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Sermoneta e Ponza, luoghi del cuore

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di Luisa Guarino

 

Grazie alle inesauribili conoscenze dell’amico Silverio Lamonica, una delle più gradite ‘sorprese’ dell’esperienza di Ponzaracconta, ho scoperto un altro legame (oltre alla mia vita e al mio amore) tra Ponza e Sermoneta. Ponza la conosciamo tutti.

Sermoneta è un piccolo gioiello di origine medievale che sorge sui Monti Lepini, a poco più di 200 metri di altitudine e a breve distanza dai Giardini di Ninfa, conosciuti e celebrati in tutto il mondo, in provincia di Latina. Riportando la traduzione di alcune pagine della prima storia di Terracina “De Historia Terracinensi – Libri quinque” scritta nel 1706 da Domenico Antonio Contatore, vissuto fra il XVII e il XVIII secolo, Lamonica mette in evidenza come all’epoca Ponza e le altre isole più piccole dell’arcipelago ponziano appartenessero alla Diocesi di Terracina. Ma un tempo, testimonia Contatore attraverso la traduzione di Silverio, il distretto di Terracina era più ampio e comprendeva Asprano, Treve (non distante dall’attuale Priverno) e Acquapuzza, denominata in questo modo a causa “dell’acqua fetida nel così detto castello di Sermoneta… ”. Orbene, il castello di Sermoneta, appartenuto alla famiglia Caetani, sorge in alto e domina il centro storico nonché la pianura sottostante; ed è proprio in quest’area che si colloca la località Acquapuzza, chiamata dagli abitanti del posto ‘Acquazolfa’ a causa della presenza di sorgenti di acqua solfurea, ricche cioè di zolfo: un vero toccasana per intestino e fegato nonché per alcuni problemi della pelle.

Da bambina ho vissuto nove anni a Sermoneta, dove mio padre Francesco (Ciccillo) Guarino era Segretario comunale e dove è morto; dopo Ponza, dove sono nata, è il posto che in assoluto amo di più. Ci sono arrivata che avevo 6 anni, quando sono andata via ne avevo 15: ma né affettivamente né fisicamente me ne sono mai allontanata. Ricordo tante escursioni a piedi dal paese fino alle sorgenti di ‘acquapuzza’, per merende e scampagnate in allegria. Chi aveva problemi di brufoli o altro raccoglieva il deposito cremoso di zolfo sulle pietre della sorgente e se lo spalmava addosso; i più ‘coraggiosi’ attingevano all’acqua che scorreva freschissima anche in piena estate e, magari turandosi il naso, buttavano giù un bicchiere di quel liquido limpidissimo che puzzava di uova sode ma faceva un gran bene. Con il passare degli anni intorno a quelle sorgenti sono sorte attività di ristorazione. E il nome di “Acquapuzza” è rimasto solo nella memoria degli storici e degli abitanti più anziani.

Oggi lo scritto di Silverio Lamonica, parlando della storia di Terracina, mi ha fatto scoprire un nuovo antico legame tra due luoghi che per me appartenevano già al cuore, Ponza e Sermoneta. E per questo ‘non basta ringraziare’ come diciamo dalle nostre parti.

Luisa Guarino

 

Luisa Guarino