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La medicina per Ponza

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di Polina Ambrosino

 

Il senso di smarrimento che mi prende ogni volta, ad ogni articolo, è sempre più grande. Ogni scritto riguardante l’amministrare politicamente l’isola è sicuramente fondato e, a prescindere dai punti di vista, condivisibile nella sostanza. Ciò che però avviene è un continuo girare in tondo alla situazione. Si rimescolano i problemi, si descrivono, si esaminano a volte approfonditamente, ma, alla fine, è sempre più evidente che il divario tra il conoscere i problemi ma non le soluzioni si amplia sempre di più. Ponza naviga a vista, una vista sempre più offuscata da una fitta nebbia. Pare proprio una nave alla deriva. Il Commissario deve per forza di cosa fare un passo al giorno, non è venuta a fare un’analisi della situazione, per presentare un piano di risistemazione a lunga scadenza; non è questo il suo compito. Ciò che invece rattrista profondamente è che a Ponza, nemmeno davanti a questa situazione pesante e terribile, nemmeno davanti al baratro, si è compreso che le soluzioni si trovano solo, e dico solo, se c’è la volontà forte di guardare in faccia i problemi, non di descriverli e basta, di sentire il dolore della ferita che ormai è in cancrena, e dire basta. No. Nemmeno adesso, nemmeno questa profonda crisi scuote la gente. Perchè è la gente che davanti a una simile situazione dovrebbe smettere definitivamente di schierarsi, di alzare la voce ciascuno dal suo trespolo, per dire “io vedo meglio di te, io capisco di più”. Qua, mettiamocelo bene in testa, nessuno ci ha capito mai niente davvero e, non solo, non ha mai davvero pensato che i problemi potessero risolversi. Qua siamo andati avanti tutti come nella canzone “fin che la barca va”. E se siamo onesti dobbiamo ammetterlo tutti, perchè se ci fosse stata una sola, minima percentuale di prova del contrario, sicuramente non staremmo qui a discutere di quali problemi, di quali strategie, di quali possibili, futuribili, opinabili orizzonti ci sono.

Secondo me noi stiamo come quella povera nave fuori al Giglio: siamo già affondati e qua, come nella tragedia, c’è ancora chi pensa di avere un alibi o una possibilità di rimettere la nave in piedi. Ponza è affondata non nel 2011, ma molto prima, solo che come una nave, è affondata lentamente: fino alla scorsa estate il fumaiolo era ancora visibile e tutti fingevano di credere che anche il resto galleggiasse …Ma dico? Ma dove eravamo?
So, anche da qui, che addirittura ci sono già varie liste di persone pronte a salire sul Comune. Che gente ottimista, che gente fiduciosa e coraggiosa che abbiamo! Mi compiaccio..! Dov’è la consapevolezza del disastro che si va a prelevare? Dove è la coscienza di andare a ereditare un disastro colposo come quello di Ponza? Io, se fossi un comandante non smanierei di mettermi al comando di una nave affondata, magari senza nemmeno avere i mezzi per tirarla su, ma solo perchè credo che una volta lì poi le cose andranno a posto per volontà dello Spirito Santo o per intercessione di San Silverio. Che presunzione…
Sinceramente io capisco che un commissariamento è un governo “non eletto” dal popolo (per dirla alla Bossi), ma se ora la situazione è questa – ed è questa, tragica e ineluttabile – sarebbe meglio soffrire e stringere i denti, dandoci un po’ da fare ciascuno nel suo ambito, per quello che può, che andare a votare a giugno.
Ma chi crediamo che vincerà le elezioni? Il Padreterno? Poichè solo il Padreterno potrebbe miracolosamente salvare l’isola dal suo cancro: spopolamento in primis che ha scatenato tutta la catastrofe susseguente. Per poi mettere le metastasi nella crisi delle attività economiche, nell’abusivismo a tutti i livelli, nel clientelismo a tutti i livelli, nell’assenza di figure culturali di riferimento (e a Ponza la cultura è stata sempre e solo sbeffeggiata), nella cronica difficoltà di far sentire la propria voce perchè la voce non era mai una sola. Quando la nave affonda i topi scappano e infatti i topi ponzesi scappano da più di dieci anni. E ora teniamoci questa bella realtà in cui mancano le navi perchè che viaggiano a fare con due cristiani a bordo? Teniamoci le scuole chiuse perchè che le mandiamo a fare a Ponza le maestre per quattro bambini in croce? Teniamoci la mancanza di medici per le stesse ragioni.
Quindi, cari amici, lo dico con sincerità: non ci affanniamo troppo a pensare, a descrivere i futuri possibili caratteri dei nostri prossimi amministratori. Io non vedo alternative a un altro paio d’anni di governo tecnico che ci siamo ampiamente meritato, come tutti gli italiani d’altronde.
Ponza è da sempre lo specchio dell’Italia, ora più che mai.
L’unica nostra possibilità sarebbe quella che, nel frattempo, tornassero a Ponza, per starci stabilmente, tanti di quelli che, per motivi non gravi e urgenti, se ne sono andati, per far sì che l’isola abbia una sua popolazione stabile vera, che ha voglia di soffrire un po’ pur di avere, domani, la forza di rialzarsi.
Se questo non accade, dicendo che siamo sempre più isolati, sempre più senza servizi e se ne vanno pure quelli che ancora ci stanno, è inutile continuare a parlare.
Perchè chiunque poi vada a fare il sindaco di un paese fantasma, che apre gli occhi a maggio per chiuderli a settembre, può benissimo farlo per procura dal continente, così come accade per la scuola che ha un preside che amministra la scuola di Ponza da Latina…
Se la gente tornasse, per forza dovranno darci più navi, più insegnanti, più medici; l’economia si rimetterà in moto, e via dicendo…
Se poi pensiamo che invece le cose debbano andare avanti cosi, perchè mica possiamo soffrire solo noi per tutti, allora siamo come quei pazzi che piantano il grano nel deserto: hai voglia ad aspettare che germogli…
Sono pessimista? No. Io credo che c’è una possibilità, ma so che quella possibilità è improbabile: ma, come dire: se si deve curare un male bisogna curarlo con l’unica medicina che serve. Tutte le altre sono palliativi, sono chiacchiere, il male non passerà.
Siamo noi ponzesi la sola medicina per curare Ponza. Senza di noi Ponza, semplicemente, non esiste.
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Polina Ambrosino
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