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“Ogni cosa a suo tempo…”

di Enzo Di Fazio

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Foto di Mario Giacomelli dalla raccolta” Verrà la morte e avrà i tuoi occhi”

Sfogliando le pagine di ponzaracconta, mi è capitata casualmente sotto gli occhi “Una storiella ponzese” riportata da Sandro (leggi qui [2]) sulla morte di un uomo ancora giovane e sulle osservazioni fatte dallo zio quasi novantenne a difesa del proprio diritto alla vita.

Il racconto mi ha riportato alla memoria una bella espressione raccolta a Ponza in occasione del funerale di un nostro caro compaesano.

La morte – si sa – è un evento della vita cui, prima o dopo, tutti si va incontro. In alcuni casi è atteso, in altri arriva all’improvviso, raramente è desiderato.

“Ma quando uno muore, muore per tutta la vita?”  – domanda  un bambino in  “Così è la vita – Imparare a dirsi addio”, un  noto  libro  di Concita De Gregorio (Ed .Einaudi – ottobre 2011)

[3]

Per chi crede in una vita oltre quella terrena, la morte rappresenta un viaggio che tutti dovranno intraprendere per ritrovarsi poi insieme in un luogo che non si conosce ma che, nell’immaginario dei più, piace pensare molto simile a quello che  si è lasciato.

***

L’episodio risale a diversi anni fa. Utilizzo, per rispetto delle persone coinvolte, dei nomi immaginari.

Salvatore, anziano ultraottantenne,  chiuso ormai nella bara lascia la propria abitazione portato a spalla dagli amici dei figli. La moglie, affranta, piange confortata dai parenti.

Filomena, la cognata, più o meno coetanea, sull’uscio di casa, agitando la mano a mo’ di saluto ed alzando la testa con il collo teso a scorgere la bara che si allontana, esclama:

“Salvato’, che vuo’  fa’… ’o Pataterne accussì ha vulute…  Mo’ va annanze tu e… quanne’è tiempe… vienece a scunta’..!”

 

Un riconoscimento nei confronti della volontà divina per essere stata “risparmiata” ma anche un saluto (e non un addio) per un viaggio che nella  speranza del “reincontro” trova la forza di alleggerire il dolore del distacco.

 

Enzo Di Fazio (Vincenzo)