Carannante Martina

Il Diario del Nonno (2)

di Martina Carannante 

Diario d’una missione. La mia Odissea di circa 72 ore faccia a faccia con la morte  (2)

Per la prima parte di questa storia, leggi qui

L’ufficiale in seconda Sign.re Manfredi, giù nella camera di manovra attaccato al portavoce della plancia diretto dal comandante, riceveva delle cifre e faceva dei calcoli (piroscafo illuminato a festa direzione 230° velocità 12 miglia, stazza approssimativamente circa 10.000 tonnellate, scortato da otto caccia torpediniere, 4 avanti e 4 di dietro, tutti e otto si dirigono a Malaga; forse carico di materiale bellico). Nostra posizione: 6 miglia su fianco destro del piroscafo.

La notte ci favorisce, è abbastanza buia. Ci accostiamo il più vicino possibile e se tutto procede bene, a 500 m faremo il lancio.

– “Fate in modo che giù sia tutto pronto per il lancio e per la rapida immersione” – Tutto è pronto, solo il capo silurista attende l’angolazione che deve dare ai siluri. Siamo a due miglia sempre sulla destra del piroscafo, la nostra velocità è di 14,8 miglia/orarie, quella del piroscafo è costante 12 miglia. È carico di soldati, si vedono che passeggiano e scherzano su in coperta.

Data al silurista l’angolazione, stiamo a 700 m, sempre sulla dritta del piroscafo, la nostra prua è diretta sulla sua prua e forma un angolo retto, appena al centro faremo il lancio.

– “State pronti!” – si attende tutto con ansia; all’improvviso si sente uno scatto in camera lancio avanti, poi un secondo, i siluri sono stati lanciati ad un intervallo di pochi secondi che sembrano ore, si ode una forte esplosione. Attendevamo la seconda, invece la sirena ci chiama all’interno del sommergibile, per la rapida immersione. Tutto si muove e si manovra, i motori temici si fermano, si chiude il valvolone per lo scappamento dei gas combusti all’esterno, si chiude il portello della torretta, si aprono tutti i kingston di allagamento dei doppi fondi e le casse di zavorra avanti e indietro quelle di compensa e della rapida immersione. Si aprono tutti gli sfoghi d’aria per l’allagamento di tutte le casse e doppi fondi, si chiudono i tombini e si piegano i timoni orizzontali, si attaccano i motori elettrici e il battello svuota, si odono cigolii e sbuffa come una grande bestia, e poi sprofonda nell’abisso marino. Con una velocità notevole; basti pensare che tutta questa manovra avviene con una celerità tale che in 30 sec dal segnale della sirena con la rapida immersione, ci troviamo a 90 m di profondità. Ogni uno di noi aspettava l’esito della nostra vittoria, ma ben presto vediamo che il comandante è nero di umore, e comanda subito di stare fermi con le macchine e di mantenere i timoni orizzontali per evitare il più piccolo rumore. Poi chiama l’idrofonista e lo pone in ascolto e subito dopo l’ufficiale in seconda rilegge tutte le cifre del portavoce prende un lapis e rifà nuovamente i calcoli, ad uno ad uno.

Sommergibile ‘Classe Calvi’, varato nel 1935 – Camera di Comando lato dritto. Tra la varia strumentazione si nota: sulla sinistra al centro il banco di manovra idraulica relativa ai Kingston di allagamento dei doppi fondi; in alto a sinistra, in buona evidenza in un riquadro, le operazioni da eseguire nel locale durante i preparativi per l’immersione; sulla dritta in basso la cassa a 10 valvole per assetto e compenso; a dritta al centro cassetti di valvole per aria compressa ad alta pressione (da http://piombino-storia.blogspot.it/)

 

– “Qualcosa di anormale c’è” – pensavamo noi. Poi fece chiamare il capo silurista Roia. Ci fu tra il comandante e il capo una discussione a bassa voce; solo il timoniere, che era lì vicino seppe dirci alcune cose: che il comandante era arrabbiatissimo e dava la colpa al capo Roia per la sua lentezza e quindi qualcosa non era andato bene.

Il comandante si chiedeva se tutte le manovre fossero state giuste e come era stato possibile che il primo siluro fosse passato per la prua del piroscafo e il secondo per la poppa, andando a colpire la prua di un caccia: “Spiegatelo voi Capo!”. Il capo non seppe dare alcuna spiegazione; allora il comandante nel congedare il Capo gli disse, con voce forte che tutti udirono: – “Capo Roia, potete andare e pregate Dio che ce la caveremo, altrimenti ci rivedremo davanti ad una commissione esaminatrice!”. Poi si rivolse all’idrofonista per capire i movimenti in superficie dei caccia e quest’ultimo riferì che uno si muoveva in direzione libeccio, un altro verso levante, ma cambiando pur sempre direzione; gli ultimi due erano fermi a ponente per capire la loro direzione. Il comandante si raccomandò all’idrofonista di riferirgli tutto quello che sentiva e prese in mano le redini della situazione. Regnava in noi un’angoscia, il silenzio era profondo, l’orologio segnava appena le ore ventidue. Poveri noi siamo stati appena due ore e mezza in superficie a respirare aria pura, ed ora siamo nuovamente in fondo al mare, forse saremo cacciati come un cinghiale.

Dopo parecchio tempo l’idrofonista segnala un’altra macchina in moto, di potenza superiore alle altre che si dirigeva verso scirocco, pensammo ad un ulteriore caccia in soccorso a quello colpito dal nostro siluro, forse lo sta rimorchiando, infatti man mano che il tempo passava, l’idrofonista segnalava il moto propulsore sempre più debole in direzione scirocco. Sono solo i quattro caccia che ci spiano. Due ci spiano fermi e due si muovono per rintracciare la nostra posizione. Noi giù in fondo al mare rinchiusi nelle viscere del mostro marino “Iride” siamo tutti silenziosi, il più piccolo rumore può svelare la nostra precisa posizione e ci può essere fatale. Noi siamo inoffensivi: uno contro quattro. Sempre nella stessa condizione non possiamo stare, siamo in una zona molto profonda e non ci possiamo posare sul fondo del mare. Bisogna mantenere una quota regolare altrimenti la pressione ci schiaccia. Sempre sul timone orizzontale non possiamo rimanere fermi nell’acqua, il battello man mano perde e riprende quota e bisogna attivare la pompa per darci l’equilibrio d’assetto, o dare qualche colpo d’elica, nei momenti opportuni, quando i manometri indicano una profondità eccessiva o insufficiente alla difesa.

I manometri ci segnano una profondità rilevante e non possiamo stare a lungo così, all’intervallo di tempo alcuni colpi di elica ci sono serviti a darci quota così il comandante ordina di attaccare i motori elettrici e ai timonieri orizzontali di dare altre inclinazioni, infatti si nota subito che il battello s’impinna, ubbidisce ai comandi e risale a quota. Ma durante questa manovra, per quanto di breve durata, il nemico che è di sopra man mano va individuandoci attraverso i suoi idrofoni, e tutta la zona circostante a noi è in continuo ascolto e esplorazione, da parte dei quattro caccia nemici; noi ignoriamo chi siano come essi ignorano noi.

Una sola supposizione ci fa credere che siano inglesi: perché il caccia colpito e il suo soccorritore si sono diretti verso scirocco cioè nella direzione di Gibilterra.

 

Recuperato da Martina Carannante

L’Iride in emersione. Foto ricordo. L’Autore del presente diario, Aldo Mazzella, è il marinaio sulla dx, indicato dalla freccia. In divisa bianca, al centro, il Comandante: il Tenente di Vascello Valerio dei Principi Borghese

[Il Diario del Nonno. (2) Continua]

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