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Il Comizio finale

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di Vincenzo Ambrosino

 

Siamo al finale, mancano poche ore e anche quest’altra campagna elettorale finirà. Bisogna preparare il comizio finale, bisogna chiudere bene, trovare le frasi importanti, frasi che si fissino nella mente. Il capolista, sembra stanco ma sa che molto dipende dal suo comizio: dall’ultimo comizio può dipendere la vittoria.

Ritornare a fare il Sindaco!? Questo pensano i due candidati nostrani, alla loro rivincita, una possibilità che il destino ha concesso loro. Indossare quella fascia tricolore, essere di nuovo il primo cittadino della propria terra. Essere il Sindaco dopo il semidiluvio isolano, essere il Sindaco dopo la vergogna.

Quanti Sindaci sono passati, quanti privati cittadini, sono diventati primi cittadini. Penso al più longevo Sindaco, il medico Sandolo, penso forse al più osannato, Don Mario, penso a Lamonica che pur essendo caduto ha sempre meritato rispetto, per la sua serietà e onestà.  Ma non basta indossare un fascia tricolore per rimanere per sempre nel cuore dei propri cittadini, non tutti i Sindaci hanno lasciato un buon ricordo.

Sto pensando che il Vecchio Peppe De Gaetano non ha avuto mai la possibilità di fare il Sindaco sulla sua Terra, eppure lui è stato la storia, sociale e politica da almeno sessant’anni. Lui il primo operatore turistico, lui l’autodidatta, lui con la sua enorme agenda, lui che ha lanciato tanti candidati alla vittoria, lui che ha allevato intere generazioni di politici per vederseli sfilare via o venire abbandonato. Lui che conosce vita morte e miracoli di quest’isola, lui che ha combattutto cento battaglie con la sua generosità, con la sua passionalità, lui che conosce la genetica, l’albero genealogico di ogni famiglia.

Sto ricordando questo perché l’ho sentito ancora fare un breve comizio per lanciare la volata ad un candidato isolano. Che ricordi, neanche Ernesto è stato mai Sindaco, forse vice Sindaco con il maestro Scotti, Sindaco per un breve periodo.

Personaggi che erano e sono l’isola, non hanno mai indossato quella fascia tricolore. Nessuno è profeta in patria!

 

Ma ritorniamo al comizio finale: bisogna fare una bella impressione, bisogna riempire la piazza, bisogna che “i nostri” si mettano agli angoli della piazza, occupino tutti i posti strategici, in modo da sottolineare i passaggi importanti, con calorosi applausi: – “Ragazzi sveglia qui ci giochiamo tutto, ci giochiamo la vittoria”.

Già, la vittoria!

I candidati consiglieri sono sfiniti, hanno camminato moltissimo in questo mese di campagna elettorale e una sola cosa hanno capito: – “I ponzesi dicono sì a tutti”.

Ogni candidato consigliere ha nella sua agenda più di cento preferenze. Quante porte hanno bussato, quante mani hanno stretto, quanta pazienza, quante parole hanno detto e quante altre ne hanno sentite. Sono entrati all’interno di case, di piccoli mondi sconosciuti, dove c’è il padre disoccupato, il vecchio invalido, la mamma che ha una grave malattia. Hanno visto situazioni che non immaginavano e tutte queste immagini sono nella loro testa. Poi hanno visto anche bellissime case, hanno apprezzato il gusto nell’arredamento, hanno preso nota delle enormi richieste di ampliamento, di progetti di nuove costruzione, di progetti presentati, di condoni mai avuti, di fogne che non funzionano, di figli disoccupati.

Quei poveri candidati che fino ad un mese fa badavano a stento a sbarcare il lunario quotidiano si sono da un giorno all’altro impegnati a risolvere i problemi degli altri: e si sono chiesti: – “Saranno problemi politici? Io sono diventato un Politico? Un Amministratore di un Comune è un Politico?”.

E quando sta solo in casa, sdraiato sul letto, quando la moglie non strilla, quando il figlio ha lo stereo a basso volume, lui con la sua agenda in mano conta e riconta le sue preferenze e gli vengono i dubbi: “Riuscirò a fare il consigliere, l’assessore, riuscirò ad essere all’altezza, riuscirò  a fare politica o sarò solo al servizio del capo?” .

In questi momenti i dubbi ti assalgono, ti senti svuotato, ma poi l’adrenalina della gara che deve ancora terminare ti stimola e ti rimetti in marcia per cercare di avvicinare altri probabili elettori.

“Stiamo uniti” – dice il candidato a Sindaco. L’automobile con l’altoparlante ha finito di fare il giro, è arrivata l’ora, la piazza è piena, c’è molta attesa. Il Capolista arriva in piazza, i candidati gli sono intorno. Lui stringe mani, sembra sereno e sorridente, la gente è attenta, prende la parola, l’altoparlante sibila: “Cittadini di Ponza, io vi chiedo perdono per il passato, ogni uomo che sia uomo può sbagliare, voi mi avete dato un grande consenso l’altra volta ed io ho perso il contatto con voi. Ho sbagliato, ma mi sento all’altezza di servirvi bene; conosco l’isola, conosco i suoi problemi, conosco la risoluzione di questi problemi. Io vi dico solo che quando andrete domenica o lunedì a votare e quando sarete soli davanti alla scheda elettorale con la matita in mano, vi chiedo di guardare attentamente i tre nomi, i tre simboli e poi tutti i candidati. Vi chiedo di riflettere e pensare a chi state votando, chi sono questi uomini, qual è la loro storia passata e recente. Vi chiedo di pensare ai vostri figli, ma non solo, vi chiedo di pensare al futuro, quello dei vostri figli e dei vostri nipoti. Vi chiedo di pensare a quale dei tre candidati potrà dare un futuro a quest’isola; vi chiedo di non pensare soltanto alla vostra casa ma anche a quella del vicino, vi chiedo di pensare alle persone che vivono alla Calacaparra; vi chiedo di fare uno sforzo… No, non muovete ancora la matita, vi chiedo di percorrere con la vostra mente la strada panoramica e sempre pensando a tutti i cittadini che incontrerete, arrivare con il vostro pensiero, fino al Cimitero. Chiudete gli occhi e abbracciate la vostra isola. Ora vi chiedo di fermarvi fuori il cancello del cimitero e lì vi chiedo di togliervi, simbolicamente, il cappello e poi vi chiedo di pensare a quegli uomini che sono vissuti su questa terra, che non sono più con noi…

Così cari concittadini e solo in questo momento, con la vostra matita in mano potete mettere un segno deciso sulla scheda elettorale avendo chiaro il vostro passato, il vostro presente e il vostro futuro.

Cari cittadini il vostro voto solo in questo modo non sarà un voto comprato, solo in questo modo il vostro voto o non voto sarà consapevole, sarà una scelta veramente libera, senza ansia: sarà una scelta felice. Auguro a tutti un voto consapevole affinchè Ponza possa avere anche un Sindaco eletto dalla maggioranza degli elettori e sicuramente, solo in questo modo, la nostra isola riotterrà dei cittadini pronti domani a fare i cittadini.

Cari cittadini sarò onorato se mi sceglierete come vostro Sindaco, non farò più gli errori del passato, ho imparato la lezione, come oggi sono in mezzo a voi, vi prometto che lo sarò tutti i giorni del mio governo, perché io voglio essere il Sindaco del riscatto morale di tutti ponzesi dalla Calacaparra al Cimitero: mi tolgo il cappello davanti ai nostri morti”.

 

Applausi calorosi, tutti si stringono intorno al Candidato a Sindaco, qualcuno gli vede anche una lacrima scendere dal viso, qualcun altro lo vede e lo sente sudato, sfinito, emozionato; un altro gli porta un bicchiere d’acqua. Tutti gridano il suo nome. Il comizio finale è stato un trionfo!

 

Vincenzo Ambrosino