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Cronache Marziane

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di Enzo Di Giovanni

 

(Nel senso di marzo, non di Marte, dove pare vi sia vita).

A quante liste siamo arrivati?

Scusate la facile battuta, ma è difficile resistere.

Sul web è tutto un proliferare di liste e listarelle, sondaggi e sondaggini: mancano Fede con le bandierine e Vespa con la bacchetta, e poi siamo al completo. Anzi, non basta ancora: ci sono perfino i simboli, già belli e pronti, perfino in anticipo su candidati e programmi.

Ebbene sì: nella nostra isola siamo capaci pure di questo: nelle elezioni che dovevano garantire la “svolta”, attraverso la coesione sociale (e aggiungerei morale), l’umiltà ed il senso di responsabilità, stiamo arrivando ad un ginepraio di autocandidature che non ha eguali nella storia repubblicana. Verrebbe da dire “QUESTA E’ PONZA”, parafrasando uno dei più seguiti gruppi di facebook.

La lista delle donne, quella dei teatranti, quelle degli ex (che poi si infiltrano dappertutto). Liste che si fanno e si disfanno. Quasi quasi la faccio pure io la lista: magari quella dei sampdoriani. Ho il vago sospetto che sarebbe molto di nicchia, ma in democrazia conta la rappresentanza, più che il potere.

Oddio, la democrazia…

Ironia? Neanche tanto. Sono situazioni assolutamente preventivate e prevedibili, come i più avveduti si affannano da mesi ad argomentare da tutte le angolazioni possibili. Ovviamente inascoltati. Diciamo meglio: ascoltati ma non presi in considerazione, perchè la verità fa male.

Perchè qua non è questione di 4 o 6 o 10 liste. Come detto più volte, siamo davanti ad un vuoto di potere che come conseguenza diretta ha il riordino del potere politico. Per cui si rifanno alleanze, convergenze, e nascono nuovi cartelli elettorali, nuove clientele. Brutto dirlo, ma purtroppo non scandaloso: è la prassi.

 

Il discorso cambia quando per mesi ci si affanna a dire che il momento è topico, che abbiamo toccato il fondo, che non possiamo fare altro che risalire, ecc.

Io non credo a questa ventata di “primavera ponzese”, come espresso a più riprese. Non ci credo semplicemente perchè vivo a Ponza, non su Marte, e non sento nell’aria questo vento, né ci sono forze politiche attive che potrebbero costruire tale cambiamento.

Però, chi si prende la responsabilità di proporsi come “nuovo” magari avendo una visione più lunga del sottoscritto, dovrebbe poi agire come tale.

Invece i presunti attori del rinnovamento continuano ad usare armamentari obsoleti: incontri privati di cui i cittadini possono solo intuire le dinamiche, ed incontri pubblici utili solo a sondare il terreno.

Non è questo che si chiede ai nuovi soggetti.

La situazione che tutti dichiarano grave (come se non lo fosse da almeno trent’anni), richiederebbe ben altra consapevolezza. Richiede per la precisione una strategia diametralmente opposta.

 

Non liste precostituite in “camera caritatis”, ma come dicevo sopra, il coraggio, l’umiltà e la coerenza di mostrarsi in pubblico uniti attorno ad un progetto condiviso e condivisibile. Il senso di responsabilità ed un minimo di logica politica imporrebbero che il capolista, che come sappiamo la legge elettorale impone con la presentazione delle liste, dovrebbe scaturire dal confronto, magari attraverso il meccanismo delle primarie, essendo propedeutico al programma stesso. Per cui una sorta di laboratorio politico-amministrativo alla ricerca di una soluzione possibile. Questo dovrebbero fare i soggetti realmente interessati al futuro di Ponza.

Ci sono scorciatoie possibili, in un paese in cui stride la contraddizione tra i mille (1000) problemi irrisolti e gli zero (0) soggetti politici attivi?

No, non ci sono, a meno che qualcuno creda ancora ai salvatori della patria.

Ed allora su cosa dovrebbe basarsi la competizione elettorale, non essendoci in giro nessun gruppo presente prima di questa prevedibile bolgia elettorale? Sulla simpatia, sulle belle parole?

Non scherziamo.

Che ad amministrare, se non è possibile evitarlo, spero vada un candidato che riesca almeno a garantire una certa competenza tecnica, se esiste, ma non è certo in questo che si gioca il futuro di Ponza.

La domanda infatti è questa: aldilà del facile fascino della poltrona, ci sono amici di buona volontà disposti ad accollarsi l’ingrato compito di impegnarsi in maniera costante e seria per il nostro futuro oltre quanto sta succedendo in questi triti (e tristi) giorni di elezioni?

Ecco, davanti a tali intenzioni sarei pure disposto a ritirare la mia candidatura, a fare un passo indietro, anzi in avanti, con buona pace dei miei, ahimè pochi, amici sampdoriani.

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Enzo Di Giovanni