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Amministrare. Stili a confronto

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di Franco De Luca

 

In questo ultimo anno abbiamo avuto, noi Ponzesi, esperienza di due modi di amministrare. Mi riferisco direttamente all’amministrare il Comune, sia da parte dell’ultimo Consiglio eletto, sia da parte del Commissario prefettizio.

Due modi diversissimi di coniugare il compito amministrativo:

il primo, accomodante (nel senso che lasciava alla responsabilità individuale il rischio di sforare nell’illegalità ), clientelare (giacché aveva diviso la cittadinanza fra simpatizzanti e non), pressappochista (perché i solleciti giudiziari, le ingiunzioni della procura venivano ignorati),  farraginoso (giacché la macchina comunale mostrava una patente inefficienza), con l’occhio rivolto alle spese pubbliche e agli appalti connessi, indifferente alla inefficienze correnti, attento a ciò che poteva garantire un merito personale;

il secondo, lucido (giacché la procedura sopravanza ogni considerazione di opportunità), sprezzante (giacché non ha referenti nella comunità e le sue esigenze), burocratico (vale soltanto ciò che detta la legge), ineccepibile (nessun tentennamento verso il possibile).

 

Per renderci conto della stratosferica diversità dirò ancora che:

il Consiglio sperperava le sostanze e il Commissario ne sta cercando i tasselli debitori;

il Consiglio non evadeva gli atti che ingiungevano divieti e il Commissario transenna il Cimitero, le Grotte di Pilato;

il Consiglio era incurante delle inadempienze e il Commissario ordina lo spostamento della Società Elettrica Ponzese (SEP).

Simile nei due stili è lo scotto addossato alla Comunità. Ininfluente sia per l’ultimo Consiglio eletto (contravvenendo al mandato elettivo), sia per il Commissario prefettizio (non riguardante al suo mandato).

 

Se tuttavia questi sono stati i modelli ultimamente visti voglio assicurare che l’Amministrare non si esaurisce in essi. Manca la dimensione futura; in essi c’è soltanto il ristretto presente e la sua necessità. Affrontato e risolto in modo diverso, ma soltanto quello.

Amministrare significa anche progettare il futuro, prospettare un assetto sociale che faccia superare la precarietà stagionale, ridisegnare le mappe economiche dell’isola, al fine di equidistribuire la ricchezza turistica. Significa dare l’esempio che gli Amministratori non hanno intenti segreti da perseguire, non collusione coi poteri forti dell’economia.

Fosse anche che le finanze del Comune risultassero dissestate, per cui l’Amministrare troverebbe impedimenti al suo desiderio di portare tangibili innovazioni, rimarrebbe intoccata la parte “ideale” dell’Amministrare; quella che soggiace nella motivazione e che talvolta fa miracoli.

 

Francesco De Luca