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Essi ci guardano dal cielo

[1]

di Sandro Russo

 

Sarà l’età che avanza …e ’ntenerisce il core, sarà che ci siamo sensibilizzati per aver assistito, in queste ultime settimane, alle cure e al tempo che dedicano, alle migrazioni, i ragazzi della Stazione Ornitologica Ponzese… ma questa notizia letta su La Repubblica on-lineleggi qui [2] – ci ha particolarmente colpito.

È successo in provincia di Reggio Calabria che in piena stagione migratoria – quindi periodo vietatissimo – siano stati uccisi, in 24 ore, oltre cento esemplari di falchi che migravano dall’Africa centrale verso i rilievi dell’Europa nord-occidentale e dei Balcani, sedi abituali di nidificazione.

E’ abituale in questa stagione che per ‘l’imbuto’ dello Stretto di Messina (ma anche per lo stretto di Gibilterra e sul Bosforo) si trovino a transitare migliaia di volatili delle specie più grosse, falchi, poiane – le nostre ‘arpaie’leggi qui [3] -, nibbi e albanelle; e come ogni anno (dati Lipu, associazioni ambientaliste e Corpo Forestale dello Stato) la caccia di frodo colpisca queste specie proprio nel momento delicato della migrazione.

 

Ma oltre alla strage, è la motivazione che ci ha impressionato.

Pare che l’uccisione di un falco, in particolare del falco pecchiaiolo, chiamato in dialetto calabro adorno, sia considerato un potente antidoto (talismano? scongiuro?) contro le infedeltà coniugali!

Lunga la strada perché tradizioni tanto radicate quanto inconsistenti riescano a cambiare! …ma scorrere i giornali e il web in questi giorni di migrazione, con un’attenzione acuita per questi aspetti, è un’esperienza dolorosa…

[4]

Il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus) possiede capo esile (simile a quello di un piccione) ed un collo lungo, ali molto larghe alla base e coda relativamente lunga, caratteristiche che in volo aiutano a distinguerlo dalla poiana

 

Sandro Russo