Ambiente e Natura

L’estate rovente del 2012

La Redazione

 

A Ponza quest’estate sarà ricordata come una delle più calde degli ultimi decenni. Non solo per le temperature africane, ma per i tanti problemi di cui l’isola soffre da anni. Problemi, forse mai affrontati con la dovuta attenzione, che si sono ingigantiti e minacciano di strozzare non solo la vita economica, ma lo stesso tessuto sociale.

In piccolo Ponza rappresenta la situazione italiana, analizzata fino a bizantinismi di cui siamo alfieri nel mondo, ma spesso senza soluzioni pratiche e ispirate al buon senso.

E’ vero, come ponzesi, sappiamo bene che molte questioni non sono mai state affrontate nel modo giusto e nei tempi giusti. E questo è in parte imputabile a quella sorta di lassismo che consegue ai lenti, immutabili mesi invernali, in cui la vita sembra cedere ad un soporoso letargo.

La questione collegamenti, la sanità, la portualità, la fruizione dei beni demaniali ad uso turistico, tutte le attività in qualche modo connesse a questo potente e furioso motore che tutto travolge, hanno bisogno di essere finalmente regolamentate. E per essere regolamentate devono essere gestite con leggi chiare e alla portata di tutti. Su tutte queste questioni grava un dilemma di base: è giusto che i beni di tutti vengano “sfruttati” seppure a pagamento da pochi? Qualche decennio fa un nostro sindaco ‘illuminato’ si oppose a che la spiaggia di Frontone, da sempre ‘la spiaggia dei ponzesi’, fosse affittata a dei privati, benché mimetizzati dietro una sigla sindacale prestigiosa.

Oggi i tempi sono cambiati e forse è necessario utilizzare alcuni dei beni di tutti a favore del Comune per far funzionare meglio la macchina pubblica. Una macchina pubblica che, spending review  (revisione della spesa pubblica – NdR) a parte, sembra ormai sempre più una divoratrice di risorse senza limiti.

I vecchi ragionieri, pedanti ma oculati, ricorrevano ad uno strumento chiaro e leggibile: la partita doppia. Entrate ed uscite. E in un sol colpo d’occhio si era in grado di vedere quante fossero le somme in attivo e quante quelle in passivo, con la specifica dell’utilizzo delle stesse.

Una brutta abitudine legislativa da tempo prevede entrate solo apparentemente mirate, ma di fatto disperse in una miriade di rivoli. Basti un esempio. Il recente aggravio del costo dei collegamenti di un euro e cinquanta a biglietto, non deve essere necessariamente utilizzato per provvedere agli stessi collegamenti, ma può essere ‘spalmato’ su vari utilizzi che includono anche l’arredo urbano e le attività culturali. Queste “distrazioni” non fanno che aggravare una situazione già di per sé molto confusa.

Ora sulla spesa pubblica crediamo ci siano da fare valutazioni più accurate.

È da qualche giorno su tutti i media la notizia delle “violazioni” riscontrate sulla ‘famosa’ spiaggia di Frontone e sui provvedimenti messi in atto dall’Amministrazione comunale. Non è possibile entrare nel merito, in un campo su cui solo gli organi giudiziari possono ora intervenire. Vorremmo solo far rilevare che la spiaggia per antonomasia degli isolani avrà un intervento di restyling e di messa in sicurezza per una spesa che sembra si aggiri attorno ai due milioni e mezzo di euro. Partendo dal presupposto che oltre cinque miliardi di vecchie lire, investiti sulla parete di Chiaia di Luna, hanno prodotto di fatto il “non utilizzo” della stessa spiaggia per anni, come è possibile continuare a spendere somme importanti per “mettere in sicurezza”? Invece di investire sui collegamenti, sulla sanità, sul lavoro dei giovani, come invece sarebbe preferibile?

Sarà un paradosso, ma tutta questa preoccupazione, seppure legittima, della “messa in sicurezza” delle coste di Ponza, fino ad arrivare all’incredibile percentuale del 97% dell’intero perimetro di Ponza, ha portato nel breve periodo alla chiusura e alla non fruizione di gran parte delle nostre coste.

Ora non si riesce a capire: lo Stato non ha soldi per i servizi primari e sperpera su cose che non sempre trovano utilità. Questi impegni economici andrebbero meglio utilizzati, a nostro modesto parere, nel curare gli accessi al mare, ripristinando  vecchie strade come quella straordinaria scalinata di epoca romana di Cala Inferno.

È su queste questioni che invitiamo il nostro Sindaco e la Giunta in carica a dare risposte adeguate, affinché Ponza non continui ad essere “preda” di pochi che lucrano, pur sotto nobili propositi, mentre il resto della popolazione langue ed è penalizzata solo per avere casa su uno sperone di roccia.

 

La Redazione

8 Comments

8 Comments

  1. Franco De Luca

    26 Agosto 2012 at 06:08

    Ma infine: la chiusura del Frontone Village è stata un’azione positiva o no?
    L’articolo tratta tante cose ma per l’argomento più interessante per la Redazione stessa e per il momento amministrativo attuale non si sbilancia.
    Chi scrive sono due mesi che cerca di rimarcare le differenze fra “legalità” e “giustizia”. Era una demarcazione che credevo contasse strategicamente (due mesi fa), ma non ho mai affermato che potesse essere raggiunta la “giustizia” SENZA la “legalità”.
    Se Ponza-racconta non riesce ad esplicitare questo principio, la “fumosa collusione” col malaffare, lamentata dall’ottobre 2011 e di cui la popolazione ponzese si sta vergognando ancora, non viene spazzata via.
    Anche il Consigliere d’opposizione Antonio Balzano grida che la legalità sia l’imperativo d’obbligo per tutti gli esercizi pubblici e privati in Ponza.
    Dopo la sterzata avuta dalla Magistratura è tempo che la società civile si dichiari pronta al rinnovamento. Senza patteggiamenti politici o ideologici o altro.
    Francesco De Luca

  2. La Redazione

    26 Agosto 2012 at 14:55

    Risposta a Franco De Luca
    Nello specifico, il fondo redazionale è stato stimolato dall’opportunità di pubblicare o meno una lettera di Antonio Balzano del 24.08 – inviata a noi come a numerosi altri organi di stampa, e quindi di pubblico dominio – con la sua versione dei fatti, densa di chiamate a correo, per chiedere l’applicazione della “Legge” anche agli altri esercizi commerciali che insistono sulla spiaggia di Frontone.
    Tale lettera è seguita ad una precedente “Dichiarazioni del Sindaco di Ponza a seguito dell’esecuzione dell’ordinanza di (chiusura forzata) dello Sporting Frontone”, anch’essa di pubblico dominio.
    Ebbene, si ribadisce: essendo entrambe lettere di parti (avverse), ciascuna con la sua versione dei fatti, e la materia oggetto di contenzioso giuridico e penale, Ponza racconta si astiene dall’entrare nel merito delle questioni e anche dal rispondere alla domanda a questo punto semplicistica (o solo provocatoria): la chiusura del Frontone Village è stata un’azione positiva o no?.
    Per altri aspetti Franco De Luca ha avuto una risposta esauriente da Silverio Tomeo a commento del suo articolo Sotto il Monumento (5). Legalità e Giustizia del 17 luglio u.s. (Leggi qui)
    La Redazione

  3. Franco De Luca

    27 Agosto 2012 at 07:20

    Nè semplicistica nè provocatoria; è una domanda che chi legge si pone perché dall’articolo non si evince. E’ una domanda chiara alla quale andrebbe data una risposta chiara. Dalla Redazione e non da Silverio Tomeo. Da Ponza racconta e non dalla Procura.
    Qui c’è da chiarirsi moralmente da che parte stare e non giuridicamente.
    Comunque non voglio polemizzare. Di ragioni ci sarebbero, ma non voglio. Perché è chiaro io sono perché la legge valga per tutti. Per tutti.
    Francesco De Luca

  4. La Redazione

    27 Agosto 2012 at 07:28

    Se parliamo di ‘massimi sistemi’ è ovvio che tutti vogliamo che ‘la legge valga per tutti’, e che ‘il bene trionfi sul male’. Altrettanto ovvio che sono i particolari a fare la differenza e la materia è così delicata e complessa da non poterla liquidare con giudizi massimalisti o ‘tranchant’.
    Adesso chiudiamo la polemica?
    La Redazione

  5. bonofranco

    1 Settembre 2012 at 23:54

    Scusate, ma perchè non mettiamo in sicurezza le Tre Cime di Lavaredo, il Cervino, la Marmolada, già che ci siamo le Dolomiti tutte? Eppure la gente ci va, sui sentieri cadono sassi e massi, ma nessun magistrato di Trento o Bolzano si sogna di chiuderne l’accesso o di imbragarle di reti!
    OK ad eliminare i cornicioni sporgenti sulla testa dei bagnanti, NO alla paranoia di una illusione di sicurezza che non si potrà mai raggiungere .

  6. Pasquale

    2 Settembre 2012 at 13:02

    A proposito di crolli e “ messa in sicurezza”.

    Mi ricordo che, e voi che siete residenti o assidui frequentatori dell’Isola, correggetemi se sbaglio, nella fanciullezza, fruivamo liberamente di tutta l’Isola: grotte Azzurre, grotta del Core, Chiaia di Luna per intero, parata, scarrupata, faraglioni e spiagge ecc. ecc., e poi “rotte e ruttoni”. Per non parlare di Frontone. L’unico crollo di cui sentii parlare fu quello dell’architrave dell’Arco di Palmarola.
    Eravamo noi incoscienti e i nostri genitori irresponsabili?
    Perché tanti crolli negli ultimi anni?
    Quali le cause?
    Non credo alla sola fragilità della roccia, altrimenti, penso, nel corso dei secoli l’Isola sarebbe diventata come la… ” Botte”
    E’ subentrata, forse, anche un’ eccessiva cautela?
    Come ovviare concretamente e dettagliatamente?
    – Pasquale Scarpati

  7. Luisa Guarino

    2 Settembre 2012 at 19:39

    Vorrei condividere e completare dal mio punto di vista quanto scrive Pasquale Scarpati al riguardo. Come tanti di voi quand’ero ragazza, ma anche in età adulta, ho assistito di persona in diversi angoli di Ponza a piccoli crolli, a sassi e massi di diversa grandezza che si staccavano dalle pareti e cadevano su spiagge, calette e/o in acqua. Eppure, come sottolinea Pasquale, facevamo ugualmente il bagno ovunque, uscivamo in barca, approdavamo senza preoccupazioni: non ci è mai successo niente! Fortunati, incoscienti? Certo, con il passare dei decenni le cose non sono migliorate, e il fragile ecosistema dell’isola risente sempre più dell’azione di pioggia, vento, onde: è inevitabile.
    Personalmente ricordo quasi all’ordine del giorno piccole frane o cadute di sassi a Chiaia di Luna, prima e dopo l’installazione dell’inutile e costosa rete che tutti conosciamo; diversi anni fa, molto prima che la giovane turista morisse schiacciata da un masso, due mie cugine, accortesi appena in tempo di una frana che veniva giù dalla parete, si sono salvate correndo come disperate e gettandosi in acqua: sono vive e vegete, e oggi raccontano l’episodio con un sorriso. Ma tant’è!
    Quand’ero bambina, ricordo perfettamente un masso di tutto rispetto che ha spaccato un sedile della nostra barca di legno sulla battigia dellla Marinella dei morti: per fortuna in barca non c’era nessuno perché eravamo tutti in acqua al largo. Non voglio dilungarmi su episodi analoghi, condivisi e condivisibili da tanti altri ponzesi come me, e non solo.
    All’epoca, se anche qualcuno si fosse ferito, mai si sarebbe sognato di denunciare il Comune o chi per lui. Ma le cose sono cambiate. Così, se popolazione e turisti hanno tutte le ragioni di voler godere delle straordinarie bellezze dell’isola, l’Amministrazione comunale ha tutto il diritto di tutelarsi. Cercando naturalmente di intervenire laddove possibile.

  8. bonofranco

    3 Settembre 2012 at 23:33

    la messa in sicurezza dei dirupi , piaccia o meno , togliendoci la preoccupazione di guardare verso l’alto per schivare eventuali meteoriti in arrivo sulle nostre teste , comporta però che il nostro sguardo rivolto verso il basso indulga tristemente sulla gran quantità di monnezza , plastiche , buste e detriti di varia natura che ornano ormai cronicamente sentieri , passaggi e addirittura tratti di costa della nostra isola . Un esempio ? andate a vedere cosa si è accumulato sulla spiaggia dello scoglio della Tartaruga….. risposta: tanto non ci va nessuno : per forza , chi sarebbe così masochista ? alla Caletta le cose non vanno molto meglio , e sappiamo tutti che lì si riversano anche le acque nere di metà Forna ! quante volte ho sentito dire : sono i turisti che sporcano : vero , ma se vuoi che vengano e spendano , devi ripulire , come fanno in Romagna e altrove . Ci sono angoli di Ponza dove vedo da anni gli stessi detriti e rifiuti , ormai sono diventati rassicuranti , fanno parte del paesaggio . Ma non tutti sopportano , non tutti pensano “pittoresco , molto pittoresco” , molti non tornano più . E poi dai colpa alla crisi , al governo ……e se fosse colpa della trascuratezza ??

È necessario effettuare il Login per commentare: Login

Leave a Reply

To Top