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Favoletta di Capodanno con Auguri di Buon Anno

[1]

di Franco De Luca

           Ce   steva  ’na  vota

           ’nu   viecchio   e  ’na   vecchia

           c’abballavano  ncopp’a ’nu  specchio

 

Il vecchio si chiamava Totonno e la vecchia Concettina, per tutti Tina.

Una vita insieme. Ma questo non li faceva tanto sorridere di piacere quanto il pensiero di come avevano trascorso tutti quegli anni.

Tina doveva aver superato da poco i vent’anni quando seguì Totonno in America. Lui aveva lasciato la casa per tentare la fortuna a Brucculino dove un vicino di sopra i Conti in pochi anni s’era già fatto una posizione.

Lasciò i genitori e, con soltanto l’entusiasmo, partì. Dietro alle spalle gli affetti, null’altro. A Ponza il dopoguerra trovava soltanto nei lavori a mare una possibilità di vita. E Totonno nemmeno la vedeva questa possibilità perché il mestiere del mare non gli piaceva. Sacrifici tanti e soddisfazioni poche. Tanto valeva tentare, come aveva fatto il suo amico. “Vieni  –  gli scriveva  –  qui i giovani con la voglia di lavorare li cercano “.

A Brooklyn improvvisò una sistemazione e trovò lavoro in una pizzeria. Dopo un anno già era lui che curava gli acquisti e dirigeva il personale.

In maggio partì, ritornò a Ponza, dove aveva lasciato la promessa a Tina. La sposò in giugno e con la benedizione di San Silverio ritornò negli Stati Uniti.

Per Tina fu un colpo. Da sopra gli Scotti a Morris Avenue, dal dialetto all’inglese, dall’occupazione di dare a mangiare i conigli a quella di lavorare tutto il giorno e badare pure alla casa.

Poi un figlio, poi un altro. E Totonno intanto aveva rilevato la pizzeria che ora era sua.

Avevano acquistato un appartamento vicino e crescevano in pensieri ma anche in soddisfazioni.

A Ponza ritornarono quando i figli divennero adolescenti. La casa di Totonno sopra i Conti era semicadente. Non si perse d’animo. Diede mandato a Ciccillo Perrotta di metterla a posto e di migliorarla per renderla soddisfacente per la sua famiglia.

Ci venivano soltanto in estate, è vero, ma non se la sentiva di rinunciare a quei comfort cui era abituato negli States.

Ora aveva aperto un’altra pizzeria e si occupava soltanto della contabilità, mentre Tina cercava di dare una mano ai figli sposati.

Erano andati ad abitare nel New Jersey e stavano in trattativa per un appartamento in Florida. Dopo l’incidente che era capitato a Tina nel subway stavano pensando di lasciare tutto. Cosa era successo ? Tina rincasando a sera nella metropolitana non molto affollata era stata rapinata da due tipi. Le rubarono tutto, borsetta, chiavi e gioielli. Il giorno dopo, già ampiamente provati, andarono a casa e la trovarono devastata dai ladri.

Non fu tanto il colpo per i danni materiali subiti quanto per la fede nella vita che li aveva sempre accompagnati. Totonno da entusiasta divenne spaccone all’apparenza e timoroso nell’intimo; Tina, che aveva seguito l’andamento della vita con condiscendenza, adesso era diventata esigente e irritante. A Ponza si circondavano di amici d’occasione, non per affetto. Quello c’era, per i figli, distanti e sparpagliati in America.

Ora avevano una bella età, per non dire che erano vecchi. Sopra i Conti la casa era riscaldata e quando spirava il levante si attardavano vicino alla finestra per rispolverare immagini sbiadite, di tanti anni addietro.

Non erano andati in Florida perché desideravano giorni di autenticità. Ponza questi  li dà perché la natura è dolce oggi e domani fa paura, i conoscenti ti vedono senza gli orpelli dello status sociale perché ti conoscono da piccolo, i ricordi non sono reticenti e talvolta seppelliscono di dolore.

Per le feste  natalizie avevano apposto al balcone le lucette intermittenti, ma certo non era lo sfavillìo delle luminarie, come in America. Nemmeno un pino vero avevano trovato come albero. S’erano accontentati del presepio.

L’anno nuovo stava velocemente subentrando. Dal ristorante di Assunta gli spari aumentavano di intensità e dalla televisione si contavano i minuti per il brindisi d’augurio.

“Tina… che sogno che abbiamo vissuto “

“E’ vero Totò… ce simme fatte  viecchie   ma ancora stamme nzieme… tutt’ e duie… comme na vota !”

Dai vetri delle finestre i fuochi sparati dai vicini coloravano lo scuro della notte, agitata dalle canne sospinte dal grecale, un valzer dalla melodia conosciuta girava per le stanze. Totonno abbracciò Tina e la indusse al ballo.

Dint’u’ specchio ’nu viecchio e ’na vecchia abballavano… 

 

Francesco De Luca

[2]

Due vecchi. Ma potrebbero essere due giovani. Guardate meglio!