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Ponza, uno stato d’animo lungo sessantatré anni

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di Antonino Di Stefano

 

Sono nato a Bari, unico barese tra un fratello Peppe (Pinuccio! – NdR) ed una sorella Franca entrambi ponzesi. Mio padre Teodoro faceva la guardia ai confinati, prima a Ventotene e poi a Ponza. Conobbe mia madre Nannina, ponzese di  “mare ’e coppa” e la sposò.

Persona per bene mio padre, fascista fino alla morte, ma onesto e rispettato, per cui non dovette scappare dall’isola alla caduta del fascismo. Poi trovò lavoro a Bari e la famiglia si trasferì.

Tutte le estati, quando finivano le scuole, da solo o in compagnia di mia madre, si avverava il sogno di trascorrere le vacanze a Ponza. A volte ci restavo fino alla riapertura delle scuole ad ottobre.

Sembrerà strano che uno nato e cresciuto a Bari dica che tutto quello che è diventato lo deve in gran parte a Ponza, eppure è così. Il primo amore giovanile, pulito, innocente, è con una ponzese (ora siamo ‘amici’ su Facebook ). La prima esperienza sessuale, molto più tardi, fu con una turista, a Ponza.

Fu sempre su questa isola che grazie ai miei zii, Gennaro “Ciaulìn” e Salvatore, divenni comunista e conobbi quella straordinaria figura di Temistocle. Ricordo discussioni politiche accesissime in cui mio padre veniva messo in minoranza; per lui così onesto era impensabile che i militi fascisti approfittassero del coprifuoco per andare a rubare nelle case dei contadini. Ricordo il dolore di zio Tonino e zio Gesidio che ebbero grandi difficoltà a poter andare in America a ricongiungersi con le loro mogli perchè risultava che avano fratelli iscritti al partito comunista.

Per mantenermi durante l’estate ho anche ‘lavoricchiato’ a Ponza. Alla Torre dei Borboni preparavo le colazioni al mattino e conobbi Lucio Dalla. La sera lo accompagnavo in un locale sul molo dove al piano suonò per la prima volta “Disperato erotico stomp” e si disse indeciso se metterlo su disco. Lo rincontrai anni dopo ad un concerto a Taranto dove dirigevo il servizio d’ordine e mi disse che “Come è profondo il mare” l’aveva scritta a Ponza. Anni dopo sentii in televisione che lo avevano ispirato le Tremiti. Ma questa è un’altra storia.

Un anno feci il tassista per Giulio con quelle sue macchine scassatissime e ricordo che una volta con turisti e bagagli su una vecchia Renault Mehari mi cedettero i freni su una discesa dalla Guardia. Riuscii a fermare la macchina contro una “parracina”.

Anche l’amore per la terra l’ho imparato a Ponza dagli zii che tenevano quelle “catene” come fossero giardini. Ora che a sessantatre anni ho mollato la città, dove per anni sono stato l’animatore delle notti baresi con la mia “Taverna del Maltese”, per la campagna, provo a coltivare il mio orticello con lo stesso amore.

Scrivo queste cose perchè, anche se manco da anni, ho scoperto grazie a Silverio Tomeo “Ponzaracconta” ed è un bel modo per esserci anche se virtualmente.

Spero per l’amore che porto nei confronti di Ponza di meritarmi il titolo di “ponzese” ad honorem.

 

Antonino De Stefano