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Contributo al dibattito politico

[1]

di Franco De Luca

 

Voglio provare a portare all’attenzione la “particolarità” del momento che si sta vivendo a Ponza.

C’è l’Autorità Amministrativa, quella cioè che dirige e governa la vita  quotidiana, che è assente perché sotto inchiesta. Il che, con tutte le attenuanti possibili, presenta un risvolto negativo. Sia a chi l’osserva con l’occhio del concittadino (trovatosi implicato in una vita dai risvolti insospettati) , sia a chi l’osserva con l’occhio del forestiero (i giornali ci hanno dipinto come tutti malavitosi), sia a chi l’osserva con occhio mediatico (perché Ponza vive di immagine e se questa è sporca ne risente tutto l’indotto ).

Questa assenza ha, comunque, nell’immediato, un effetto di precarietà. Perché, per quanto il Commissario Prefettizio sia abile e attivo, la vita del paese langue.

La stessa Autorità Amministrativa dirigeva e controllava ANCHE la “proiezione” futura della vita isolana. Ne programmava gli sviluppi, le relazioni. Anche questo settore langue perché ci si rende conto che la precarietà domina (vedi trasporti, scuola ecc.)

E dunque, se “oggettivamente” la vita amministrativa è sospesa, altrettanto lo è quella dei soggetti implicati nella vicenda, ossia TUTTI i Ponzesi.

Questa sensazione si avverte, anche se la quotidianità si palesa con una continuità di facciata, con i “finalmente liberi” che si incontrano, e con gli altri “altrettanto finalmente liberi”, che li osservano.

A questi aspetti “di crisi” si aggiunge il fatto che l’isola vive di DUE attività: quella della pesca (marginale), e quella del turismo.

La pesca, come è evidente, per riuscire a sopravvivere ha bisogno di scelte (ponzesi) coraggiose. La furbizia non paga più, e nemmeno le facili promesse dei politicanti di turno.

La pesca deve essere affrontata con strumenti conoscitivi nuovi (d’intesa con le Università), con patti politici nuovi (coi Ministeri interessati), con una volontà imprenditoriale nuova (intesa fra gli interessati, strumenti, tecnologie).

Il turismo, come è evidente, deve essere sottratto alla dimensione del  “caso” (bel tempo, poca vigilanza della finanza, connivenze con l’Amministrazione, morbidezza dei giudici). La qual cosa impegna tutti i ponzesi a modificare taluni convincimenti (e comportamenti) truffaldini, impegna gli Amministratori a scelte serie e dolorose.

A mio vedere sono questi aspetti a qualificare la “particolarità” del momento che sta vivendo Ponza. C’è l’ aspetto “psicologico” del Ponzese, indignato con sé e con chi glielo rinfaccia; insofferente del disagio e oscillante fra la rivolta e l’assuefazione; c’è l’aspetto “oggettivo” della temporaneità della dirigenza amministrativa e la sua impossibilità a decidere.

A questa situazione, che a me pare non omologabile con altre già vissute dal paese, bisogna rispondere, se c’è cuore e mente, con un impegno che  “volti pagina”.

Non so se la mia conclusione sia corretta, ma credo che a Ponza oggi si debba scrivere una pagina di storia del tutto nuova. Non conseguente con il passato ma dirompente, non accomodante ma di frattura.

Se c’è cuore e mente.

 

Francesco De Luca (Franco)