Ambiente e Natura

La stecca nel coro

 

di Giuseppe Mazzella di Rurillo

Dai beni culturali da salvare il piano per il lavoro ai giovani

In questi ultimi trent’anni – un periodo storico lunghissimo – in cui è stato smantellato lo “ Stato Sociale” con lo slogan e le politiche “ più Mercato e meno Stato”  all’ insegna del più selvaggio liberismo che avrebbe scandalizzato Luigi Einaudi sostenitore ed attuatore di un liberismo sociale che ha dato al Sud la Cassa per il Mezzogiorno, per  fare un esempio, per fortuna, di fronte al crollo dei partiti politici,è nato ed è cresciuto un volontariato civile che in piccole e grandi  cose ha messo un freno o un argine all’ individualismo imperante e si è sostituito allo Stato ed alle Autonomie Locali per mantenere non solo le conquiste civili ma la stessa economia italiana.

Il 28 aprile del 1975 Giulia Maria Mozzoni Crespi, Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli fondarono ufficialmente il FAI – Fondo Ambiente Italiano, Fondazione senza scopo di lucro nata da un’ idea di Elena Croce sull’ esempio del National Trust inglese. Lo scopo era ed è  “ promuovere in concreto una cultura di rispetto della natura, dell’ arte, della storia e delle tradizioni d’ Italia e tutelare un patrimonio che è parte fondamentale delle nostre radici e della nostra identità”.

Così il FAI  nella sua azione “ concreta” in oltre trent’anni di attività con l’ adesione di migliaia di cittadini italiani ha salvato, restaurato e aperto al pubblico importanti testimonianze del patrimonio artistico e naturalistico italiano. Oggi sono 23 i siti culturali e storici recuperati e gestiti direttamente dal FAI di cui uno in Campania, la Baia di Ierano. Il FAI si differenza dalle altre associazioni ambientaliste perché non si limita soltanto a denunciare un degrado ambientale ma interviene direttamente con proprio fondi e con quelli che è capace di raccogliere per salvare e mettere alla pubblica fruizione un bene culturale. L’ attuale presidente del FAI, Ilaria Borletti Buitoni – sempre una donna perché forse aveva ragione,almeno in questa osservazione Margaret Thatcher che “ se si vuole un bel discorso bisogna chiamare un uomo ma se si vuole risolvere un problema bisogna chiamare una donna” – ha dato alle stampe un libro dal titolo significativo: “ Per un’ Italia possibile-la cultura salverà il nostro Paese” presentato di recente a Napoli  e la presentazione è stata occasione per una visita agli scavi di Pompei con una forte denuncia per lo stato di  degrado in cui versa questo sito archeologico che non ha eguali al mondo. La Presidente Borletti Buitoni ha dichiarato che “ la vera urgenza è garantire i fondi per il mantenimento dei beni culturali” e che “ il FAI, che è una istituzione privata,è favorevole alla privatizzazione dei beni culturali e paesaggistici a patto che lo Stato abbia salda nelle  sue mani la possibilità di tutelare il paesaggio ed i beni. I privati possono solo aiutare”.

Valorizzare i beni culturali significa anche effettuare investimenti capaci di generare sviluppo ed occupazione. L’ economista Luigi  Zingales partecipando ad una trasmissione su la Sette per salvare il sito di Pompei ha dichiarato che “ l’ Italia ha le migliori e più belle ricchezze archeologiche, storiche e naturali del mondo e viene visitata da un flusso di turisti enorme e attendiamo sempre più visitatori: basti pensare  che un miliardo di cinesi e un miliardo di indiani vorrebbero venire a conoscere il nostro Paese. L’ Italia spende miliardi per il progetto del Ponte sullo Stretto di Messina e poi lascia  crollare  Pompei. La politica del nostro Paese dovrebbe essere quella di tutelare i nostri monumenti non solo per un motivo storico ma anche economico”. Per l’ economista Zingales  è urgente che “ lo Stato cominci a scegliere modelli di sviluppo flessibili per la gestione dei beni culturali”.

Il FAI ogni due anni indice un censimento dei beni culturali che ha chiamato “ I Luoghi del cuore” con il sostegno del gruppo bancario Intesa-San Paolo del quale fa parte il “ Banco di Napoli” e  sono scelti direttamente dai cittadini italiani e dai turisti. Sono beni trascurati o in stato di abbandono che invece debbono essere recuperati non solo per la Storia ma per l’ Economia.

Quest’anno è in atto il sesto censimento dei Luoghi del Cuore che partito a maggio si concluderà il 30 novembre essendo stata prorogata la data di scadenza fissata per il 31 ottobre  per permettere al maggior numero possibile di cittadini, soprattutto attraverso il web, di votare il loro luogo del cuore, per verificare l’ interesse della collettività locale per il bene segnalato. Sono stati finora segnalati 9.076 siti ed hanno partecipato finora circa 60mila persone solo attraverso il web.

Il sito più votato è la Reggia di Carditello  nel Comune di San Tamaro in provincia di Caserta. Un autentico  gioiello dell’ architettura settecentesca, sito reale dei Borboni con un parco di 11 ettari, in stato di abbandono e con una complicata  situazione proprietaria tanto che si vuole venderlo all’ asta. Sono stati costituiti comitati  e movimenti per la Reggia di Carditello che perfino il prof. Antonio Paulucci, già soprintendente al polo museale di Firenze ed attuale direttore dei Musei Vaticani e inventore del concetto di “ Museo Diffuso” per il patrimonio italiano, ha definito una “ vergogna nazionale”. C’è quindi una enormità di beni culturali abbandonati che valorizzati potrebbero essere occasioni di sviluppo. A Livorno, per esempio, c’è il Tempio della Congregazione Olandese Alemanna in completo abbandono ed a Napoli è stato segnalato l’intero quartiere della Sanità con il Museo di Totò per il quale si è mossa con un documento perfino l’ Università Federico II.

Nell’ isola di Ponza sono state raccolte  oltre 6mila firme per salvare dalla vendita all’ asta il Faro ottocentesco di Punta de La Guardia e farne con il fabbricato e la stradina un sito culturale da gestire per incrementare un nuovo tipo di turismo per la più grande delle isole ponziane.

Per iniziativa dell’ arch. Caterina Iacono è stato lanciato l’ appello per il recupero del complesso del Pio Monte della Misericordia di Casamicciola ( sec. 19°) ne “ I luoghi del cuore” e si è costituito un comitato con  l’ ing. Angelo D’ Abundo, la geologa Lucilla Monti, il prof. Gianni Vuoso, il dottor Franco Borgogna, Presidente dell’ Osservatorio sui fenomeni socio-economici dell’ isola d’ Ischia ( OSIS) e chi scrive questa nota, che ha raccolto finora circa 400 adesioni e 152 sul web, poca cosa rispetto alle 2.621 della Reggia di Carditello ma i promotori del sito casertano  sono partiti prima e sono riusciti a mettere in moto una grande mobilitazione.

Il FAI al termine del censimento comunicherà  a tutte le istituzioni pubbliche le segnalazioni ricevute e per i più segnalati si dichiarerà disponibile concretamente al recupero ed alla gestione.

Il recupero e l’ inserimento produttivo di questo enorme patrimonio italiano diventerebbe se posto in essere un vero e proprio piano per il lavoro per migliaia di giovani diplomati e laureati.

Abbiamo chiamato questo comitato per il recupero del Pio Monte della Misericordia con il progetto “ I Percorsi delle Therme” – perché vogliamo coniugare la Storia con l’ Economia –  il “ Gruppo Colibrì” come l’ uccellino che voleva domare l’ incendio della foresta con la sua goccia d’ acqua.

La favola del Colibrì ha un lieto fine e così  noi speriamo per il nostro progetto.

4 Comments

4 Comments

  1. Mimma Califano

    28 Ottobre 2012 at 23:00

    Per favore, evitiamo imprecisioni!
    L’articolo appena pubblicato sul FAI a firma Giuseppe Mazzella di Rurillo ha una serie di imprecisioni che ci preme rettificare.
    Innanzitutto rileviamo l’incongruenza numerica dei voti ottenuti dai vari “Luoghi del Cuore”: vi si dice che la Reggia di Carditello (CE) è ‘il sito più votato’, con 2621 preferenze e poi che quello di Ponza ne avrebbe ‘oltre seimila’ (!).
    In realtà i dati sono del tutto errati, per avere l’estensore dell’articolo desunto le sue stime dai voti raccolti esclusivamente via Internet, mentre ad essi vanno sommati quelli (in numero enormemente maggiore) inviati al FAI direttamente, tramite le schede individuali di preferenza distribuite da Banca Intesa San Paolo e con le schede cumulative di raccolta firme.
    A questo fine c’è stata sull’isola di Ponza una notevole partecipazione popolare alla Campagna per il Faro della Guardia e vari Centri di raccolta e banchetti sono stati attivi per tutta l’estate.

    Tutto il rispetto per la campagna intrapresa dai cugini di Ischia per segnalare il Pio Monte della Misericordia, ma francamente ci sorprende questa mancanza di tatto e di informazioni su un argomento che poteva ben essere una prova generale di coordinazione tra le isole, ad un fine comune.

    Mimma Califano – Comitato per la salvaguardia del Faro della Guardia di Ponza

  2. arturogallia

    29 Ottobre 2012 at 00:01

    Al di là dei numeri, che possono essere giusti o sbagliati, c’è un elemento da evidenziare: intorno ad un input esterno, come i “luoghi del cuore”, si possono creare dinamiche aggreganti all’interno della comunità isolana. In particolare, riconoscere gli elementi naturali o culturali già esistenti sull’isola come risorse economiche intorno alle quali promuovere lo sviluppo di un turismo diverso da quello marino può favorire la creazione di nuovi posti di lavoro (non solo nel periodo estivo) e il conseguente incremento economico…
    Purché ci sia interesse a farlo, oltre che la voglia…

  3. Mimma Califano

    29 Ottobre 2012 at 07:49

    Gentile Arturo Gallia,
    i numeri sono realtà non opinabili, ma possono essere citati a sproposito. Chi ha messo insieme e consegnato le firme pacco dopo pacco, sa distinguere tra quelli giusti e quelli sbagliati!
    Alla serata per il Faro della Guardia del 10 agosto u.s. – insieme al grande amore dei ponzesi per questo faro-simbolo e a molte altre cose – si è anche sottolineato come questa campagna potesse essere il volano per una rinascita ideale e anche turistica dell’isola.

    • arturogallia

      29 Ottobre 2012 at 11:39

      Siamo d’accordo che i numeri non siano opinabili, ma il centro della questione non è quella, a mio avviso.
      “I luoghi del cuore” è stata l’iniziativa intorno alla quale si sono riuniti i ponzesi e tutti i “forestieri” amanti dell’isola. Questo aspetto, e non le 100 o le 100.000 firme raccolte, devono far riflettere e bisogna cercare di dare risposta al quesito: possono i beni culturali, artistici, storici e naturali essere il volano per la rinascita, mi permetta, non ideale, bensì economica e turistica dell’isola? Si possono ripetere dinamiche e sinergie simili facendo convergere le forze verso i benefici – economici, sociali, politici – per i ponzesi?
      Su questo, a mio avviso, dovrebbe soffermarsi Ponza e dare vita a quel dibattito che, come dice lei, è stato accennato il 10 agosto scorso.
      Mi sembra, inoltre, che le pagine di questo sito possano veicolare e animare questo dibattito sulla possibilità di valorizzare i beni presenti sull’isola come risorse economiche.

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