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Fine del “berlusconismo” da Milano in giù: riflessi su Ischia e sul sistema delle Isole Napoletane per il riscatto italiano

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di Giuseppe Mazzella di Rurillo

 

Per “Ponzaracconta”

Ho scritto l’articolo che segue per la “matura” realtà economica dell’isola d’Ischia che è la più grande isola dei golfi di Napoli e Gaeta, l’“Isola Madre” di tutte le altre, anche della “perduta” Ponza, assegnata “artificialmente” al Lazio nel 1931. Anche da noi il dibattito politico – ma lo chiamerei meglio “civile” – è spento. Anche da noi si avverte la necessità di una indispensabile inversione di tendenza. Naturalmente da noi la platea è più vasta: 65mila abitanti, sole 18 miglia da Napoli di cui siamo diventati – con le luci e le ombre – la meta necessaria delle vacanze della piccola, media ed alta borghesia che comunque mantiene l’economia.

Ponza è lontana da noi. È una meta dolcissima nella bella estate che dura poco più o poco meno di 40 giorni. Non si può costruire di questi tempi una vera economia con una vera vivibilità con 40 giorni di pienone!

Affinché la Storia non vi “seppellisca” con una malinconica nostalgia per “il bel tempo che fu” occorre essere più realisti del Re e “sporcarsi le mani con la Politica”. Se Ponza ha ancora una piccola società civile questa deve prendere le redini del Comune!

Il Comune è la cellula fondamentale della Democrazia! Dalle delibere del Consiglio Comunale, dalla autorevolezza del Sindaco eletto dal popolo, dipendono la credibilità e la serietà dei processi di sviluppo economico dal quale derivano quelli sociale e culturale.

Una fondamentale inversione di tendenza è il ritorno a Napoli di Ponza, dal punto di vista amministrativo,  con un efficiente collegamento marittimo a mezzo traghetti ed aliscafi per l’esigenza di mobilità e di sviluppo socio-economico, anche alla luce della annunciata soppressione dell’Ente Provincia. Ponza non ha nulla in comune con il litorale pontino e con la sua provincia amministrativa.

Da qui la richiesta di un sol Distretto Turistico delle “Isole Napoletane” per scambi culturali prima di tutto eppoi più seriamente economici.

Noi ad Ischia abbiamo un Istituto Alberghiero – per rispondere a Tobia – di circa 1200 studenti che produce ogni anno 300 diplomati. Per questi il Distretto turistico da Capri a Ponza aprirebbe possibilità di occupazione e viceversa.

Noi abbiamo una popolazione scolastica superiore di 3200 alunni nei 5 Istituti superiori che hanno 11 indirizzi di studio. Ponza ha una sola sezione staccata di un istituto tecnico per ragionieri per 20 alunni!!!!!

Se Ponza non cerca un collegamento con un nuovo sistema delle Isole Napoletane non avrà alternative all’incessante spopolamento. Questo a mio parere è il cuore del dibattito.

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Fine del “ berlusconismo” da Milano in giù: riflessi su Ischia e sul sistema delle Isole Napoletane per il riscatto italiano

Credo che con le forzate dimissioni imposte dalla situazione economica e soprattutto finanziaria  da Presidente del Consiglio, il  “Cavaliere del Lavoro” Silvio Berlusconi, abbia di fatto chiuso la sua carriera politica. Molto improbabile a 75 anni un terzo ritorno alla guida del Governo nelle attuali condizioni economiche e finanziarie della Repubblica Italiana e degli Italiani. La caduta del Governo Berlusconi – il più lungo della storia repubblicana caratterizzata da governi brevi – è  stata determinata – piuttosto che dalla incessante diminuzione quantitativa di  una maggioranza parlamentare – dalla incessante sfiducia dei dirigenti dei due più importanti Paesi dell’eurozona – Francia e Germania – nei confronti di Berlusconi. È stata una sfiducia personale manifestata fino al dileggio della “risatina” – dalla Frau  Merkel e da Mr. Sarkozy.

Abbiamo studiato molti anni fa nei principi del diritto internazionale che uno Stato è “indipendente” solo quando può avere un esercito e può stampare moneta. La “sovranità internazionale” si esercita solo in termini militari e finanziari. Quando è stato creato l’euro gli Stati europei aderenti hanno delegato, in maniera molto complessa, una parte determinante della loro “ sovranità” all’Unione Europea che fin’ora è una Unione monetaria che in quest’ epoca – dove non c’è più “guerra fredda” fra due blocchi ed il mondo è regolato da una “seconda globalizzazione” quasi come la prima che va dagli inizi del XIX secolo alla metà del XX – è più importante della stessa Unione militare. La quantità di danaro disponibile è più importante della quantità dei carri armati.

Berlusconi ha forse sottovalutato questo cambiamento del mondo.

Comunque Berlusconi non scompare dalla scena politica ma è chiaro che il partito-azienda che ha creato e che ha chiamato “Partito della o delle Libertà” con una base ideologica e programmatica tutta imperniata sul “liberismo” (che è cosa diversa dal “liberalismo”) dovrà darsi una riorganizzazione per catturare gli elettori di destra – ma quale destra? – e probabilmente cercarsi dei nuovi dirigenti abbandonando l’impostazione di un partito dove c’è un padre-padrone la cui direzione politica non è posta in discussione. Nessun partito – sia nella prima che nella cosiddetta seconda Repubblica – tranne il PDL aveva questa impostazione. Tutti gli altri partiti, anche “personalizzati”, hanno un capo che comunque può essere sostituito e comunque non è il padrone del partito.

Comunque queste sono discutibili opinioni politiche sul “berlusconismo”.

Quello che mi pare certo è che il “berlusconismo” come “teoria sociale”, come modo di concepire la vita, come concezione dello Stato e delle sue articolazioni, è avviato verso il viale del tramonto e questo è un gran bene. Berlusconi ha fatto credere che il nostro Paese fosse pieno di ricchi, che la vera felicità è possedere danaro in sempre maggiore quantità, che in Italia non c’è crisi “perché i ristoranti sono pieni”, che il destino delle donne è inscindibilmente legato alla bellezza fisica ed alla giovinezza eccetera, eccetera. Non è così. Siamo un Paese in grave crisi economica e finanziaria  dove i giovani sempre più professionalizzati non hanno avvenire perché non ci sono offerte di lavoro adeguate ai loro titoli di studio. La nostra economica è da anni in “stagnazione” e si è avviata alla “recessione”.

In nessun altro Paese d’Europa il “liberismo sfrenato” ha manifestato  i suoi limiti  ideologici e creato enormi drammi sociali come in Italia.

Dobbiamo cambiare stili di vita. L’Italia ha vissuto al di sopra delle sue possibilità con enormi diseguaglianze sociali tanto da fare dei politici una “casta privilegiata” e nelle istituzioni – dal Parlamento ai Consigli comunali, provinciali e regionali – sono stati “nominati” ballerine e nani  al punto tale da squalificare le istituzioni stesse. Penso al Consiglio Provinciale di Napoli dove erano eletti personalità come Maurizio Valenzi, Francesco Bonifacio, Antonio Gava. Dobbiamo ritornare ad un “liberalismo sociale” o a “socialismo liberale” che sostanzialmente sono la stessa cosa.

Dobbiamo ridiventare un Paese normale dove nelle Istituzioni è presente il meglio della Classe Dirigente, dalla quale i giovani debbono trarre esempio per il loro stile di vita; dove lo Stato guidi lo sviluppo per favorire l’ “equità” dei cittadini.

La caduta del “berlusconismo” avrà riflessi in tutte le località così come è accaduto alla fine del fascismo e dopo “tangentopoli”. Anche nei sei Comuni dell’ isola d’Ischia ci saranno novità. In primavera si voterà per eleggere i nuovi sindaci ed i nuovi consigli comunali di Ischia, Casamicciola, Forio e Barano. Potrebbe riaprirsi una voglia di partecipazione alle pesantissime problematiche dei nostri Comuni tutti senza soldi e sull’orlo del dissesto finanziario mentre si devono affrontare i problemi comuni della depurazione delle acque reflue, dei trasporti terrestri e marittimi, del sistema portuale turistico e commerciale, delle cosiddette “partecipate” per la gestione dei servizi; il Comune di Forio ha già posto in liquidazione la “Pegaso” e la “Torre  Saracena” e così ha fatto  Lacco Ameno per la “Lacco Servizi”  mentre la “Marina di Casamicciola” con una quarantina di dipendenti è in “contratto di solidarietà” ed ancora  la società per azioni  EVI di proprietà del Consorzio CISI dei sei Comuni è in “liquidazione” e non si conosce lo stato di indebitamento finanziario. Si deve affrontare l’eterno argomento della Pianificazione Territoriale con una richiesta di un nuovo e praticabile strumento urbanistico e si devono chiudere almeno 20mila pratiche dei due “legittimi” condoni edilizi mentre il terzo non è applicabile e sono in atto gli abbattimenti delle case abusive da parte della Procura della Repubblica.

Non è un quadro allegro che invogli la partecipazione perché è necessario “cambiare i pezzi ad un motore in moto” come direbbe Riccardo Lombardi, cioè consolidare una economia turistica ipermatura con 9500 lavoratori stagionali e con altri 3500 in cerca di lavoro stagionale. Non ci sono alternative al “risanamento” ed al “rinascimento” se non quella di chiudere il motore della macchina  e di ritornare alla carretta trainata dal mulo.

Guardiamo anche i riflessi sul sistema economico delle nostre 3mila imprese iscritte alla Camera di Commercio – alberghi, esercizi commerciali, attività artigianali, agricole e dei servizi – ed ancora del nostro mondo delle professioni (avvocati, commercialisti, geometri, architetti etc.) e vediamo che c’è una terribile crisi di liquidità. Ci sono grandi, medi e piccoli patrimoni immobiliari ma  questi patrimoni non hanno soldi. Tutto questo determina una pesantissima crisi civile. Bisogna avviare una “finanza di territorio” con un ruolo più attivo delle banche che devono sostenere lo sviluppo e l’occupazione!

Il nuovo Governo tecnico del prof. Mario Monti ha un Ministro per la “coesione sociale” che risponde al nome di Fabrizio Barca che è stato negli anni ’90 il promotore dello “sviluppo dal basso” del nostro Mezzogiorno con la speranza dei “Patti Territoriali”. Ottimo segnale di cambiamento rispetto al leghista Calderoli che proponeva il “federalismo”.

Se si vuole come si deve affrontare la situazione di crisi economica e finanziaria bisogna assolutamente chiudere con il “berlusconismo” e formare “alleanze civiche”, con uno stile di vita più sobrio per affrontare questa situazione di emergenza generale. Non è tempo di rimproveri retrospettivi né di divisione artificiale o artificiosa tra “destra” e “sinistra” o “centro”. È tempo di una solidarietà sociale fra “uomini liberi e forti” come direbbe Don Sturzo per partecipare al nostro livello e per la nostra isola a quello che il nuovo Presidente del Consiglio, prof. Mario Monti, ha chiamato nell’accettare l’incarico il “riscatto italiano”.

 

Giuseppe Mazzella di Rurillo

 Casamicciola, 16 novembre 11