anni, sono piombato  con un salto di ben 56 anni a quando ne avevo solo otto; a quando nella preparazione del coro cantavamo “Voglio cantar la Nanna” …Mi sono emozionato non lo nego, anche qualche lacrima è sfuggita al controllo, erano lacrime di gioia,  e cosa dire di quella de i Pastorelli… Si fermava tutto quando qualcuno di noi sbagliava di brutto, o come dicevate voi: “Site iute fore d’u semmenato”, per dirci che avevamo ‘steccato’ o stonato, e quando ci venivate a cercare sulla spiaggia di Sant’Antonio per portarci in chiesa a cantare… Noi la prendevamo alla leggera e voi con una tirata di orecchie ci mettevate in fila.

Il mio ricordo va al giorno del mio ottavo anno di età, compivo gli anni il giorno dell’Immacolata, e proprio in quegli anni avevate organizzato l’Azione Cattolica maschile e femminile. Prima della processione, subito dopo la Messa, ad uno ad uno i giovani e le ragazze venivamo chiamati e Voi ci consegnavate la tessera dell’azione cattolica. Quel giorno è rimasto indelebile nella mia mente, sarà perché compivo otto anni ed entravo a far parte dell’azione cattolica.

Caro Monsignore non si può dimenticare Gennarino che di stecche in chiesa ne prendeva sempre, e voi con la vostra calma lo riprendevate durante la Santa Messa: – Gennari’ a vuo’ vascia’ ’sta voce, ca perdimme ’u file d’a canzone..! – e lui si zittiva, stava un po’, ma poi riattaccava e Ersilia Parisi lo afferrava per un braccio e lo scuoteva.

Quante ne abbiamo fatte… Si faceva a gara per chi dovesse andare su a suonare le campane durante le processioni, e poi durante i funerali, Gennarino vestito a lutto e con guanti di pizzo piangeva il morto, anche se non era un familiare suo, e voi che gli eravate vicino gli dicevate: – Ma che chiagne a fa’? – E cosa dire di quando si preparava la via Crucis con personaggi dal vivo… Fu l’anno che arrivò il Cristo con le braccia snodate situato ora all’entrata della chiesa di fronte alla fonte battesimale, fu una delle più belle via Crucis o processione del Venerdì Santo, mentre il resto della gioventù, quelli più grandi, erano dietro a preparare ’u fucarazz, assieme a Renato, altro personaggio indimenticabile della nostra isola; lui restava a vegliare il fuoco  e faceva da distributore di carbonella accesa per i bracieri della zona, partendo dalla Maestra Sofia, Carmelina, Civita, Tilde, Masto Ciro. Tutti quelli del vicinato attingevano per un po’ di giorni da ’u fucarazzo, per riscaldarsi, perchè restava acceso e durava dai tre ai quattro giorni. E sì perché eravamo organizzati in gruppi ad andare per le campagne dai contadini a raccogliere i pennicille, e li portavamo dietro dal dott. Martinelli, nel grande grottone che avevamo a disposizione. Ne portavamo di materiale da ardere!

Il mio ricordo più bello è di una domenica che voleste a tutti i costi che mio cugino Silverio – per capirci ’u figlie ’i Maurìn’ – ed io servissimo la Messa. Fu la prima e l’ultima volta che lo facemmo; per tutta la funzione siamo stati rosso fuoco come due peperoncini. Ci vergognavamo e pure era una cosa bella; cosa ci volete fare, a quei tempi eravamo un po’ timidi e ingenui.

Per San Silverio si stabiliva chi doveva portare lo stendardo di San Silverio quello di San Giuseppe e quello dell’azione cattolica sia maschile sia femminile; si faceva il sorteggio… Quante belle cose che ci hai insegnato,sono orgoglioso di essere stato uno dei giovani dell’Azione Cattolica di Ponza. I nostri compagni più adulti c’insegnavano come preparare ’a murtella, ’i pastocchie p’u presepie”…

Luigi, Silvano, Ciccillo erano le nostre guide;  ascoltavamo quanto ci dicevano e facevamo nostre tutte le belle cose che ora ricordo con nostalgia.

[2]

Carissimo Monsignore Dies, non se ne trovano più preti che si donano alla comunità anima e corpo. Meno male che adesso c’è’ a Priezza che ci fa rivivere “il presepe vivente” e tante altre belle cose, ma l’impressione è che Ponza attraversa un nuovo oscurantismo. A me che vivo lontano fa male il cuore sentire che ormai sono pochi quelli che vivono l’isola d’inverno. Quando c’eravate voi superavamo i cinquemila, ora chi sa se si arriva a mille..!

Ci mancate, se da lassù dove vi trovate siete vicino a colui che è il nostro Protettore, potete chiedergli se può fare qualcosa per la sua isola? Come si diceva una volta …che ce mettesse ‘a mana soia, per aiutare un’isola che va alla deriva.

Non voglio disturbarvi di più. Vorrei che un nuovo Don Luigi si affacciasse alla finestra di Ponza; io vi chiedo scusa per avervi importunato, mentre voi siete impegnato in cose Divine… Da parte mia vi faccio pervenire con tutto il cuore i miei saluti più cari, a voi che ci avete insegnato cosa è la vita.

Vostro figlio.

Lino