Ambiente e Natura

Informazioni di base sulle droghe d’abuso. Appendice sugli effetti oculari e sulle ‘sostanze paracadute’. (18)

di Sandro Russo

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Appendice sugli effetti oculari delle droghe d’abuso

Non si insiste mai abbastanza sull’opportunità di sviluppare – da parte di medici, parenti e amici, nel sospetto di una tossicodipendenza non dichiarata – una attenzione specifica agli occhi del soggetto. Molte informazioni sull’abitudine al consumo e sul tipo di droga prevalentemente usata possono infatti essere desunte da una attenta osservazione degli occhi e delle pupille.

È ormai diffusa, tra ‘addetti ai lavori’ e non, la nozione che gli oppiodi provocano un restringimento pupillare così intenso da essere definito ‘pupille a spillo’ (leggi qui).

Di segno opposto – cioè nel senso di una dilatazione– è l’interessamento pupillare in caso di assunzione di cocaina (leggi qui) e sostanze correlate [amfetamine (leggi qui) ed extasy (leggi qui)].

La dilatazione pupillare dipende dalla componente adrenalinica (simpatico-mimetica) delle sostanze; ma poiché la stessa attivazione del ‘sistema adrenergico’ è presente in altre situazioni, la dilatazione pupillare si manifesta anche nello stress estremo e nella paura, disgiunta da ogni uso di sostanze d’abuso.

Infine una dilatazione pupillare (midriasi), opposta alla miosi a spillo dell’effetto degli oppiacei, è presente nella ‘sindrome di astinenza’ da eroina e sostanze correlate (leggi qui)

Anche le sostanze anticolinergiche  – belladonna e sostanze derivate di tipo atropinico  (*) – danno luogo a dilatazione pupillare, tanto che sono usate in campo oculistico per dilatare la pupilla e rendere così possibile l’esplorazione strumentale del fondo dell’occhio. E qui, ovviamente, non é in causa un’abitudine all’uso di droghe ma un effetto farmacologico di sostanze il cui effetto dilegua nel giro di alcune ore (peraltro sostanze vegetali di tipo anticolinergico possono anche essere oggetto di abuso: per la Datura, leggi qui).

L’uso di allucinogeni puri (leggi qui) del tipo dell’LSD, della fenciclidina e della ketamina, non dà luogo a segni oculari; ma un soggetto in balìa di un ‘viaggio’ da sostanze psichedeliche è riconoscibile da ben altri segni, come espressioni mimiche, di gioia o di paura, mentre vive il suo sogno chimico.

Infine l’uso abituale dei cannabinoidi (leggi qui) – che non hanno influenza sul diametro pupillare – è denunciato dagli ‘occhi rossi’, perennemente irritati come se si fosse andati in motorino senza occhiali o si fosse stati a lungo in un luogo pieno di polveri in sospensione.

Sono piccoli accorgimenti – tra lo sguardo medico e una più attenta capacità di osservazione – da mettere in atto da parte di parenti e amici di un soggetto che si sospetta faccia uso di ‘droghe’, per coglierne precocemente i segni e non sottovalutare le sue eventuali richiesta di aiuto, anche se inespresse.

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Appendice su i ‘comedown remedies” ovvero “le sostanze paracadute”

Altre sostanze vengono infine qui presentate, prive di pericolosità e potenziale d’abuso, ma abbastanza diffuse nel giro degli abusatori, specie occasionali o ‘del sabato sera’, per le proprietà di mitigare o dissimulare gli effetti più evidenti di alcune droghe. Conoscerle può essere utile a genitori ed educatori in quanto segnale indiretto di un mondo collegato a quello delle droghe d’abuso. Sono note come ‘comedown remedies’ ovvero “sostanze paracadute”; tutte di libera vendita in quanto associazioni di vitamine e sostanze biochimiche non tossiche. A seconda dei diversi effetti che si intendono contrastare, si distinguono:

  • RU 21 (ac. fumarico, succinico, L-glutamina, Vit. C) è per l’hung-over da alcool.
  • After E (estratti vegetali precursori della serotonina) è impiegata per contrastare gli effetti dell’extasy
  • After C (L-tirosina, Vit. B6, Vit. E) è contro gli effetti sgradevoli della cocaina

 

(*) – La belladonna (Atropa belladonna) deriva il suo nome scientifico, nella denominazione binaria di Linneo, da Atropo, quella delle tre Parche che recide il filo della vita, e dall’uso (inizialmente arabo, poi dell’antica Sicilia) da parte delle donne, di instillare il succo diluito della pianta negli occhi, per dilatare le pupille: il che le rendeva incapaci di una visione distinta, per paralisi dell’accomodazione, ma con gli ‘occhi sognanti’, evidentemente molto apprezzati al tempo.

 

Sandro Russo

 

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