Archeologia

I simboli araldici del potere a Ponza

di Enzo Bonifacio

 

L’interpretazione delle varie componenti di uno stemma consente di stabilire i legami che ne hanno strutturato la discendenza familiare e di risalire alle vicende della storia che hanno  spesso coinvolto popoli e nazioni. In questo modo anche piccoli territori come le nostre isole condizionate dalle vicende dei dominanti, sembrano superare gli stretti confini locali ed entrare a far parte della grande storia del Mediterraneo e dell’Europa.

Il primo personaggio di rango che si insediò sulla nostra isola fu nel 1477 il duca Alberico Carafa del ramo dei Carafa della Stadera; nonostante le origini campane, la personalità equilibrata ed i meriti acquisiti sul campo valsero a colmare gli attriti tra Napoli e lo Stato della Chiesa tanto è che il Commendatario delle Tre Fontane di Roma gli affidò in enfiteusi l’arcipelago ponziano. Durante questo periodo  fu edificata, nei pressi del porto, una torre tonda che, durante l’incursione dei turchi nel 1655 fu completamente distrutta. Il blasone dei Carafa è uno scudo a campi verticali rossi su fondo argento sormontato dalla corona ducale. Nella foto pubblicata sul libro dell’Apolloni Ghetti lo stemma è inquartato con quello della moglie Giovannella da Molisio.

In altre situazioni accanto allo stemma ducale è posta una stadera, elemento che contradistingue il ramo dei Carafa della Stadera da quello dei Carafa della Spina: è questo il caso della torre daziale della città di Marigliano che fu governata, come Ponza, dal duca Alberico. L’enfiteusi dei Carafa sulle nostre isole si esaurì nel 1524 con l’ultima feudataria Lucrezia Carafa.

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I Duchi Farnese di Parma, in seguito ad una “commenda” fatta da Papa Paolo III Farnese ricevettero in donazione le isole e governarono Ponza dal 1542 fino alla fine del Seicento. Durante questo periodo furono costruiti dei presidi militari di cui l’unico che ancora rimane in piedi è la torre quadrata oggi impropriamente chiamata “torre dei borboni”;  fu inoltre avviato un primo timido tentativo di colonizzazione.

Il blasone dei Farnese nella forma più evoluta così come appare proprio su una antica mappa del Seicento che riguarda Ponza è caratterizzato da uno scudo sormontato dalla corona ducale. Il riferimento all’origine della famiglia è costituito dai sei gigli, sul 1° e 4° quarto, che alludono ai rapporti originari della famiglia con la Toscana e Firenze. Nel 2° e 4° quarto è lo stemma della casa D’Austria con una banda orizzontale (Austria-Asburgo) e tre bande oblique  (Borgogna). Al centro dello stemma è il simbolo della Chiesa di Roma, il baldacchino basilicale d’oro e d’argento, posto in palo che allude alle importanti parentele con i Papi. Al centro il simbolo del Portogallo: cinque scudetti di azzurro in croce caricati ognuno di cinque bisenti d’argento in croce diagonale con bordura caricata da sette castelli d’oro. Lo stemma Farnese, secondo il Tricoli, era intagliato su pietra all’ingresso della torre di Ponza.

Con il matrimonio di Elisabetta, ultima rappresentante della famiglia Farnese, a Filippo V di Borbone le isole ponziane furono portate in dote e confluirono nel patrimonio del Regno di Napoli. Con i nuovi regnanti nel 1734  fu promossa la colonizzazione delle isole importando una nuova popolazione, fu avviata la costruzione del porto di Ponza della chiesa e degli edifici che ospitavano magazzini e le abitazioni dei funzionari, in pratica il nucleo del nuovo paese. Sulla torre dell’isola per un secolo e mezzo svettò la bandiera del Regno delle Due Sicilie rappresentata da un fondale bianco su cui si staglia lo stemma dei Borbone.

Il blasone borbonico è costituito da un ovale riccamente decorato sormontato dalla corona regale e circondato dai simboli di numerose onorificenze; le varie parti che lo compongono sono come un albero genealogico che parla delle numerose parentele che la famiglia ha contratto con i più importanti casati d’Europa. Il primo simbolo da cui iniziò la costituzione dello stemma e da cui proviene la ricca discendenza regale è quello degli Angiò: si trova nella parte inferiore ed è composto da un tappeto di gigli d’oro su campo azzurro sormontato da un rastrello rosso. A fianco la croce gialla di Gerusalemme con altre quattro piccole croci tra le anse (portate da Federico II di Svevia). In alto a destra le bande verticali a colori rosso e giallo testimoniano la successione degli Aragonesi che scacciarono gli Angioini dalla Sicilia. Con il periodo spagnolo della dinastia si configura lo stemma delle Due Sicilie e vengono apposte le armi di Castiglia Leon e Granada rappresentate dai leoni rampanti, le torri ed il piccolo spazio triangolare alla base. Con Carlo V entrano nello stemma le armi degli Asburgo (due bande rosse orizzontali intercalate da una banda bianca, a sinistra dell’ovale) di Borgogna (bande oblique blu alternate a bande gialle, in tre campi diversi nella metà sinistra dell’ovale) di Brabante (leone rampante giallo su campo nero)  Tirolo  (aquila rossa in obliquo su fondo bianco). Con Filippo II nello stemma sono acquisiti i simboli di Portogallo (cinque scudetti in croce diagonale con bordura di sette castelli in oro) Fiandre (bande oblique blu e gialle e leone rampante nero su fondo giallo). L’ultima importante definizione dello stemma fu opera di Ferdinando II di Borbone che lo arricchì con i simboli dei Farnese (sei gigli blu su campo giallo, al centro) e dei Medici (cinque palle rosse su fondo giallo, a destra) onorando in tal modo la nuova parentela (Elisabetta Farnese). Intorno alla base dell’ovale è posto un collare con tutte le onorificenze del nobile casato. Pertanto partendo da destra troviamo l’ordine della Concezione, l’Ordine Costantiniano, il Toson d’oro preceduto in alto dall’ordine di San Gennaro, l’ordine di San Ferdinando e l’ordine di Santo Spirito.

 

Vincenzo Bonifacio (Enzo)

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