- Ponza Racconta - https://www.ponzaracconta.it -

Giannino Conte

[1]di Gino Usai

Ho saputo della morte di Giannino Conte e ne sono rimasto fortemente dispiaciuto.

Quest’uomo onesto e buono, nel nostro immaginario di bambini degli anni Sessanta, era il “Maestro Giannino”. Sulle sue spalle poggiava il lavoro, oscuro e preziosissimo, di segreteria per quelle affollatissime scolaresche d’un tempo. Si può dire che era un pilastro della scuola elementare di Ponza Centro, insieme a nonna Michelina la bidella. Silenzioso, laborioso, competente, sempre pieno di zelo e di bontà, anche con noi piccoli scolaretti. Uomo integerrimo, stoffa d’altri tempi, cattolico praticante.

Giannino Conte era nato a Ponza il 25 giugno del 1929, da Giosuè e Albano Giovanna. Avrebbe compiuto tra qualche giorno 83 anni.

Nel 1998 ebbi modo di “strappargli” una breve intervista, e lui volentieri mi affidò alcuni suoi preziosissimi ricordi. Io indagavo sul periodo dei confinati a Ponza e sulla guerra. Mi raccontò che nel1939 aPonza tanta gente auspicava la fine del confino, perché sacrificava e restringeva troppo la libertà dei ponzesi. Ma non per colpa dei confinati, i quali erano considerati degni galantuomini, per via dei fascisti, i quali spesso sottoponevano la popolazione ad angherie e soprusi. Sugli Scotti e per tutta la Guardia, saccheggiavano cantine e pollai. Anche sua madre fu vittima di soprusi, una volta i fascisti le portarono via polli, conigli e tutto quel che c’era.

A casa Giannino aveva – come pochi altri ponzesi – una radio a galena con la quale da casa sua  riusciva a captare i bollettini di guerra che venivano emanati quotidianamente.

Quando Mussolini giunse a Ponza la mattina del28 luglio 1943 (Giannino aveva 14 anni), nell’isola corse voce che era arrivato un “pezzo grosso” con una  corvetta. Nel pomeriggio si seppe che si trattava di Benito Mussolini. Incuriosito dal grosso personaggio, tutti i giorni  Giannino con i suoi amici si recava sulla spiaggia di S. Maria per tentare di vedere il duce, ma i carabinieri non permettevano a nessuno di avvicinarsi alla sua abitazione. Un giorno lo vide affacciarsi e poggiare le mani sul parapetto del balcone (com’era solito fare), ma non c’era più Piazza Venezia davanti a lui, solo una spiaggia piena di bastimenti tirati a secco per via della guerra. La sera lo scortavano i carabinieri in una passeggiata sulla strada verso Le Forna.

A Giannino in quei giorni, vista la sua intelligenza e perspicacia, un carabiniere addetto alla sorveglianza di Mussolini gli affidò il delicato compito di trascrivere su un pezzo di carta i bollettini di guerra trasmessi dalla radio. Così tutti i giorni il piccolo scrivano diligentemente riportava su carta i bollettini di guerra che il carabiniere puntualmente passava a ritirare per consegnarli a Mussolini.

Addio caro Maestro, uomo buono e silenzioso; vai in pace, guardaci con la tua solita bonomia da lassù: t’accorgerai che dai tuoi silenzi abbiamo imparato molto.

Alla famiglia, affettuose condoglianze

Gino Usai