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Il Presidente di Palmarola

[1]di Paolo Iannuccelli

Il Presidente di Palmarola, il Sindaco di Palmarola, non c’è più. Scegliete voi come definirlo. Ernesto Prudente ci ha lasciato in punta di piedi, in un ospedale romano, così lontano dalla sua isola del cuore, dove – forse – avrebbe voluto dire addio alla vita terrena. Palmarola, l’isola più bella del mondo, dove ossidiana ed asparagi selvaggi si confondono, dove la palma nana diventa gigante di bellezza. Ernesto era profondamente legato a quello splendido chilometro quadrato, fatto di sublime immensità spirituale, luogo di meditazione invernale e di caotico turismo estivo. La vita di Ernesto è stata intensa, ricca di soddisfazioni, sempre alla ricerca di cose nuove, di libri da scrivere, di amici da ascoltare, di cose rare da conservare nella sua ricca e preziosa biblioteca. Difficilmente a Palmarola avete trovato più di due abitanti fissi: Ernesto Prudente e il guardiano della villa di Carla Fendi. Lui abitava “in collina”, a 170 metri di altezza, in una casa modesta, fatta di due stanze e un terrazzo con vista mozzafiato. Camminava molto, andava sempre alla ricerca di cose nuove, in mezzo a tante bellezze. Lui percorreva i vecchi sentieri tracciati dagli agricoltori. I pirati barbareschi utilizzavano Palmarola come rifugio nelle pause delle loro scorrerie. Per Ernesto, l’isola dei sognatori, era di un fascino che lo seduceva anima e corpo, era il capo dello stato libero di Palmarola, con tanto di carta intestata. Prudente ha insegnato per 32 anni nella scuola elementare, svezzando generazioni di giovani, attenti ai suo insegnamento ed alle parole di speranza e saggezza. L’impegno politico di Ernesto si è sempre concentrato sul Psi, su quel socialismo riformista, a misura d’uomo, che tanto lo ammaliava. Ha ricoperto la carica di vice sindaco, ha condotto tante battaglie in favore della popolazione isolana. La più importante, negli anni settanta, è stata il blocco del porto per protestare e far cessare l’attività della miniera Samip a Le Forna che produceva lutti e silicosi. Lui era il leader, colui che convinceva i paesani a lottare per una causa giusta. Intervenne prontamente, persino, il ministro, potente democristiano, Roberto Tremelloni per mediare in merito alla questione Samip.La miniera fu chiusa nel 1975, su ordinanza del coraggioso sindaco Mario Vitiello, farmacista, socialista di razza. Ernesto amava il mare, provenendo da una famiglia di marinai: il padre era comandante del piroscafo da carico Richard, dei fratelli Mattera, impegnato nel trasporto di derrate alimentari. <Mio papà mi portava con lui fin da bambino – raccontava – superando l’opposizione feroce di mia madre>. Una vita bella e lunga, quella di Ernesto, terminata in una calda serata di fine settembre, dopo aver sopportato un male di quelli che ti colpiscono improvvisamente. Ma i suoi libri non rimarranno nell’oblio, saranno un porto sicuro, un approdo per i giovani, per i turisti, per i ponzesi che lo hanno sempre amato ed ammirato. Usi, costumi e dialetto. Queste parle Ernesto le pronunciava spesso, erano fondamentali. Noi lo ricordiamo così. Ciao amico Ernesto, ti sia lieve la terra.

Paolo Iannuccelli