Ambiente e Natura

Elogio della Nostalgia (1)

di Sandro Russo

 

“Quest’epoca geniale, dunque, ci fu o non ci fu? Difficile rispondere. E sì e no. Ci sono infatti cose che completamente, fino in fondo, non possono accadere. Sono troppo grandi per rientrare in un avvenimento, e troppo magnifiche. Tentano soltanto di accadere, tastano il fondo della realtà per sapere se le sostiene; e subito si ritraggono temendo di perdere la propria integrità in una realizzazione difettosa… E poi, nella nostra biografia, restano quelle macchie bianche, stimmate odorose, quelle perdute orme argentee di piedi nudi angelici, disseminate a gran passi lungo i nostri giorni e le nostre notti…”

[Bruno Schulz  (1892-1942): Le botteghe color cannella –  Einaudi 2001]

 

È da un po’ che nei nostri discorsi – nelle cose che leggiamo/scriviamo e che ricorrono su questo sito – ci stiamo arrotolando nella nostalgia. Ci stiamo ‘facendo’ di nostalgia.

È altrettanto evidente che ‘nostalgia’ è molte cose; tanti nomi e sfumature per diversi stati d’animo, riportabili, in fondo, ad un sentimento di mancanza.

Emozione complessa, tanto che Wikipedia, citando un lavoro della BBC, la annovera tra le dieci parole più difficili di tradurre in tutte le lingue del mondo.

Basti pensare alla parola saudade, la più usata dei poeti e scrittori di lingua lusitana, che si può tradurre come ‘malinconia’, o ‘nostalgia’, o ‘tristezza per un ricordo felice’; ma non solo… Si può sentire ‘mancanza dolorosa’ di molte cose: di qualcuno/qualcosa che non c’è più, di qualcuno che amiamo e che è lontano o assente, di un caro amico, di qualcuno o qualcosa che non si vede da tanto tempo, di qualcuno con cui da molto non parliamo, di un luogo caro (la patria, il proprio paese, la propria casa), di un cibo, di situazioni, di un amore.

 

Sembra di sentire l’eco di un libro molto amato…

In: Ogni cosa è illuminata – un libro in tre tempi, favoloso e attuale, centrato sulla memoria e il suo recupero – la bis-bis bisnonna del protagonista conosce seicentotredici (!) tipi di vaga tristezza (che è una varietà di nostalgia), tra le quali ‘la Tristezza dello Specchio’, ‘la Tristezza degli Uccelli Addomesticati’, ‘la Tristezza di esser Tristi davanti a un Genitore’, ‘la Tristezza dell’Umorismo’, ‘la Tristezza dell’Amore senza Scioglimento’.

Copertina del romanzo di Jonathan Safran Foer (2001, Ed. Guanda) e una scena del film tratto da esso, a basso budget e privo di alcune parti rispetto al libro, ma altrettanto notevole (‘Everything is illuminated’), di Liev Schreiber del 2005

 

La nostalgia può diventare ricordo poetico, con le parole che Karen Blixen usa per esprimere nostalgia per la ‘sua’ Africa:

“…Ora io so una canzone dell’Africa – pensavo – una canzone della giraffa e della luna nuova sdraiata sul dorso, dell’aratro nei campi e dei visi sudati degli uomini che raccoglievano il caffè. Ma sa l’Africa una canzone che parla di me?
Vibra nell’aria della pianura il barlume di un colore che io ho portato,
c’è fra i giochi dei bambini un gioco che abbia il mio nome,
proietta la luna piena, sulla ghiaia del viale, un’ombra che mi somiglia,
vanno in cerca di me le aquile del Ngong?

[Da Karen Blixen – ‘Out of Africa’- 1937: Ed. Feltrinelli 1963]

 

Ma torniamo alle nostre letture sul sito…

Ho letto e riletto la poesia di Gino Usai “Pasqua” (leggi qui), nella sua inconsolabile nostalgia: “(…) Antica Pasqua, / t’ho sognata, / t’ho invocata, / sono venuto, / ma non t’ ho trovata. / Sei fuggita, / sei sparita! (…)”.

Ho anche ripensato alla pragmatica presa d’atto dei cambiamenti avvenuti, nella lettera di Vincenzo Ambrosino “Ai Nostalgici” (leggi qui): “Sì, è vero il corso Pisacane era pieno di negozi aperti e dietro al “Corridoio” sentivi l’odore del cibo e il vociare delle mamme. Si è vero, c’era la “Controra” e c’era il Cinema e “Minicuccio”, ma la cosa più importante era che io ero bambino e quell’isola era il centro del mio universo”. Con il commenti di Silverio Tomeo che lo metteva in guardia dal cadere nell’eccesso opposto, quello del cambiamento…

Ho rivissuto il “Sogno” di Lino Catello Pagano (leggi qui).

Così gli scritti per la ‘Festa della Mamma’, che sono diventati per Franco De Luca echi del ricordo del padre e motivo di pensieri sul tempo che passa (leggi qui): “ (…) Pare ca nuie / simme padrune d’u tiempo / e invece / è ’u tiempo ca ce ioche / comme vo’ isso (…)”.

Mentre Pasquale Scarpati s’immagina la ‘nave’ Ponza, salpata per lidi perigliosi, tornare indietro, alla sicurezza del porto riparato (leggi qui).

E anche Polina, che di tutti gli Autori citati è la più giovane, comincia a mostrare i primi sintomi della malattia: “Mi porto, stampato sul palmo, l’odore di un tempo lontano.
 Trattengo, nel continuo ricordo, l’immagine di un tenero mondo.
 Occhi bambini, ridenti, uniche stelle in un cielo cadente”.

 

Tutto ho letto, e con ciascuno di sentimenti espressi ho provato ad entrare in risonanza…

 

Don’t ask me why, but time has passed us by…  – Non mi chiedere come è successo, che il tempo ci è passato addosso…

(traduzione libera, da: First of May – Bee Gees; 1969)

 

Sandro Russo

[Elogio della Nostalgia. (1) – Continua qui]

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