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La serata del 10 agosto per il Faro della Guardia. Continua la pubblicazione degli interventi. Punto (5)

sintesi e proposizione a cura della Redazione

Seguendo l’ordine di svolgimento della serata – leggi qui [1] – pubblichiamo l’intervento  di Gianfranco Gagliano al punto 5)

 

5.     Relazione-intervista con Gianfranco Gagliano sugli aspetti tecnici  del Faro della Guardia e su alcune caratteristiche del suo lavoro (la “scheda tecnica” sotto riportata è stata messa a punto grazie alla collaborazione e agli apporti di Gianfranco Gagliano, Mimma Califano ed Enzo Di Fazio)

 

Scheda tecnica del Faro della Guardia

Il faro della Guardia venne costruito nel 1886.

Nello stesso anno venne anche realizzata la strada a zig-zag  che, tracciata ai piedi del monte Guardia, o meglio attraverso la “Scarrupata”, arrivava fino alla sella del faraglione.

Questo percorso è stato utilizzato fino a quando, negli anni ’50/’55, non venne costruita  la strada attuale che taglia il costone del monte Guardia a guisa di cerniera con un dislivello dolce e lineare.

La realizzazione di questo nuovo percorso rappresentò per i fanalisti una grande conquista, visto che negli anni precedenti, precisamente intorno agli anni ’30, si era sviluppato un acceso dibattito intorno all’esigenza di rendere più sicuro l’accesso del personale, dall’abitato di Ponza al Faro.

Di proposte se ne fecero tante: tra le più curiose quella di spostare il Faro dal faraglione della Guardia all’isola di Palmarola e quella di creare un’alternativa al sentiero zigzagato, costruendo un nuovo sentiero sulla cresta del monte Guardia, che doveva superare  – non si sa come – un dislivello di 170 mt.

La proposta che incontrò i maggiori consensi fu però quella di costruire una galleria che doveva attraversare tutto la base della Scarrupata, dalla sella del faraglione fino alla zona del Bagno vecchio, per una lunghezza di 520 mt. Non se ne fece poi nulla poiché la realizzazione del progetto costava troppo (leggi qui [2]).

Invece il viottolo che dalla sella del faraglione si inerpica sul crinale  dello stesso, disegnando una piccola muraglia, per arrivare fino al piazzale del faro è dello stesso periodo  in cui è nato il faro.

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Dal punto di vista della struttura in muratura il fabbricato è alto 12 mt.; lo sovrasta la torre esagonale con la lanterna. Contiene 4 grandi appartamenti, due per piano, e due ampi locali a piano terra uso deposito e stanze da lavoro. Ci sono poi alcuni accessori, un vano lato Palmarola, il pozzo sul cortile, il forno ed un altro piccolo locale adiacente. Parliamo di oltre 500 mq. quadrati di superficie.

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Inizialmente il faro funzionava con l’alimentazione a petrolio. Successivamente, intorno agli anni ’50, con la realizzazione della nuova strada venne  assicurata la fornitura di energia elettrica e di conseguenza l’alimentazione divenne elettrica.

Il Faro è collocato sulla cima del faraglione della Guardia ad un’altezza di 112 mt. sul livello del mare. È un faro a ‘ottica rotante’, a luce bianca, alimentato dalla rete elettrica. Nella lanterna, oggi, è montata una lampada di 1000 W e ve n’è una di riserva di 100 W.

Con la prima il faro ha una portata luminosa fino a 24 miglia marine; con la seconda i raggi luminosi arrivano fino a 18 miglia.

Ciò che amplifica il raggio luminoso sono le lenti costruite attorno alla lampada. Le lenti che si utilizzano oggi sono quelle derivate dalle modifiche apportate nel 1800 dal fisico Fresnel alle classiche lenti convesse.

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Fresnel, mediante l’intaglio di una serie di gradini,  modificò il classico profilo della lente convergente in un nuovo profilo, in modo da renderla più leggera  e conferirle un rendimento luminoso notevolmente maggiore.

I fari si distinguono tra di loro per gli intervalli che intercorrono tra i fasci di luce ed i momenti di eclissi, e per la durata dei segnali luminosi e la loro sequenza. L’insieme di questi elementi ne denotano la cosiddetta “caratteristica” e ne sanciscono l’unicità, indispensabile ai naviganti per avere nozione del tratto di mare che stanno attraversando.

L’intervallo di tempo entro il quale si svolge l’intero ciclo della caratteristica di un faro si chiama “periodo”. Il faro della Guardia ha un periodo di 30”, cioè in 30 secondi i raggi luminosi, attraverso la rotazione dell’ottica, fanno un giro completo di 360 gradi.

Nell’ambito del giro completo si susseguono tre fasci luminosi della durata ciascuno di 0,3 secondi ed intervallati i primi due da un’eclissi della durata di 5,7 secondi ed il terzo da una eclissi di 17,7 secondi. Se sommiamo le singole frazioni di tempo, abbiamo come risultato appunto 30 secondi.

La bianca luce del Faro della Guardia ha una portata di 225 gradi principalmente in direzione sud. Si intende che sul giro totale di 360 gradi, per 225 gradi la sua luce taglia il Tirreno; ne resta priva la parte – quindi i gradi – corrispondente al Monte Guardia – quando la luce scorre sulla fiancata del monte – e per le prime miglia dopo Palmarola, nella parte che sta immediatamente dietro di essa, perché poi, a maggior distanza il suo fascio di luce si allunga oltre l’ostacolo dell’isola e porta il segnale a raggiungere anche i gradi in direzione Palmarola.

Il faro è a 112 metri sul livello del mare.

La ‘Fossa del Tirreno’ e’ tra le 10 e 11 miglia in direzione sud sud-ovest dalla Punta della Guardia.

 

Sempre al faro della Guardia, collocato all’estrema punta di levante del piazzale, a 96 mt. sul livello del mare, c’è un fanale a luce rossa per segnalare il pericolo degli scogli delle ‘Formiche’.

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La posizione dei piccolo fanale per ‘le Formiche’ in una stanza dedicata e con lo sportello che lo protegge, ne delimita il raggio d’azione che si esplica attraverso la finestrella contigua

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Il suo segnale si combina con quello di un altro piccolo fanale, anche questo a luce rossa, situato sul Faro della Madonna.

La vista di entrambi da parte di una imbarcazione che attraversa quel tratto di mare, segnala che la nave è in prossimità degli scogli e che è necessario effettuare le opportune manovre per scongiurare il pericolo di andarvi a sbattere contro.

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Il meccanismo per far funzionare il faro è rimasto sempre lo stesso fino al 1975, allorquando ne è stata decisa l’automazione con l’introduzione dell’accensione con il sistema a valvole solari.

Fino ad allora l’anima della lanterna era costituita da un ingegnoso e delicato meccanismo ad orologeria. Tale sistema, fatto di ingranaggi molto simili a quelli contenuti in una cassa di orologio, si avvaleva di un peso, collegato alla stregua di un pendolo alla cassa, con un cavo di acciaio che faceva ruotare le lenti mano mano che andava a srotolarsi nella sottostante torre.

I fanalisti a turno durante la notte dovevano ‘darvi corda’ ogni 4 ore per assicurare che il peso non toccasse mai il fondo della torre, scongiurando così l’arresto della rotazione delle lenti.

L’automazione  ha conseguentemente sancito che il faro non avesse più bisogno di personale che vi facesse la guardia.

 

Per quanto riguarda queste similitudini architettoniche tra i fari bisogna fare una precisazione.  In realtà la loro somiglianza è solo apparente, non esiste un faro uguale ad un altro, e non solo in Italia, ma in tutto il mondo, sia per quello che riguarda la struttura, la forma o la colorazione, che per quello che riguarda la loro luce. L’aspetto esterno, ben descritto in ogni portolano, serve a riconoscerli durante il giorno, mentre la loro luce, lampo, eclissi, eclissi, lampo all’infinito, li rende riconoscibili di notte. Ogni portolano riporta la sequenza della luce e dell’eclissi, ed ogni faro ha una sua particolare sequenza.  Quello di Genova, ad esempio, ha un periodo di luce 0,2”, eclisse 4,8”, luce 0,2”, eclisse 14,8”. Alcuni fari lanciano un unico lampo con un periodo ben definito, intervallato da una lunga eclissi; altri ne lanciano due o tre, sempre intervallati dall’eclisse; altri fari, oltre al lampo bianco, lanciano anche un lampo verde ed uno rosso, per segnalare zone di particolare pericolo, mentre ci sono fari che mantengono una luce bianca fissa. Questo dipende dalla loro collocazione e dalla loro funzione.

 

Come molti altri fari italiani, anche per il Faro della Guardia, tutta la struttura è avvolta da una sorta di ragnatela di materiale conduttore – una gabbia di Faraday – con la funzione di gigantesco parafulmine che protegge il caseggiato durante le tempeste.

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Sintesi a cura della Redazione

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