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Ma a che gioco stanno giocando

[1]

di Vincenzo Ambrosino

 

Il titolo non è casuale, si rifà all’articolo di Franco De Luca  de 12/03/2012 (leggi qui [2]) nel quale, a modo suo, dichiara di ritirarsi dalla corsa elettorale. A me è sembrato un messaggio più rivolto all’interno del suo gruppo che ai cittadini per cui non aveva niente di pedagogico, ma soprattutto niente di politico.

Riprendo un periodo centrale dell’articolo:

“E lo slancio emozionale delle idee, la pulizia degli scenari prefigurati, la solidarietà gratuita degli adepti, la bellezza di ciò che si sta prospettando come futuro costruito comunitariamente? Pure questi devono essere elementi presenti, altrimenti che gioco é?”

Quel messaggio va ulteriormente reinterpretato alla luce degli ultimi avvenimenti che vedono diversi candidati, del gruppo “De Luca” passare nelle fila del noto giornalista Piero Vigorelli.

In forma criptica, come usa fare Franco in “schizzi di salsedine” potremmo dire: “il vecchio gabbiano isolato ha tanto covato che sono schiusi volatili pronti a nutrirsi alle nuove discariche”.

Io come è ormai noto ero contrario a queste elezioni, perché sono state fissate troppo in fretta e soprattutto sapevo che nel tempo (sto parlando del periodo di governo Porzio), non era nata un’aggregazione politica e ideale alternativa. I vari leader che oggi si spendono a costituire liste erano assenti, distratti da problemi personali, non certo sociali ed economici.

Solo pochi mesi fa eravamo stati definiti una comunità non in grado di intendere e di volere, pericolosa per sé e per  i suoi, infatti ci avevano messo sotto custodia di un commissario il quale aveva il compito di sistemare il sistemabile e insegnarci una strada virtuosa: magari affrontando pubblicamente il discorso bilancio comunale, magari “revisionando” la macchina amministrativa per farla diventare efficiente nelle funzioni di base al cittadino.

Non è successo tutto questo e lo Stato, rappresentato dal Commissario, ha deluso quello che è stato definito,“Partito del Commissario” il quale si aspettava molto di più.

Era tempo di delineare uno spartiacque definitivo tra il passato e il futuro: un’altra occasione perduta!

Adesso lo Stato consegna nelle mani del cosiddetto “popolo sovrano” le chiavi dell’isola; questo popolo potrà scegliere quale Amministrazione dovrà governare le emergenze e questo dovrà essere fatto senza Politica, senza personale politico organizzato, senza progetto, senza soldi, con un paese confuso, diviso e sempre più aggressivo!

Con le nostre tre uscite pubbliche siamo riusciti a mettere intorno ad un tavolo i concorrenti; volevamo farli ragionare che la gara che si stava disputando aveva come premio, sicuramente il potere, dalla cui gestione non potevano che prodursi gli stessi misfatti a cui avevamo assistito in questi anni.

Avevamo chiesto a tutti di riflettere, che un passo indietro da parte dei vari capilista avrebbe rappresentato una rottura con le abitudini culturali di questo paese: “si rinuncia al disegno personale insieme per un obbiettivo pensato per cui collettivo”.

Noi chiedevamo a tutti un sacrifico, ma eravamo pronti insieme a tutti di costituire un comitato cittadino per diventare interlocutori forti con istituzioni forti, imparziali per cui credibili.

Ci siamo sentiti dire che noi volevamo sospendere la democrazia, che il voto è un diritto del cittadino, che la comunità non poteva più sopportare l’assenza di una amministrazione politica, che facesse delle scelte politiche. Che i Ponzesi sanno badare a loro stessi, che la stagione turistica imminente ha bisogno di essere governata politicamente.

Non c’è stata discontinuità col passato, anche questo momento storico di totale crisi sistemica è stato sprecato da questa comunità, per ripensare se stessa.

E’ più facile tirare un pugno all’avversario che stringere i pugni in tasca e contare fino a dieci, e infatti abbiamo dimostrato che conosciamo solo la competizione, la gara, la competitività, l’aggressività non la ragione, l’organizzazione, la riflessione.

E finalmente liberi da quell’ingombro inutile rappresentato dal  “partito del Commissario”, abbiamo assistito alle solite scene nella costituzione delle liste. Casalinghe, laureati dell’ultim’ora, individui incapaci a ragionare oltre l’orticello costituiranno l’ossatura delle nuova amministrazione.

Una competizione che non lascerà alcun aspetto personale pur di screditare l’avversario, si parlerà più della persona che dei programmi che saranno svuotati dalla loro vera funzione perché non credibili.

Si parlerà di minestra riscaldata, di personaggi vecchi, di assenza di giovani ma tutto questo non ce lo potevamo risparmiare?

Comunque vedo i contendenti ottimisti, tesi a vincere la gara; anche i fan si caricano per la conquista del “palo della cuccagna”, infatti li vedo spintonarsi, alcuni tentano di arrampicarsi, altri scivolano, altri cadranno; dalla mia postazione defilata vedo circumnavigare l’isola dalla motovedetta dei Carabinieri, dal gommone della Capitaneria  con ospiti sempre più interessati al futuro legale dell’isola.

 

Vincenzo Ambrosino