Dibattito

La casa del dolore (3)

di Gino Usai

Già nel 1922 il cinema aveva trattato il tema della manipolazione e dell’assoggettamento delle persone  con il grande capolavoro Fritz Lang “Il Dottor Mabuse”. Anche Mabuse è uno scienziato, un medico psicoanalista che attraverso l’ipnosi e il magnetismo manipola e assoggetta le persone. Si arricchisce stampando banconote false, giocando d’azzardo  e speculando in borsa con mezzi illeciti, seminando il panico nel mercato azionario facendo poi razzia di titoli. E’ un genio malefico a capo di un’organizzazione malavitosa. Alla fine la sua stessa genialità lo porterà alla follia.

Con questo film Lang realizza un affresco lungimirante del capitalismo finanziario dei suoi tempi tra tracolli finanziari, inflazione e criminalità.

Mabuse nel suo delirio di onnipotenza è l’incarnazione del male ed è  una figura molto attuale: si attaglia bene alla crisi economica dei nostri tempi, all’onnipotenza del potere finanziario e alle speculazioni in borsa e al cinismo degli operatori.

Anche Josef Mengele è un medico, ma stavolta non siamo più nella finzione cinematografica o nella letteratura, bensì nella più terribile delle realtà. Si rese tristemente famoso per aver messo al servizio di Hitler i suoi crudeli esperimenti di eugenetica, usando come cavie i deportati di Auschwitz; attività che gli valse il soprannome di “Angelo della morte”. Poteva analizzare le sue cavie, operarle, sezionarle e ucciderle senza dover dar conto a nessuno, nemmeno alla sua coscienza. Proverbiale la sua crudeltà: uccideva senza pietà prigionieri a calci, colpi di pistola o iniezioni letali. Era fissato tra l’altro di raggiungere la possibilità cambiare il colore degli occhi. Aveva una passione particolare per gli esperimenti sui gemelli: una volta volle unire  due bambini zingari per creare dei gemelli siamesi artificiali, naturalmente morirono, tra mille sofferenze.

Per Hitler vi erano nella società tedesca degli “elementi degenerati”, che avevano compromesso la purezza della popolazione indebolendola. Per eliminare questa tara diede vita ad un vasto progetto di igiene razziale mirante all’eliminazione di bambini e adulti affetti da malattie gravi o da malformazioni congenite. Si stima che l’esecuzione del programma eugenetico sia costata la vita di oltre 200.000 persone.

Infine Hitler operò anche il progetto razziale “Lebensborn” (sorgente di vita) ossia il tentativo di costruire una razza superiore facendo accoppiare i migliori uomini tedeschi con le più belle donne dei paesi nordici. Nacquero così centinaia e centinaia di Lebensborn Kinder .

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Sul tema della manipolazione genetica e del cattivo uso della scienza la Chiesa è stata sempre molto attenta e preoccupata.

Benedetto XVI, il 3 maggio 2012, intervenendo all’Università Cattolica del Sacro Cuore  ha detto che la ricerca scientifica non deve perdere mai il senso del suo limite: “Vissuta nella sua integralità, la ricerca è illuminata da scienza e fede; da queste due ali trae impulso e slancio, senza mai perdere la giusta umiltà e il senso del proprio limite (…) Il nostro è un tempo in cui le scienze sperimentali hanno trasformato la visione del mondo e la stessa autocomprensione dell’uomo. Le molteplici scoperte, le tecnologie innovative che si susseguono a ritmo incalzante sono ragione di motivato orgoglio ma spesso non sono prive di inquietanti risvolti (…) l’uomo del nostro tempo, ricco di mezzi ma non altrettanto di fini, vive spesso condizionato da riduzionismo e relativismo, che conducono a smarrire il significato delle cose. Quasi abbagliato dall’efficacia tecnica, l’uomo dimentica l’orizzonte fondamentale della domanda di senso, relegando così alla irrilevanza la dimensione trascendente (…) su questo sfondo, il pensiero diventa debole e acquista terreno anche un impoverimento etico, che annebbia i riferimenti normativi di valore”. Il Papa ha poi ribadito che la scienza e la fede non sono nemiche ma al contrario l’una e l’altra si completano nel dare un senso e una prospettiva alla vita umana. Scienza e fede hanno una reciprocità feconda, quasi una complementare esigenza dell’intelligenza del reale”, sottolinea infatti il Pontefice osservando però al tempo stesso che ”paradossalmente, proprio la cultura positivista, escludendo la domanda su Dio dal dibattito scientifico, determina il declino del pensiero e l’indebolimento della capacità di intelligenza del reale’”.

(Continua)

Gino Usai

 

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