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Schizzi di salsedine da Ponza (25)

[1]

di Franco De Luca

 

Giugno ci lascia. Atteso per l’intero anno, ogni 20 di mese, ora è passato.

Così come la nostalgia della festa, ché non riesce a lasciare ricordi di profumo di mortella, di stupori allegri alle note della banda, di  accesi lampi di fede.

Senza ricordi vivi ci lascia giugno.

San Silverio è una parola mercificata che di sentita fede vive soltanto in alcuni vecchi, affranti nell’animo perché le gambe non permettono loro di seguire l’apoteosi della processione.

La festa di san Silverio così mi è apparsa: una parata di vanaglorie.

Fasullo lo sfoggio del clero, devozionalmente lontano dallo spirito della festa. Che era festa una volta perché dava ai Ponzesi la gioia di inorgoglirsi per il loro Patrono: papa umiliato, santo degli umili, vestito d’oro soltanto per un giorno e per i restanti accanto a chi lavora, a chi nella vita coniuga sforzo e impegno.

Fasulla la festa nello sfarzo in cui si nasconde l’isola, che non trova vanto nei ragazzi in fila, in una processione che mostra appieno la confusione del paese.

L’isola ha un’anima che sta alla finestra, non si mostra, e i botti ne offuscano l’autenticità, gli scampanii suscitano sorrisi, i canti non elevano l’animo al cielo.

E i Ponzesi lasciano che la falsità cassi quanto san Silverio e giugno e la festa e la ponzesità hanno scritto in animi come quelli di Lino, Carmelina, Maria e Annamaria.

Abbiamo bisogno di una rinascita interiore, noi Ponzesi. Non ce la può dare il parroco, non il sindaco, non il governatore regionale.

Chi ce la può dare ?

[2]

 

Francesco De Luca (Franco)

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