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‘Ponza delle Stelle’ e i rimbalzanti di Giove (1)

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di Sandro Russo

             “… L’universo non è solo più strano di quanto immaginiamo,

                 ma è anche più strano di quanto possiamo immaginare…”

                                                                                    G.B.S. Haldane

 

Nelle due belle serate dedicate alle stelle, qui a Ponza, abbiamo aperto gli occhi e la mente a un mondo più grande dei nostri confini abituali… Il cielo stellato e le costellazioni, Saturno, il pianeta gassoso con il caratteristico anello e le sue numerose Lune, tra cui Titano…

Gli amici dell’Associazione Pontina di Astronomia (APA) in questi giorni ci hanno parlato della missione spaziale della sonda Cassini – dal luglio 2004 nell’orbita di Saturno – che ci ha inviato attraverso lo spazio dati e immagini eccezionali del 6° pianeta del sistema solare.

Nel gennaio 2005 il lander Huygens che si è separato dalla nave-madre ed è sceso nell’atmosfera del suo satellite Titano; durante l’avvicinamento e all’atterraggio, ha raccolto dati sull’atmosfera, immagini della superficie, rumori dall’ambiente circostante: un’atmosfera di idrocarburi, i fiumi e laghi di metano liquido, rocce di ghiaccio; la superficie percorsa da venti impetuosi…

Diventano più reali, alla luce di queste informazioni, i paesaggi concepiti dalla fantasia degli uomini quando ancora non c’erano mezzi di osservazione del cielo, o gli strumenti erano così grossolani che il grande Galilei vide solo ‘qualcosa di diverso’ in Saturno, senza riuscire ad identificarne gli anelli.

Su Titano gli strati di foschia nell’atmosfera abbassano la temperatura nelle zone più basse, mentre il metano alza la temperatura sulla superficie. I criovulcani eruttano metano nell’atmosfera, che ricade sulla superficie sotto forma di pioggia, formando dei laghi di metano liquido.

Decisamente non è un ambiente per umani… Ma sono mondi che gli appassionati di quel genere letterario che va (impropriamente) sotto il nome fantascienza – o sf – science fiction – ben conoscono…

 

La fantascienza ha sempre disegnato mondi alieni, ma non è un astruso esercizio di stile fine a se stesso; spesso la buona sf è in grado di focalizzare un aspetto essenziale di un sentimento universale e di dare veste di racconto ad una teoria; o ad una intuizione.

Perfino ad una metafora…

Questa, in parte sintetizzata alla buona, è una storia da Clifford D. Simak [Desertion (Diserzione); 1942]:

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In un futuro possibile la razza umana si è espansa nel sistema solare, grazie a tecniche biologiche rivoluzionarie che riescono a trasferire i pensieri e una coscienza umane in corpi adatti a sopravvivere in diverse condizioni ambientali.

Il successo finora è stato completo su tutti i pianeti che possiedono una forma di vita autoctona, di cui riprodurre le caratteristiche biologiche, tranne che per Giove.

Questo pianeta, che è stato l’ultimo ad essere colonizzato, ha condizioni ambientali tremende; una pressione di una tonnellata per centimetro quadrato, un’atmosfera di ammoniaca; piogge di acido cloridrico… e via dicendo. La presenza umana vi è possibile solo sotto cupole di acciaio ad elevatissima resistenza continuamente rifornite di energia, per stabilizzare la coesione interna del metallo.

Giove possiede una forma di vita; figure goffe denominate ‘i Rimbalzanti’ dai terresti che le osservano dai visori della cupola; i biologi sono infine riusciti a riprodurne le caratteristiche biologiche che li rendono compatibili con le condizioni di vita del pianeta e a trasferirle su esseri umani, per colonizzare anche quest’ultimo pianeta.

Sono stati già fatti tre tentativi, apparentemente riusciti almeno per quanto attiene alla tecnica. Dagli schermi della cupola si sono visti gli organismi modificati segnalare che andava tutto bene e allontanarsi ballonzolando tra le nebbie venefiche. Ma c’è stato comunque qualcosa che non ha funzionato: nessuno di essi è tornato indietro.

Sconcerto tra i ricercatori; il progetto di colonizzazione segna il passo e Giove sembra ancora una volta sfuggire all’umanità.

Ma il direttore del progetto è tanto sicuro dei presupposti teorici dell’impresa e della tecnica impiegata, che decide di far eseguire le modificazioni adattative alla vita aliena, su se stesso e sul proprio cane Towser.

 

Ora, ‘in diretta’ da Giove…:

 

“…Non era il pianeta che aveva visto al televisore; si era aspettato che fosse diverso, ma non fino a questo punto. Si era aspettato un inferno di pioggia d’ammoniaca e vapori puzzolenti e l’assordante, tonante tumulto della tempesta; nuvole e nebbia in agitazione e il lampeggiare aggrovigliato di fulmini mostruosi.

Non si era aspettato che il diluvio sferzante si riducesse a una pioggerellina purpurea che si spostava come ombre in movimento su un manto erboso rosso e porpora. Non aveva neppure immaginato che quegli scoppi di fulmini serpeggianti potessero essere bagliori di pura gioia disegnati su un cielo colorato.

Mentre aspettava Towser, flette’ i muscoli del suo nuovo corpo, stupito per la forza e l’agilità che provava. Non era un brutto corpo, pensò, e sorrise al ricordo di come aveva commiserato i Rimbalzanti quando li vedeva di sfuggita sullo schermo del televisore.

Sarebbe stato difficile immaginare un organismo vivente basato su ammoniaca e idrogeno invece che su acqua e ossigeno; difficile credere che una simile forma di vita potesse conoscere lo stesso brivido vitale che conosceva il genere umano. Difficile concepire la vita in quella densa tempesta che era Giove senza sapere che ovviamente ad occhi gioviani non appariva affatto come una tempesta.

Il vento lo accarezzava con dita gentili mentre ricordava sussultando che secondo gli standard terrestri quello era un turbine ruggente, una furia a trecento chilometri all’ora carica di gas mortali.

Piacevoli profumi gli scesero nel corpo; fragranze appena percettibili, perché non aveva il senso dell’odorato che ricordava. Era come se tutto il suo essere stesse assorbendo una sensazione di lavanda, eppure non era lavanda. Era qualcosa, lo sapeva, di cui non conosceva il nome e senza dubbio era il primo di molti enigmi di  terminologia. Perché le parole che conosceva, i simboli che gli servivano come terrestre non gli sarebbero bastati in quanto gioviano”.

 

proposto da Sandro Russo

 

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