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“Silvé’ …nun credevo che tanta ggente me vulesse accussì bbene…”

[1]

di Silverio Lamonica

 in riferimento alla commemorazione di Gennaro Mazzella fatta dal figlio Giuseppe: leggi qui [2]

Carissimo Giuseppe,

finalmente, mi sembra di capire, realizzerai quel progetto di cui mi accennasti anni e anni fa: pubblicare gli scritti di tuo padre. Spero che sia la volta buona. Senza piaggeria, tuo padre è stato (ed è) una delle colonne portanti della cultura ponzese, nel senso più ampio del termine. Io ebbi l’occasione di frequentarlo quando insegnavo a Le Forna,  egli mi accoglieva sempre con quel sorriso bonario, increspato da una barba folta ed ispida. Ho avuto il piacere e l’onore di condividere con lui e Giuseppe De Luca l’esperienza meravigliosa di “Ponza Mia” e c’è qualcuno, pensa un po’, che su questo stesso sito ci ha definito “giornalisti di assalto” per quell’epoca. Altri, allora, ci rimproveravano invece un’eccessiva timidezza, tra questi, ricordo, l’amico e collega  Ernesto Prudente che scrisse in  proposito una lettera dal titolo eloquente: “Pepe non miele”.

Però, pur attraverso le varie difficoltà editoriali (e tuo papà spesso mi confidava le sue ansie) quella rivista era un punto di aggregazione, così come oggi lo è questo sito e, guarda caso, talvolta mi capita di incontrare chi mi dice che anche in questo caso “il miele prevale sul pepe”. Anche se è proprio il miele ad attrarre e intrappolare le mosche, non il pepe.

Quella memoria su tuo padre l’ho scritta col cuore e non intendo qui riassumerla, perché verrebbe meno la novità. Intendo solo ricordare le parole che mi disse quando gli feci visita per l’ultima volta, esprimendosi in dialetto ponzese di cui era un autorevole Maestro: “Silvé’ nun credevo che tanta ggente me vulesse accussì bbene”.

Ed era, ed è, la verità: tutti gli abbiamo voluto  – e gli vogliamo – un gran bene e trovo più che giusto onorarne la memoria.

 

Silverio Lamonica