Attualità

U’ Boccaccio chine ’i mulignane

di Lino Catello Pagano

 

La novella che presento oggi è ambientata a Ponza, nel Trecento. La comprensione del testo è risultata molto impegnativa, a causa delle trasformazioni che il lessico ha subìto, nel corso dei secoli.

La raccolta di cui questa novella fa parte, di ignoto Autore, si intitola “Decamerone di Boccaccio”; all’uso latino: “De Camerone”, ovvero “Sul Camerone”, per indicare l’ampio locale situato sulla salita della Musella, il cui stato di deterioramento ben dimostra le origini trecentesche.

Anche il termine dialettale “Boccaccio” è oggi poco in voga: sta per “vasetto”, “barattolo”, “contenitore per conserve”.

Nulla dice, l’ignoto Autore, circa il contenuto del suddetto “Boccaccio”; ricerche di insigni studiosi di storia locale fanno ritenere che si tratti di melanzane.

Il Camerone, dunque, era nel Trecento luogo di produzione di barattoli di melanzane sott’olio: è auspicabile che tale tradizione venga recuperata e adeguatamente sfruttata a fini commerciali e turistici. Ciò, però, esula dagli scopi della mia trattazione; torno dunque all’analisi del testo.

[N.d.A. – Nota dell’Autore,  L.C.P]

 

Beritola, signora di altri tempi e di elevata classe sociale, ha al suo servizio quattro ’nciucesse di cameriere e cuoche, che nun sanne comme se fann’ i’  mulignane  sott’uoglio. Con spirito di adattamento, madonna Beritola si mette in cucina a fare una dimostrazione. Mentre è all’opera, arriva la notizia che marito e figli sono spariti.

– Avete sbagliato programma, qua stiamo a “Cotto e Mangiato”, mica a “Chi l’ha visto”! – dice garbatamente Beritola al messaggero che, trafelato, le porta la notizia; ma quello, con una faccia di funerale, insiste.
– Uh Maronna mia! – esclama madonna Beritola scoppiando in lacrime, quando infine si rende conto che le tocca cambiare canale, passando da Antonella Clerici a Federica Sciarelli.

Il marito di ‘madonna’, Arrighetto Capace, ‘appartiene’ a Federico II di Svevia – ‘e ditt’ niente! -; il figlio più grande è uno scapestrato, non dà retta a nessuno, fa sempre di testa sua, a ogni rimprovero ribatte con la solita risposta: “A ma’, lasciame ’m pace, io voglio vive, nun rompe sempre”; il figlio più piccolo, al momento della scomparsa, era assieme al padre, diretti alla fiera delle pecore; la Sciarelli assicura che la Redazione sta seguendo il caso, che padre e figlio sono stati avvistati mentre contrattavano l’acquisto di due agnelli, e invita chiunque abbia notizie a telefonare al numero verde. La Sciarelli precisa che nessuna parentela intercorre tra ‘madonna Beritola’ e la cantante Madonna, dunque non dovrebbe trattarsi di rapimento a scopo d’estorsione.

Dopo qualche puntata madonna Beritola viene chiamata dalla redazione di “Chi l’ha visto” perché hanno ritrovato il figlio minore: sviene ‘in diretta’ dalla gioia ma si riprende subito, e per festeggiare l’insperato ritrovamento decide su due piedi di fare una crociera nel Tirreno, con tappa a Napoli. È previsto nel programma di viaggio che il comandante, nel passare in prossimità delle isole, debba fare “l’inchino”, nel senso di “inclino della nave”; al largo di Ponza, il tempo ha un improvviso peggioramento perciò il comandante rinuncia all’inchino e si mette in rada, approfittando dell’ampio specchio di mare a disposizione (…non avevano ancora installato i pontili!).

Il tempo continua ad essere brutto per giorni: certe levantate, madonna Beritola vommeca all’anema soia, rimette anche gli occhi, nutre abbondantemente branchi di pesci; infine chiede il permesso di scendere sull’isola per fare quattro passi e per recitare un rosario in santa pace; lascia il figlio a bordo assieme agli altri, si avvia nell’entroterra, verso la masseria, dove c’è un grottone, u’ ruttone ‘i Mariastella. Mentre ‘madonna’ prega la Madonna, arrivano i corsari che si impadroniscono della nave e prendono il largo, tenendo in ostaggio i crocieristi.

Quando madonna Beritola fa ritorno al porto, della nave non c’è più traccia; sulla spiaggia di Sant’Antonio, ’ncopp ’u summariell’, la poverina urla disperata e si  strappa i capelli: – Uh Maronna mia, che brutta fine aggie fatte …come mi è venuto in mente di andare in crociera? – piange Beritola: intorno non c’è anima viva, sta più sola della spigolatrice di Sapri e non si vede neanche una barca in mezzo al mare.

Il fatto è che le femmine che sbarcano a Ponza sono tutte… sfigate, come già abbiamo visto nella precedente puntata: Circe non è che avesse tutte le rotelle al posto giusto; Omero con discrezione ha accennato ai suoi problemi di tossico-dipendenza e di alcolismo.

Beritola, ormai rassegnata, senza nessuno che le si rivolga usando il nome d’arte di madonna, vive alla giornata: trova una grotta, che in passato aveva adocchiato sul sito di una locale agenzia immobiliare, e si sistema per la notte. Priva di fuoco e di fiammiferi, infreddolita, rimedia infine della paglia, si fa un bel giaciglio e si addormenta, stanca morta.

Il giorno dopo si risveglia con i morsi della fame, il primo pensiero va all’Isola dei Famosi, oramai è così stremata che fa confusione – la famosa “confusione della madonna” (Beritola) – tra un programma e l’altro, comunque deve accontentarsi di mangiare erba: mentre bruca come una capra, vede i suoi  Boccacci di mulignane [secondo un autorevole tossicologo deve aver ingerito un’erba con cui si facevano le funi di canapa, o forse era ’a prudeca; comunque è in uno stato di allucinazione – N.d.A.]

In lontananza, Beritola vede una cerbiatta che entra in una grotta (…evidentemente nel Trecento le grotte erano a buon prezzo); questa visione non è però legata all’ingestione di erbe, infatti dopo poco la bestiola esce e si allontana dalla grotta. Dato che la curiosità è femmina, Beritola, non più madonna, va ad ispezionare la grotta: due piccoli caprioli, nati da pochi giorni, teneri e affamati, suscitano in lei  grande meraviglia e risvegliano il suo amore materno: attacca al seno un capriolo, che succhia con avidità, non sembrandogli vero di avere tutto quel ben di Dio a disposizione; il secondo capriolo non è da meno. I due cuccioli crescono a vista d’occhio grazie alla doppia poppata, la materna e quella di Beritola.

Per anni la donna vive cibandosi di erbette fresche e bevendo acqua piovana, sicura di dover restare sullo scoglio sino alla morte; ma il caso vuole che un’altra levantata porti una nave a trovare riparo nella fonda del porto: la solita crociera finita male. Sulla nave viaggia il fior fiore della nobiltà della Lunigiana: Corrado Malaspina, andato a visitare i luoghi sacri dell’Italia meridionale, sua moglie, molti nobili. Decidono di scendere a terra, Corrado porta con sé anche i cani da caccia, bisognosi di sgranchirsi le zampe; scorrazzando in libertà, i cani scoprono la grotta in cui si trovano Beritola e i caprioli; la donna cerca di scacciarli con un bastone, ma Corrado, allertato dai latrati, si spinge sino alla grotta; tranquillizza la donna, riesce a farsi raccontare la sua storia, si convince che l’essere selvatico e smagrito che ha di fronte è stato una nobildonna, anzi ricorda di aver conosciuto il marito. Le propone di prenderla al suo seguito e riportarla in Lunigiana, ma Beritola rifiuta; la moglie di Corrado riesce però a convincerla dandole del cibo, facendola lavare e pettinare, fornendole abiti decenti.

‘Madonna’ Beritola riprende dunque il suo nome d’arte, s’imbarca sulla nave di Corrado dopo aver ottenuto il permesso di portare con sé la famigliola di cerbiatti: ovviamente gli altri viaggiatori si fanno ’a risatella, e alle sue spalle la sfottono chiamandola Madama Cavriuola.

Madonna Beritola vive al castello di Corrado; nel frattempo il figlio, ex scapestrato, ha finalmente messo la testa a far bene; ha notizie della madre e va a farle visita. Il giovane fa il servo nella casa di Guasparrino Doria a Genova (da Ponza a Genova, proprio come il sottoscritto – N.d.A.); il Doria, venuto a conoscenza delle nobili origini del ragazzo, gli fa sposare una delle figlie …chella cchiù racchia, chella ca  nisciuno s’a piglia; le dà una  ricca dote e lascia andare il ragazzo e la moglie: in tal modo si toglie due cataplasem ’a tuorn’.

Madonna Beritola, ritornata nei ranghi, prende figli e nuore, si fa dare una nave da Corrado e riparte per una nuova crociera con sbarco in Sicilia; sono anni che non prepara boccacci di mulignane sott’uoglie; si ripromette di rifarli appena tornata a casa, nella sua Palermo. Qui la famiglia è finalmente riunita, i caprioli scorrazzano felici nel parco, Beritola avvia una fabbrica per la produzione di mulignane, puparuole e funghi sott’olio.

Al momento sta progettando di tornare a Ponza per aprire una succursale della premiata “Ditta madonna Beritola”, produzione e vendita del famoso “Boccaccio di mulignane sott’olio”, ovviamente con sede nel “Camerone”.

 

Lino Catello Pagano

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