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Polene. L’inarrivabile mito che ha incantato anche Neruda (3)

a cura di Sandro Russo

 

Una volta avuto l’innesco – leggi qui per l’articolo precedente e per gli altri – informazioni e immagini sulle polene sono arrivate inarrestabili, quasi a catena.

Qui a seguire una poesia di Pablo Neruda  e qualche curiosità sulla polena della nave del pirata Barbanera.

 

A una polena

.

Sulle sabbie di Magellano ti raccogliemmo affranta

navigante, immobile

sotto la tempesta che tante volte il tuo dolce petto

sfidò e in due capezzoli divise.

.

Ti rialzammo un’altra volta sui mari del Sud, ma ora

eri la passeggera dell’oscuro, degli angoli, come

il grano e il metallo che custodivi

in alto mare, avvolta nella notte marina.

.

Oggi sei mia, dea che l’albatro gigante

sfiorò con la sua ampiezza spiegata nel volo,

quasi un manto di musica che nella pioggia eseguono

le tue cieche ed erranti palpebre di legno.

.

Rosa del mare, ape più pura dei sogni,

donna come una mandorla che dalle radici

di una quercia popolata di canti

sei divenuta forma, forza di foglie e nidi,

bocca di tempeste, dolcezza delicata

che avrebbe conquistato la luce coi suoi fianchi.

Quando angeli e regine che nacquero con te

si coprirono di muschio e dormirono

immobili venerate come morti,

sei salita sulla cima sottile della nave,

angelo e regina e onda, per far tremare il mondo.

Il brivido degli uomini saliva

fino alla tua nobile tunica, al tuo petto di mela,

mentre le tue labbra, oh dolce, erano inumidite

da altri baci degni della tua bocca selvaggia.

.

Nella notte incredibile il tuo cinto lasciava

cadere il peso puro della nave sull’onde

tagliando nella cupa grandezza un sentiero

di fuoco demolito, di fosforico miele.

Nei tuoi riccioli il vento aprì la burrascosa

sua cassa, lo sfrenato metallo del suo gemito,

e la luce dell’alba ti accolse tremolante

nei porti per baciarti il grondante diadema.

.

Qualche volta hai fermato sul mare il tuo viaggio

e l’ondeggiante scialuppa calò dalla murata,

simile a un grosso frutto che si distacca e cade,

un marinaio morto che la schiuma accoglieva

in quel puro oscillare del tempo e della nave.

Ma solo tu fra tutti i volti snervati

dalla minaccia, immersi in un dolore sterile

hai accolto quel sale spruzzato sul tuo viso

e negli occhi hai serbato le lacrime salate.

Più di una povera vita scivolò dalle tue braccia

verso l’eternità delle tue acque mortuarie

e l’attrito causato dai vivi e dai defunti

ti ha logorato il cuore di legno marino.

.

Oggi abbiamo raccolto dalla sabbia la tua forma.

Alla fine, ai miei occhi tu eri destinata.

Forse dormi, ma già dormivi; sei forse morta, ma già eri morta;

.

finalmente il tuo moto ha scordato il sussurro

e lo splendore errante il suo periplo ha chiuso.

Furie del mare, percosse del cielo hanno cinto

di una corona di squarci la tua testa altera

e il tuo volto come una conchiglia riposa

con ferite che segnano la tua fronte cullata.

.

Per me la tua bellezza serba tutto il profumo,

tutto l’acido errante e la sua notte buia.

E nei tuoi seni eretti di lampada e di dea,

turgida torre, immoto amore, vive la vita.

Tu navighi con me, protetta, fino al giorno

che ciò che io sono, sarà lasciato cadere nella schiuma.

 

                                         Pablo Neruda in Canto general  (1950)

 

 

 

Qualche curiosità sul pirata Barbanera

La ‘polena scheletro’ della Queen Anne’s Revenge, la nave del pirata Barbanera, ricostruita per il set di un film della serie “Pirati dei Caraibi”, con Johnny Depp.

Il pirata Barbanera, al secolo Edward Teach – o Thatch, probabilmente nato a Bristol attorno al 1680, e morto il 22 novembre 1718 – ‘prestò servizio’ come corsaro al soldo dell’Inghilterra, attaccando navi francesi e spagnole nella Guerra di Successione spagnola, prima di mettersi ‘in proprio’. Fu un pirata leggendario. Attorno a lui sono nate storie di crudeltà indicibili e di fantasmi che popolano i mari dopo la sua morte, avvenuta sul campo di battaglia ad opera di un gruppo di soldati e marinai organizzato per scovarlo e ucciderlo.

La ‘sua’ nave, la Queen Anne’s Revenge, era un’imbarcazione da oltre 300 tonnellate, costruita in Inghilterra nel 1710, e varata con il nome di Concord. Catturata l’anno successivo dai francesi, fu modificata per il trasporto di schiavi e ribattezzata “La Concorde de Nantes”. Fu poi nuovamente catturata dal pirata Benjamin Hornigold nel 1717, vicino all’isola di Martinica, e affidata ad un membro della sua ciurma: quel Teach che in futuro sarebbe diventato il celebre pirata Barbanera.

Sotto la guida di Teach, la Queen Anne’s Revenge vagò tra le coste dell’Africa a quelle caraibiche, attaccando qualunque nave britannica, olandese e portoghese, per impossessarsi di zucchero, cacao, indaco, cotone e oggetti preziosi. La nave fu lasciata in secca, dopo l’assedio del porto di Charleston, nei pressi di Beaufort, e rimase intatta (anche se parzialmente sommersa) per circa un anno prima di collassare su se stessa.

Il relitto della Queen Anne’s Revenge è stato scoperto nel 1997, ancora incagliato nella secca che le era stata fatale il 10 giugno del 1718. I lavori di recupero a circa 8-10 metri di profondità, sotto la supervisione del Dipartimento per la Cultura del North Carolina, hanno riportato alla luce due dozzine di cannoni, proiettili e migliaia di oggetti d’uso.

La prestanza fisica del pirata Barbanera è rimasta nella leggenda; su di essa l’immaginario collettivo, la letteratura e cinema hanno plasmato l’immagine stessa del ‘pirata’. Si narra abbia avuto 14 mogli, che in battaglia legasse micce accese alla sua lunga barba per avere un aspetto «demoniaco». Il suo vessillo mostrava uno scheletrico demone che trafigge con una lancia un cuore, mentre con l’altra mano eleva un calice in un brindisi al diavolo. La polena della sua nave riproponeva la stessa immagine.

Persa la sua potente ammiraglia, Barbanera fu ucciso in combattimento nel novembre 1718. La sua testa fu mozzata e fu infilzata alla polena di una nave da guerra, dove rimase fino a quando non rimase solo il cranio, usato poi come coppa per libagioni. Quanto al suo corpo senza testa, fu gettato in mare, ma la leggenda vuole che abbia nuotato cinque volte attorno alla nave prima di arrendersi alla morte!

 

A cura di Sandro Russo

[Polene. Inarrivabile mito (4) – Continua]

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