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Su Ponza e sulla fotografia (7)

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di Gaia De Luca

Tra le luci di Ponza

 

Seguo Ponzaracconta da alcuni mesi, e ogni volta scopro di Ponza qualche aspetto nuovo; vicende o modi di dire a me sconosciuti.

Poiché non abito stabilmente a Ponza, nei miei continui spostamenti tra studio e lavoro, leggere di Ponza mi fa sentire più vicina a casa; mi dà un senso di appartenenza ad una terra, e forse un’isola suscita questo sentimento più di qualsiasi altro luogo.

Ponza è stata anche la mia prima ‘musa’, il mio terreno di gioco e di formazione, in un’attività che ho cominciato da poco tempo -solo due anni fa circa – per caso e senza pretese.

Non ero un’amante di fotografia né di macchine fotografiche, e non perdevo troppo tempo quando, tra compleanni, gite e festività, c’era ‘l’obbligo della foto ricordo’.
Poi… saranno stati forse gli studi che ho intrapreso o la mia professione che fa dell’osservazione il cardine fondamentale – sono una naturalista -, ad un tratto ho cominciato a guardare a quel che mi circondava in maniera diversa.
Ed ho scoperto che tutto era bellissimo! Comunque degno di nota o di una piccola riflessione.
Sì, può sembrare strano ma è successo proprio così, all’improvviso. Non ricordo un giorno preciso né un evento che mi abbia spinto, né quale sia stata la mia prima foto ricercata e curata. È stata come un’onda che mi ha travolto. Dopo un breve periodo in cui portavo sempre con me una compatta, dovunque andassi, sono passata ad una reflex.

Come dicevo, Ponza è stata la prima fonte di ispirazione… le bellezze naturali e i colori la permeano, ma spesso l’abitudine ad averli sotto gli occhi li rende meno affascinanti e visibili. Ora invece i miei occhi erano proprio alla ricerca della meraviglia e la reflex mi permetteva anche di poterla condividere e di suscitare emozioni.

Quindi, grazie a qualche consiglio e incoraggiamento venuti nel momento giusto; grazie anche a ponzaracconta e ad altri articoli usciti sul sito sul tema della fotografia, ho cominciato a focalizzare alcuni aspetti del mio modo di fotografare.

Esso non segue dei temi precisi ma unicamente le mie impressioni, le mie emozioni rispetto ad un evento, ad un panorama , e il desiderio di fissare un momento o esprimere un mio stato d’animo.

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Panorama del Porto da ‘sopra la Madonna’

In questa prima serie vorrei soffermarmi sulla luce.

Essa è fondamentale per il fotografo, dal momento che egli usa proprio uno strumento ‘cattura-luce’.
Il cuore di questo sistema è uno specchio posto dietro l’obiettivo che durante l’inquadratura, riflette la luce verso il mirino (questo il motivo del nome ‘Reflex’).

Nel suo gioco il fotografo può scegliere come catturarla, come modularla e trasformarla, grazie a tre funzioni base: il tempo di esposizione, il diaframma e l’elemento sensibile (la pellicola fotografica per la fotografia tradizionale, o il sensore elettronico, per quella digitale).

Il valore ‘ISO’ indica la sensibilità alla luce che si dà al sensore della fotocamera digitale, ed è direttamente collegato ai valori dei due elementi precedenti.

Per spiegare meglio, quando si fotografa ‘in priorità di apertura di diaframma’, il diaframma resta ‘bloccato’ sul valore impostato, e quindi aumentando gli ‘ISO’, si potrà diminuire il tempo di esposizione.

Se invece si fotografa in ‘priorità di tempi’ e il tempo dell’otturatore è predefinito, l’aumento del valore ‘ISO’ permetterà una maggiore chiusura del diaframma con conseguente nitidezza.

In sostanza il valore ‘ISO’ (da: International Organization for Standardization) ha sostituito la sensibilità ‘ASA’ (da: American Standards Association) delle pellicole in uso fino a qualche anno fa, con la differenza che una volta bisognava finire un rullino prima di caricarne un altro a diversa sensibilità, ora si possono cambiare i valori ‘ISO’ per ogni fotografia.

Strumenti non meno importanti, ma aggiuntivi, sono il cavalletto, il flash, eventualmente i pannelli e dei filtri.

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Luci sul mare nella rada di Frontone. Qui ho dovuto usare un cavalletto, perché i tempi di esposizioni sono stati lunghi.

A seconda del tipo di luce, se è artificiale (elettrica) o naturale (il Sole per eccellenza, ma anche la Luna) e a seconda dello stato d’animo dell’osservatore, si possono avere risultati molto diversi…

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Abbascie Mamozio

La luce artificiale qui predomina e dà conforto, nel buio, nella solitudine, come quando si ritorna a casa nella fredda brezza invernale, dopo la messa o dopo una passeggiata lungo Corso Pisacane. In questa  foto la sensazione di ‘dilatazione dello spazio’ è data dall’inquadratura, direi quasi un ‘effetto ottico’, provocato principalmente dalla curvatura del muretto e dal doppio ripiano: in basso con le barche e in alto verso la piazza. In  termini tecnici è stata applicata una maggior chiusura del diaframma, che ha aumentato la profondità di campo.

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Il porto da Santamaria. Nella foto, la luce alle spalle di chi fotografa è quella di un lampione dell’illuminazione pubblica

‘U fucarazz’ del Venerdì Santo a Ponza

Anche questa è una luce che rassicura… e dà vero calore! [su ponzaracconta è già stata presentata la tradizione d’u’ fucarazz’: leggi qui [6] e qui [7] – N.d.R.].

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Le luminarie di San Silverio

Poi ci sono luci che esprimono la festa, la gioia… Le luminarie di San Silverio colorano e ravvivano l’isola proprio quando i colori naturali sono oscurati.

 

Nel prossimo articolo proverò a presentare Ponza sotto una diversa luce …

 

Gaia De Luca

[Su Ponza e sulla fotografia (7) – Continua]