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L’uomo mascherato nel campo nudisti

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di Rita Bosso

 

“Meglio una denuncia o una critica anonima che il silenzio”, è stato scritto.

Sarà un caso, ma gli interventi anonimi pubblicati sinora non denunciano nulla, in quanto estremamente generici e allusivi: “Due tangenti sono sotto gli occhi di tutti” – si sostiene in uno degli ultimi post, e sicuramente il tangentista Tizio legge e pensa che ci si riferisca ai suoi colleghi Caio e Sempronio.

I tre o quattro interventi anonimi non sono critici: criticare, se non ricordo male, significa distinguere, dunque presuppone analisi di dati e di fatti, ragionamento, motivazione delle posizioni assunte.

Neanche esprimono desiderio di cambiamento e di legalità: i controlli (dei vigili, ad esempio) sono vissuti con fastidio; l’Amministrazione “cattiva” perseguita e punisce, se ne deduce che è “buona” quella che chiude un occhio, che non esercita controlli.

Mi sarebbe piaciuto, ad esempio, che “MarkoBuono” avesse spiegato quale opera o attività sia stata soggetta a tanti controlli e a tante multe; se il silenzio e l’acquiescenza infine hanno pagato, ossia se aumm’aumm’ l’opera sia stata portata a conclusione, non appena i vigili hanno distolto lo sguardo. Se avesse raccontato i fatti, “MarkoBuono” avrebbe messo il lettore nella condizione di comprendere, valutare ed elaborare un giudizio in autonomia; magari di replicare. Invece si è limitato ad enunciare le sue verità, non fornendo alcun elemento utile all’impostazione di una discussione. Dunque il post mi appare superfluo e privo di valore in quanto sterile mugugno, non perché anonimo; tuttavia, sospetto che vi sia un nesso tra anonimato ed inconsistenza.

Sospetto che l’abitudine a sostenere a viso aperto le proprie posizioni porti a una maturazione della capacità di riflettere e di argomentare; ovvero, che la firma non sia un optional in un ragionamento maturo e costruttivo. 

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Ponzaracconta, nei suoi sette mesi di vita, ha ospitato scritti notevoli per capacità di analisi, di ricerca accurata, di riflessione; ha dunque definito una sua linea.

Centinaia di persone hanno contribuito, mettendoci tempo, cuore, ricordi, aspirazioni, ragionamenti, ricerche; si sono messe a nudo, perché parlando di Ponza hanno in realtà raccontato il loro vissuto. Deve essere imbarazzante entrare in una spiaggia di nudisti coperti da una maschera, si rischia addirittura di passare per voyeur. Però non è vietato; l’accesso è libero e tale deve restare.

I nudisti in genere neanche si accorgono dei curiosi mascherati che, dopo un rapido giro, capiscono di essere fuori contesto e scelgono: se restare gettando la maschera, oppure se traslocare altrove, magari cambiando nickname e mettendo sul profilo la ‘fotina’ del proprio gatto.

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Rita Bosso