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Ci siamo incontrati per parlare di ‘Visioni’ (3)

[1]

di Lorenza Del Tosto

Per l’articolo precedente: leggi qui [2]

1. Visioni è nata a Caserta

Ma torniamo a Luigi e ai suoi compagni di squadra che lo avevano accettato nel loro campo e a cui, in cambio, è stata elargita una visione in esclusiva, perché in quel gesto, nel cinema offerto a quelle anime bellicose, a noi sembra di vedere tutto quello che verrà dopo.

“Perché hai invitato proprio loro?”

“Non lo so.” Luigi sembra perplesso “So solo che allora le video-cassette avevano aperto possibilità che oggi forse è difficile capire.”

La videocassetta ti rendeva un poco mago, un creatore di sogni.

“L’idea di poter rivedere in casa un film visto al cinema tipo Blade Runner o la saga di Star Wars aveva qualcosa di mitico. Un’emozione di cui non si conosceva l’uguale. Eravamo in tre” Dice Luigi in tono pragmatico quasi raccontasse di una rapina programmata in ogni dettaglio: uno noleggiava il film , un altro comprava cassette Ilford vergini, e un terzo aveva acquistato una videocamera dove si metteva la video-cassetta originale, per riprodurla. Il prezzo delle videocassette allora era inavvicinabile. ”

Luigi riproduceva cassette per i suoi amici. E se ne andava in giro per la città con un foglio di carta in tasca con su scritto il titolo di ogni film con anno di uscita, nome degli attori e del regista. Una lista che andava riscritta ogni volta che si aggiungeva un nuovo titolo, perché i computer ancora non c’erano. “C’era qualcosa di folle nella gioia che mi procurava il possesso di quella lista che scrivevo e riscrivevo sui fogli dei registri di scuola.” Qualcuno sempre si stupiva, vedendo il numero di voci che usciva dalla tasca della sua giacca. O per le date ed i nomi che lui era capace di ricordare a memoria. Erano gli anni ’80 e senza quelle copie pirata a Caserta si sarebbero visti solo Bud Spencer e Terence Hill.

“Mi ricavavo le copertine delle copie pirata ritagliando le foto da TV Sorrisi e Canzoni. I primi videonoleggiatori erano gente che non ci capiva niente,  avevano fiutato l’affare in arrivo. Il primo a Caserta era un ex rivenditore di oggetti etnici e finì che mise Gesù di Zeffirelli tra i titoli di fantascienza. Se fossi rimasto a Caserta forse quella passione sarebbe morta”.

I possessori di video cassette vivevano in un mondo a parte. Che si incontrava sulle colonne di Ciak ‘Vendo e Compro’. Su quelle colonne Luigi incontra un ragazzo di Palermo e uno di Venezia. Ed era quasi un gioco, una sfida a chi azzardava di più “Quello di Palermo aveva una collezione di film di fantascienza, ma erano film che si trovavano anche in Italia; quello di Venezia invece… – dice Luigi ancora stupito dall’ardire del suo corrispondente – importava film dall’America e li doppiava in veneto. In veneto, capisci? Non so come facesse”

Erano loro i paladini, gli elargitori di visioni in un mondo e in una società in cui i film in televisione passavano solo il lunedì sera, se eri fortunato il film ti piaceva, altrimenti dovevi aspettare le meravigliose mattine d’estate in cui la RAI alle 10 mandava un film. Film in ordine sparso, di diversa qualità, ma tutti imperdibili per un popolo di affamati cinefili.

“Di quei film ricordo Soldato sotto la pioggia con uno Steve Mc Queen minore. L’unico che mi è rimasto impresso. Tanto che volevo proporlo nella serata di Visioni sul film preferito… Il primo videoregistratore lo pagai un milione. Registravamo i film e poi tagliavamo a mano la pubblicità anche se in qualche film all’improvviso poteva capitare che volasse fuori un ‘Dixan’. Mio padre ci mise molto a capire a cosa servisse. Aveva notato l’orologio luminoso sotto la televisione e mi chiese: Ma tu hai pagato un milione per questo orologio? Cosa fosse lo capì solo una volta che mi chiese di rimandare indietro un film che stava guardando. Forse si era alzato per andare in bagno. E ci rimase molto male”.

Allora Luigi era il paladino elargitore di film in un mondo governato dalla televisione; oggi il mago si oppone a logiche di distribuzione che impediscono ad un film di restare sul grande schermo per più di poche settimane, talvolta giorni.

E l’idea di un Cineforum era già nata a Caserta?

No, anche se a Caserta forse ho capito quanto la gente abbia bisogno di passioni. Il Cineclub Vittoria era un esempio. Poi ci fu un imprenditore, Maggiò, che costruì un Palazzetto dello Sport in 7 – 8 mesi. Impensabile all’epoca e tutta Caserta impazzì per la pallacanestro. La squadra vinse pure con i blasonati campioni di Milano.  In quel periodo mi accorsi anche di una capacità o di un ruolo che la gente mi riconosceva.

Mia madre mi ha raccontato una scena di quando ero bambino: un giorno che ero malato – all’epoca facevo gli album dei calciatori – lei trovò sette ragazzini in fila accanto al mio letto: erano venuti a portarmi le figurine. Se un giorno mancavo ad una partita, la squadra invece di giocare veniva sotto casa mia, e la mattina i compagni di classe mi aspettavano fuori scuola per chiedermi: Entriamo o no? Io non sapevo perché, ma le persone vedevano in me qualcuno che sapeva consigliarle e aggregarle.

Una volta un amico con l’anima del commercio, mi propose di aprire una sorta di circolo in un posto che si chiamava Il Cortile. Lui si sarebbe occupato della cucina ed io avrei scelto film a tema. C’era da sbizzarrirsi. Tipo il mare. Lui avrebbe cucinato il pesce e io avrei fatto film sul mare, era tutto pronto. Non avevo neanche idea, all’epoca, di quante difficoltà avremmo potuto trovare, eravamo d’accordo, Il Cortile stava per aprire. Poi ho piantato tutto lì. Ho deciso di partire. Ho sentito che Roma mi aspettava.

 

Lorenza Del Tosto

 

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