Lontano da Ponza

Sulle orme del padre (2)

di Lino Catello Pagano 

Per la prima parte: leggi qui

A parte la famiglia Sadrii, dovevo visitare Leptis Magna, città natale del settimo re di Roma Settimio Severo.

Un venerdì pomeriggio, giorno di festa per i musulmani, mi recai a Leptis Magna. Era la prima volta che entravo in una città romana ben mantenuta, le strade lastricate intatte, i templi intatti, tutto come allora, che emozione! Sembrava che lì da un momento all’altro dovessero spuntare delle guarnigioni in movimento. Visitammo tutto quello che ci permetteva il tempo che avevamo a disposizione; rientrammo al campo con un’esperienza molto bella.

Vicino al nostro campo vi erano delle rovine con terme romane che funzionavano benissimo: erano il nostro ritrovo pomeridiano dalle 14 alle 16,30;  si sguazzava nelle terme nel periodo invernale, nel periodo estivo andavamo al mare: uno spettacolo della natura, l’acqua cristallina. Venivano al mare tutte le mogli dei capi e a volte avevamo dei problemi perché le nostre donne portavano il bikini e i libici non avevano mai visto una donna svestita, per fortuna avevo un gruppo di ragazzi marocchini (!) che tenevano a bada tutti quei ragazzotti libici presi dalla convulsione sessuale.

Ho trascorso quattro anni bellissimi a Misurata, ormai con il tempo avevo imparato a parlare l’arabo, avevo iniziato il corso per imparare anche a scriverlo, ma al terzo giorno la maestra non si presentò: eravamo solo due allievi italiani; il sogno di scrivere in arabo svanì.

Dopo quattro anni chiesi alla sede di essere spostato in altri cantieri per non restare troppo fermo infossato in un posto; chiesi di essere trasferito a Marsa El Brega, nel campo centrale della ‘Bonatti’ di Parma.

La Società di Parma aveva nelle vicinanze quattordici cantieri che dipendevano dal campo base dove mi trovavo io. La mia vita, anche se interessante e avventurosa si andava facendo sempre più difficile. Mi organizzai per bene; andavo due volte a settimana a Tripoli  a fare acquisti di frutta e verdura, avevo camion frigo per il trasporto dei vegetali e della frutta; il mio amico di  Misurata metteva via tutto il pescato per me, dovevo solo mandargli il camion frigo e lui caricava; una volta arrivata la merce, veniva a riscuotere l’assegno. Anche lì mi ero portato un collega validissimo che gestiva il magazzino e in mia assenza controllava gli acquisti su Bengasi e Tripoli.

Non saprei in tutto questo girovagare cosa mi sia più rimasto nel cuore, so soltanto che ho visto delle cose straordinarie, posso dirvi solo che una cosa bellissima è il museo di Tripoli con reperti storici meravigliosi; oppure Ghedames, una città costruita nella e sotto la sabbia, e si ha freddo anche se la temperatura supera i quaranta gradi; ancora Shabrata, Leptis Magna, Cirene, Apollonia; l’antica Roma ancora viva e presente nelle architetture intatte; il luogo in cui nacque l’ultimo re di Roma Settimio Severo.

Posso solo dire che la Libia è un paese meraviglioso! Avevano visto giusto i nostri avi che andarono a coltivare quelle terre piantando agrumeti e oliveti, e che iniziarono alla pesca i locali; costoro tuttora vivono di quello che hanno lasciato gli italiani.

La Libia ha lasciato un solco profondo sulla mia pelle, ho amato quel paese come il mio.

Auguro a quel paese veramente bello di rinascere dalle proprie ceneri come la Fenice.

Lino Catello Pagano

Sulle orme del padre (2) – Fine

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