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Il marinaio e le stelle (3)

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di Gianni Paglieri

Per la seconda puntata del racconto, leggi qui [2]

Lentamente, una sera dopo l’altra, gli occhi perduti nell’immensità del cielo stellato, aveva dunque imparato a conoscere le stelle, le costellazioni ed i miti che le riguardavano e non le aveva mai dimenticate. Ogni volta che alzava lo sguardo verso il cielo, anche quando lo attraversavano nuvole veloci come pensieri, gli bastava un attimo per riconoscerle, ne sussurrava il nome ed il suo pensiero ricostruiva storie mai dimenticate e fantastiche.

Guardava la costellazione di Andromeda, la figlia del re Cefeo e della regina Cassiopea che commise l’imperdonabile errore di vantarsi, con superbia arrogante, di essere più bella delle Nereidi scatenando così la vendetta di Posidone. Soffriva pensando alla decisione presa da suo padre Cefeo, convinto dall’oracolo Ammone, a sacrificarla per placare il dio, guardava la costellazione ed immaginava Andromeda incatenata ad uno scoglio, nuda, il corpo coperto da misteriosi gioielli, in attesa di venire divorata dal mostro, ma salvata all’ultimo momento da Perseo, che aveva da poco ucciso Medusa, … sullo scoglio dove era legata Andromeda, ancora oggi, si possono vedere i solchi delle catene che la tenevano prigioniera e, poco lontano, le ossa pietrificate del mostro che doveva divorarla.

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Le brillanti stelle di Cassiopea gli ricordavano la donna vanitosa che ella fu e la immaginava austeramente seduta sul trono mentre si agghinda i capelli e si guarda in uno specchio compiaciuta della sua bellezza.

Guardava il Grande Carro, prolungava la curva delle tre stelle del timone, Alioth, Mizar, Benetnash, e riconosceva Arturo, della costellazione di Boote, il guardiano dell’Orsa; poi riportava lo sguardo di nuovo al Gran Carro, alle due stelle posteriori Merak e Dubhe: le collegava idealmente e si allontanava verso Nord, cinque volte la loro distanza, fino a trovare la Stella Polare, che si chiama anche Tramontana, Fenicia, Magnete, Cinosaura, situata in prossimità del Polo Celeste. Osservando con il sestante l’altezza della stella Polare poteva calcolare con esattezza la latitudine della nave.

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Seguendo i contorni di Pegaso pensava al cavallo alato nato dal sangue della Gorgone di nome Medusa, bellissima un tempo, ma tramutata da Atena in un mostro alato, con gli occhi fiammeggianti, i denti lunghissimi, unghie di bronzo e capelli di serpenti, lo sguardo che faceva impietrire gli uomini

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Fu Perseo ad ucciderla, decapitandola, mentre Pegaso e suo fratello Crisaore uscivano dal cadavere del mostro appena ucciso; Pegaso, il cavallo alato, che servì a Bellerofronte per uccidere Chimera, Pegaso la costellazione con le stelle di nome Markab, Sirah, Scheat, Algenib, Enif.

Tra la costellazione di Andromeda e quella dell’Auriga individuava quella di Perseo e, nella sua mente, vedeva l’eroe, tenere per i capelli, alta, in mano, grondante sangue, la testa della Gòrgone di nome Medusa, nell’altra mano, lungo il corpo, minacciosa, la spada. L’occhio della Gòrgone, l’occhio che pietrificava, è per sempre rappresentato dalla stella Algol che, in arabo, significa “l’occhio del diavolo”.

Partendo dalla stella principale dell’Auriga, Capella, un grande arco collega stelle meravigliose, Castore, Polluce, Procione, Sirio.

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Le due stelle vicine ed identiche della costellazione dei Gemelli sono i fratelli di Elena e Clitennestra, Castore e Polideuce, che visto cadere ucciso il fratello, chiese al padre Zeus di morire anch’egli per poter restare per sempre vicino al fratello che amava così tanto. Partendo ancora da Arturo del Boote e andando fino a Vega la brillante stella della Lyra incontrava quelle della Corona Boreale, la preziosa ghirlanda di stelle offerta da Bacco ad Arianna per consolarla dell’abbandono di Teseo, stelle preziose che si chiamano Gemma, Perla, Alphecca e Margarita.

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Ma la costellazione che preferiva era quella dell’Orione, la più importante di tutto il cielo: Orione, il cacciatore, il più bello dei mortali, che riscaldato dal vino costringe Merope a giacersi con lui, Orione con gli occhi strappati che vaga a lungo sul mare fino a giungere sulla spiaggia più remota dell’oceano dove ama Eos, l’aurora, che gli fa ridare la vista dal fratello Elio, e che, ancora oggi, arrossisce, ogni giorno, al ricordo di quell’amore; Orione, il guerriero dalla struttura possente e dal bell’aspetto, così arrogante nei confronti degli dei da voler insidiare Artemide, sorella d’Apollo e le sue vergini compagne, le Pleiadi. Orione, il gran cacciatore, che si vantava sentendosi sentirsi capace di uccidere ogni essere vivente e suscita l’ostilità di Apollo che gli scatena contro la furia di un velenosissimo scorpione, scaturito dalla terra, che lo insegue. Orione che per sfuggire allo scorpione nuota fino a Delo, dove Artemide, tratta in inganno da Apollo, lo trafigge, in mare, con una delle sue infallibili frecce. Artemide che, più tardi piangerà la morte del bel cacciatore e chiederà invano ad Asclepio di ridargli la vita; Artemide che chiede a Zeus, suo padre, di porre tra le stelle l’immagine d’Orione, eternamente inseguito dallo Scorpione, entrambi posti in cielo dagli dei, a ricordo perenne di un eroe bello e arrogante ed un animale che serviva da monito contro la superbia e la malvagità, in grado di punire ogni malefatta. Shaula e Sargas sono la coda dello Scorpione, Akras e Schubba la testa e Antares, rossa come sangue, la stella principale, il cui nome significa “il rivale d’Ares” dio della guerra.

Ancora oggi, infatti, se guardiamo il cielo con attenzione, possiamo vedere Orione brandire il suo bastone e lo scudo di pelle di leone mentre si difende dalla carica del Toro sbuffante: la sua spalla destra è segnata dalla brillante e rossa Betelgeuse e il suo piede sinistro dalla brillante e bianca Rigel: tre stelle sono la sua cintura che, prolungata verso l’alto conduce alla rossa Aldebaran e, verso il basso, a Sirio, la stella più brillante del cielo. Dietro, ad inseguirlo, lo Scorpione, con la sua stella più luminosa e rossastra al centro della sua forma inconfondibile.

Aldebaran è l’occhio del toro di Posidone, che Pasifae, moglie di Minosse amò follemente e dal quale ebbe per figlio il Minotauro. Mostro dal corpo umano e dalla testa taurina, che Minosse fece rinchiudere nel labirinto dove Teseo lo uccise con una delle sue corna acuminate che gli aveva strappato.

Vicino alla costellazione del Toro sono le Pleiadi, amate dagli Incas per la loro meravigliosa disposizione e che sembravano loro tutte eguali in grandezza: con facilità si vedono sei, sette stelle ma un occhio ben esercitato può vederne fino ad undici e le principali si chiamano Alcione, Elettra, Atlante, Maia, Merope, Taripete, Pleione, Celeno, Asterope…

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Gianni Paglieri

[Il marinaio e le stelle (3) – Continua]