di Franco De Luca
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Questo non è l’aprile che attendevamo. Troppa distanza fra i sentimenti indotti dalle notizie di cronaca (vedi Latina Oggi del 1° aprile 2012 ) e quelli che noi isolani andiamo covando dall’inverno e che ora dovevano entrare in sintonia coi profumi dolci delle fresie che i sorrisi delle fanciulle copiano.
Troppa lacerazione fra le primavere della fanciullezza: quelle rubate agli scogli delle marine dove le alghe rinverdivano i sassi e “u codaiaculo” signoreggiava sui filari, e questa primavera 2012 dove risuona forte la grancassa della Procura di Latina ad avvertire che Ponza é il luogo dove i Ponzesi praticano il malaffare.
Avremmo voluto piangere un’altra “Passione”, magari accompagnati dal caldo “ardente” ma rassicurante “d’u’ fucarazzo”, magari maltrattati dalle rampogne del parroco che imputava a noi i dolori di Maria.
Questa che ci perviene dalla Procura di Latina non ci fa piangere, é una “passione” sorda, chiusa, che ci avvilisce, ci mortifica, ci indigna.
Si avverte uno strappo netto, straziante, fra la Ponza che ci hanno lasciato i nostri padri e questa che abbiamo edificato con le nostre mani.
“Agnelli salvifici” non ce ne sono da immolare, né Via Crucis che ci possano discolpare.
Una “nuova coscienza” dovrebbe squarciare i nostri petti e ridare giudizio alle menti, per aprire il passo alla primavera.
Francesco De Luca