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Bisogna partire dalla scuola

[1]di Vincenzo Ambrosino

Polina, io ripeto: l’anno scorso, ho prodotto un progetto che aveva lo scopo di partire dalla scuola e dalle sue risorse intellettuali e finanziarie per prospettare una nuova offerta formativa per la gestione di un’economia sostenibile. La scuola con un lavoro trasversale e integrato degli insegnanti coinvolgeva nella progettazione le associazioni culturali e ambientali dell’isola e si rapportava all’amministrazione nel criticare, correggere e progettare azioni concrete. In assenza di partiti la scuola diventava il centro propulsivo per cambiare la struttura cultura e incidere su quella economica. L’anno scorso non solo ho consegnato a tutti gli insegnanti la copia della mia idea, ma ho scritto una lettera a tutti i rappresentati delle istituzioni locali con l’obiettivo di mettere intorno
ad un tavolo tutti i presidenti delle associazioni, gli amministratori locali, i docenti, il dirigente e gli ex dirigenti. Quella idea è stata strumentalizzata, ho ottenuto una riunione pubblica al museo dove erano invitati anche i cittadini i quali chiedevano altro non certo un progetto didattico. Io chiedevo responsabilità da parte di chi ha il dovere di pensare per la cosa pubblica ho ottenuto da una parte demagogia, dall’altra indifferenza. Addirittura molti degli invitati non hanno presenziato alla riunione: Silverio, Assunta, Monia erano presenti ma la stragrande parte della scuola e delle altre associazioni non erano presenti, anche se quella, pubblica, non era la sede opportuna per impostare progetti.
Per quanto riguarda il titolo “noi che ci piangiamo addosso” è riferito appunto in un commento di Silverio in una altro articolo sulla scuola: “invece di piangersi addosso potrebbero fare questo e quell’altro; il sottoscritto ha fatto questo e quell’altro distinguendo i momenti di possibile programmazione, quelli di ieri con proposte organiche disattese,  dagli attuali tempi di estrema emergenza: salvare il salvabile senza voli utopici”.

Vincenzo Ambrosino